In edilizia si muore esattamente come settant’anni fa”. Inizia così il colloquio con Matteo Ariano, coordinatore nazionale Fp Cgil per l’ispettorato del lavoro. “Stando ai dati dell’ispettorato, si verifica, analizzando le sanzioni comminate in materia di salute e sicurezza dagli ispettori, che la sanzione comminata più spesso è quella per le cadute dall’alto. La stessa causa di morte che si verificava negli anni Cinquanta e Sessanta. Questo dimostra che, a distanza di decenni, in Italia non abbiamo ancora una cultura della sicurezza e una parte del mondo imprenditoriale fa resistenza, non vuole rispettare una serie di norme che potrebbero salvare molte vite. Ecco perché è importante applicare i contratti sottoscritti dai sindacati più rappresentativi, Cgil Cisl Uil, che investono molto sulla formazione e la sicurezza. E invece tanti imprenditori, come è successo a Firenze, preferiscono trovare scappatoie e applicare altri contratti”.

Settant’anni come non fossero mai passati. Basta scorrere le notizie su Collettiva per rendersi conto di quante volte, nella stessa settimana, si ripeta la notizia e il titolo “operaio muore cadendo dall’alto”. Una strage che non riesce più a catturare l’attenzione e lo sdegno, tanto fa parte della nostra quotidianità. 

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La carenza endemica di personale all’ispettorato del lavoro

Ispettore nei cantieri, lavoro complesso e solitario. Il personale manca, i sindacati lo denunciano da sempre, eppure la ministra del Lavoro Calderone ha rivendicato proprio durante la visita al cantiere di Firenze una massiccia assunzione di nuovi ispettori. “In realtà – ci spiega Matteo Ariano – le assunzioni che sono state fatte nell’ultimo periodo sono frutto dell’attività del governo Draghi e del ministro del Lavoro Orlando, che bandirono un concorso straordinario per ispettori tecnici, quelli con competenze in materia di salute e sicurezza. Prima di quel concorso erano in tutto poco più di 200 gli ispettori tecnici. Pensate che l’ultimo concorso risaliva al 2006 e riguardava solo 75 assunzioni in tutta Italia, una cosa risibile. Come Fp Cgil abbiamo più volte contestato la carenza di personale tecnico e l’urgenza di intervenire e abbiamo accolto con favore questo concorso che era per 1149 ispettori tecnici. Di questi in realtà ne sono entrati poco meno di 670. E lo stesso ispettorato dichiara una carenza in organico nel piano di fabbisogno di almeno 600 persone”. 

Stesso discorso per gli ispettori del lavoro, quelli competenti a fare le verifiche sulla regolarità del rapporto di lavoro. “Qui la carenza è di 490 posti. Anche in questo caso c’è stato un concorso sbloccato dallo stesso ministro Orlando. Su 691 ispettori del lavoro, ci sono ancora 300 posti liberi, nonostante lo scorrimento delle graduatorie. E le graduatorie scadranno a fine maggio, con il risultato che l’ispettorato sarà costretto a bandire un nuovo concorso”.

Non finisce qui. “No – ci spiega Matteo Ariano – perché non dobbiamo dimenticare le altre figure, funzionari e assistenti amministrativi. Anche tra queste c’è una grande carenza di personale. La pianta organica a regime dovrebbe essere di 7.781 unità. Allo stato attuale ne mancano 2.632. Questa penuria si riverbera inevitabilmente sulle attività ispettive. Non essendoci i funzionari amministrativi necessari, l’ispettorato distoglie gli ispettori dal loro compito per lasciarli in ufficio a tappare i buchi nell’attività delle vertenze, delle conciliazioni, dell’ufficio legale, persino della gestione del personale. Questo si traduce in meno ispezioni nei cantieri e in generale nei luoghi di lavoro e quindi meno possibilità di fare controlli sul territorio”.

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C’è un’altra assenza che pesa. Quella della politica

Di fronte a questa situazione e ai numeri della strage sul lavoro, perché la politica permette tutto questo? “In realtà, a proposito di bilanci, l’ispettorato del lavoro vive una situazione kafkiana. Il suo bilancio è florido e in attivo di svariati milioni, ma non può utilizzarli. La Cgil ha chiesto una norma che sblocchi questa situazione, così da permettere che l’ispettorato investa quei soldi anche nel trattamento dei lavoratori, allo scopo di rendere più appetibile, anche dal punto di vista economico, questo lavoro. Un incentivo eviterebbe che la gente non prenda servizio e che, arrivando all’ispettorato e vedendo che il lavoro è bello, ma che le responsabilità sono tante e non remunerate adeguatamente, vada via alla prima occasione. E invece si verifica proprio questo. Basta guardare i numeri degli assunti che vincono i concorsi. O le dimissioni di molti dopo pochi mesi. Questo accade perché manca una reale volontà politica di investire sull’attività di vigilanza sul lavoro. Questa attività, per citare la Presidente del Consiglio Meloni, viene ancora considerata l’attività di chi disturba chi produce. Ma se produrre significa ammazzare i lavoratori, mi permetto di ricordare cosa dice la nostra Costituzione sul rispetto dei diritti, della salute, della sicurezza e dell'ambiente. In questo Paese abbiamo oltre tre morti al giorno sul lavoro, non si può certo parlare di fatalità con questi numeri. Fatalità sarebbero tre morti l’anno”.