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"Basta precarietà". È questo lo slogan della giornata di mobilitazione indetta dai sindacati di categoria (Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Rua, Snals Confsal e Gilda Unams) per martedì 12 marzo in molte città italiane. “Qualità dell'istruzione vuol dire posti stabili, continuità didattica e assunzione dei precari che da anni garantiscono il funzionamento delle scuole”, spiega il segretario generale Flc Cgil Francesco Sinopoli, sottolineando che “quest'anno più di 88 mila cattedre di docenti sono state assegnate con contratti a tempo determinato e di questi 56 mila derivano dall'organico di fatto: posti liberi su cui invece di assumere si danno contratti al 30 giugno. Sul sostegno un posto su tre è ricoperto da un precario e tutto questo a settembre si aggraverà per effetto dei pensionamenti e quota 100”.
Il dirigente sindacale lancia un appello al governo, ribadendo che nella scuola “ci sono più di centomila insegnanti che da anni lavorano con contratti a tempo determinato al 30 giugno o al 31 agosto e questi docenti vanno stabilizzati: se molti di loro non sono abilitati e non hanno potuto partecipare a nessun concorso negli ultimi anni, è perché dal 2014 non viene avviato un percorso abilitante. Negli ultimi 20 anni ogni nuovo ministro insediato ha cambiato le regole del reclutamento, senza una visione di lungo periodo, senza rispetto per chi lavora. Per questo al governo chiediamo un cambio di passo e risposte adeguate”.
Il segretario Flc spiega, infine, che le misure che il governo ha adottato fino a questo momento non sono convincenti e ribadisce che “la scuola ha bisogno di risposte, prima di tutto per il precariato, che va affrontato come indicato nella direttiva europea 70 del 1999, con la stabilizzazione per chi ha tre anni di servizio. Se questo è davvero il governo del cambiamento – conclude – cominci a stabilizzare l'organico di fatto permettendo a tanti studenti delle classi e ragazzi di disabili di avere un insegnante, cominci a convocarci per definire una fase transitoria e non consegnare l'avvio del nuovo anno scolastico al caos”.