Tra il governo Berlusconi e il Mezzogiorno non c’è un gran feeling. Alle otto regioni meridionali era stato promesso, infatti, che la Legge Obiettivo varata da Tremonti nel 2001 avrebbe destinato loro un flusso annuo pari al 40 per cento dei finanziamenti disponibili nel decennio per le grandi opere, ma in realtà, ad oggi, per l'insieme dei progetti del Sud sono destinate risorse pubbliche pari solamente al 29,94 per cento. Poco più della metà.

Lo denuncia la Fillea Cgil nazionale in un studio presentato oggi a Lamezia (Catanzaro).
Per il sindacato degli edili, “ben oltre metà dei fondi disponibili (56,61 per cento) è stata già impegnata per le regioni del Nord”. Tra l'altro, degli oltre 237 miliardi totali previsti, “sono disponibili al momento solo poco più di 100 milioni, meno della metà”. Stesso discorso, rimarca la Fillea, può essere fatto per quanto riguarda il Piano delle opere prioritarie, decise anche a seguito della sottoscrizione degli accordi tra il ministro delle Infrastrutture e i presidenti delle Regioni.

L’analisi del sindacato edili parte dal gap infrastrutturale pone l’Italia all’ultimo posto in Europa sia per realizzazione di ferrovie che di rete autostradale e metropolitane”. E sottolinea “la necessità di colmare anche il divario tra il Mezzogiorno e il resto del paese.

La Fillea chiede al governo un impegno concreto: “Garantire la certezza per le risorse allocate e iscritte ai bilanci della Finanziaria 2008-2011 (peraltro già distolti dal ddl per la finanziaria del 2009); un impegno sulla finanziaria per la prosecuzione dell'intero Piano per le opere prioritarie; la riattivazione della 'cabina di regia' per monitorare l'andamento degli affidamenti e le disposizioni finalizzate alle risorse finanziarie”.

Gli impegni disattesi dal governo, tra l’altro, si innestano in un quadro già precario. In un territorio dove fare impresa, economia e lavoro è già difficile.

Solo nell'ultimo periodo – denuncia infatti la Fillea - sono stati compiuti 80 attentati ai danni di imprese impegnate in grandi opere e che non si sono piegate ai ricatti della 'ndrangheta.

Le grandi opere, dunque, sono viste come opportunità di crescita e di sviluppo del Sud purché, sottolinea la Fillea “siano garantite trasparenza, legalità e qualità, rinsaldando il legame tra lo Stato e le sue articolazioni, le istituzioni locali, la società civile, gli imprenditori onesti, affermando regole certe sugli appalti e sulla realizzazione delle opere, garantendo i diritti e le tutele, la sicurezza e la dignita' del lavoro”.