La sperimentazione di un farmaco fallisce? Allora si chiude il centro di ricerca, e i suoi quattro dipendenti, tutti professionisti iper-qualificati, vengono licenziati in tronco. Accade alla Ice-Pharma di Reggio Emilia, multinazionale farmaceutica fondata nel 1949 dalla famiglia Bartoli e ceduta nel 2019 al fondo di investimento statunitense Advent International.

Le lettere di licenziamento sono arrivate il 25 giugno. Immediata è stata la reazione di sindacato e lavoratori che sono scesi immediatamente in sciopero, bloccando la produzione e organizzando anche un presidio davanti ai cancelli della fabbrica. Nel successivo incontro il management ha confermato la decisione, negando ogni altra possibile soluzione.

Le motivazioni dell’azienda

“L'interruzione del processo di sperimentazione e approvazione del farmaco Relyvrio – ha scritto la società – annunciata dal cliente Amylyx, successivamente al fallimento della terza fase clinica, comporta rilevanti ricadute negative sul fatturato della nostra società e sulle risorse finanziarie disponibili per ricerca e sviluppo”. La conseguenza? La chiusura di quel centro, nonché la soppressione di “tutte le posizioni del gruppo di lavoro”.

Il commento della Filctem Cgil

“Nel vertice con l’azienda abbiamo chiesto con insistenza il ritiro dei quattro licenziamenti”, spiega la segretaria generale Filctem Cgil Reggio Emilia Erica Morelli: “Ci hanno risposto che erano ordini venuti dall'alto. Ci hanno anche detto che i quattro lavoratori non erano stati preavvertiti per impedire che si mettessero in malattia”.

Morelli sottolinea che questi dipendenti (tre uomini e una donna) sono “stati licenziati senza preavviso, senza alcun rispetto per le persone. Sono lavoratori che hanno una famiglia, con anche vent’anni di servizio in azienda. Questo è un comportamento inconcepibile e inaccettabile”.

La Filctem Cgil ha proposto soluzioni alternative, ad esempio il trasferimento ad altre mansioni o l’utilizzo di ammortizzatori sociali. Ma l’azienda è rimasta ferma sulla propria posizione. “Si fanno pagare strategie aziendali sbagliate ai lavoratori, una decisione inaccettabile”, conclude Morelli: “Poco tempo fa ci furono date ampie rassicurazioni sulle prospettive aziendali, adesso invece si licenzia. A questo punto siamo ovviamente preoccupati per il futuro dello stabilimento”.