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"Domani è la festa dei lavoratori, e anche quest'anno il governo ha deciso di celebrarla con i fatti, perché crediamo che questo sia il modo per ringraziare gli italiani che ogni giorno contribuiscono a far grande questa nazione. L’Italia è sempre di più una Repubblica fondata sul lavoro, e io sono orgogliosa del fatto che in poco più di due anni e mezzo siano stati creati oltre un milione di posti di lavoro. Abbiamo raggiunto il record di numero di occupati, il tasso di occupazione femminile non è mai stato così alto, la disoccupazione è ai minimi da 18 anni a questa parte, aumentano i contratti a tempo indeterminato, diminuisce il precariato".
Alla vigila del Primo maggio la premier Giorgia Meloni pubblica un video, al termine del consiglio dei ministri, con cui celebra la Festa del Lavoro, cita Mattarella, riepiloga i successi sul campo, i “fatti”, e annuncia nuovi investimenti per la sicurezza sul lavoro, spera “in un’alleanza tra istituzioni, sindacati, associazioni datoriali per mettere la sicurezza sul lavoro in cima alle priorità dell'Italia”. Parole bellissime che sarebbe ancora meglio se fossero reali perché, lo dicono i numeri, i conti non tornano.
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro povero
Partiamo dai dati sui contratti a tempo indeterminato e sul precariato resi noti proprio questa mattina e contenuti nel rapporto “Precarietà e bassi salari. Rapporto sul lavoro in Italia a dieci anni dal Jobs Act” della Fondazione Di Vittorio:
- I contratti a termine e part-time riguardano stabilmente ormai quasi il 30% degli occupati e colpiscono in modo particolare i giovani, le donne e i laureati: la precarietà è diventata un elemento strutturale del lavoro in Italia.
- L’aumento del numero di occupati si accompagna alla più lenta crescita delle ore lavorate totali, data l’espansione del lavoro part-time
- “Il risultato di questa legge – si legge nella ricerca – è stato un circolo vizioso tra lavoro precario, bassi salari, bassa produttività e bassa crescita. Siamo scivolati indietro rispetto alle maggiori economie europee”.
Meloni: i salari reali crescono (ma l’Eurostat dice il contrario)
Secondo la premier “crescono i salari reali in controtendenza rispetto a quello che accadeva nel passato”. Se "tra il 2013 e il 2022, con i precedenti governi, nel resto d'Europa il potere d'acquisto dei salari aumentava del 2,5%, mentre in Italia diminuiva del 2%. Da ottobre 2023 – ha specificato – la tendenza è cambiata e le famiglie stanno progressivamente recuperando il loro potere d'acquisto con una dinamica dei salari che è migliore, e non peggiore, rispetto a quella del resto d'Europa. C'è chiaramente ancora molto molto da fare però i numeri che alla fine raccontano la realtà sono incoraggianti".
Peccato che anche qui l’Eurostat, nelle statistiche relative agli Stati dell’Unione, dica ben altro:
- In Italia è a rischio povertà più di un lavoratore su 10, una quota in crescita nel 2024 rispetto all’anno precedente (10,3 per cento contro 9,9). Lo sostiene l’Eurostat che ha appena pubblicato le statistiche relative agli Stati dell’Unione. Il dato si riferisce alle persone di 18-64 anni che sono occupate per almeno la metà dell'anno, sia full time che part-time.
- In Germania la percentuale degli occupati a rischio povertà è al 6,5, in Polonia al 9,3, in Spagna stabile all’11,3, in Finlandia al 2,8 per cento.
- Sebbene l’occupazione cresca, dice sempre l’Eurostat, in Italia il lavoro è povero. E il 10 per cento delle persone sono povere pur lavorando. La quota sale se si osservano i giovani. Tra i 16 e i 29 anni è povero l’11,8 per cento degli occupati, mentre tra i 55 e i 64 anni è il 9,3.
Meloni cita Mattarella (ma solo in parte)
“C'è ancora tanto da fare anche, forse soprattutto, sul fronte della sicurezza sul lavoro. Anche negli ultimi giorni nuove vittime, nuove infortuni. Di fronte a questo fenomeno, come ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione”, ha detto Giorgia Meloni.
Siamo d’accordo, il lavoro da fare è ancora tantissimo, lo dimostrano le continue morti sul lavoro, una strage che non si ferma mai. La premier ha giustamente citato Mattarella ma ha dimenticato di dire che il presidente della Repubblica, nella stessa occasione, aveva anche ribadito come tanti lavoratori sono poveri pure lavorando: “Tante famiglie non reggono l'aumento del costo della vita. I salari insufficienti sono una grande questione per l’Italia”.
Meloni: vedremo sindacati (che aspettano da due anni)
Nel video Giorgia Meloni comunica che sono stati reperiti, insieme all’Inali, “altri 650 milioni di euro per mettere in campo nuove misure concrete che, insieme ai 600 milioni già disponibili dei bandi Inail destinati a cofinanziare gli investimenti delle imprese in questi ambiti, portano a oltre 1 miliardo e 200 milioni le risorse disponibili per migliorare sicurezza sui posti di lavoro".
Arriva poi l’annuncio di voler incontrare i sindacati: "Vogliamo condividere queste misure con le parti sociali che convocheremo nei prossimi giorni a Palazzo Chigi per raccogliere anche i loro suggerimenti e rafforzare le misure che abbiamo previsto”. Un incontro che secondo quando comunicato dal ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, dovrebbe avvenire l’8 maggio prossimo.
Un’ottima notizia che però arriva in leggero ritardo, di almeno due anni: era gennaio 2023 quando la ministra del Lavoro, Marina Calderone, annunciò di accogliere la proposta dei sindacati Cgil, Cisl e Uil per un “patto per la sicurezza”. La volontà della ministra era di fissare dei tavoli tecnici ogni 15 giorni con i soggetti coinvolti. Ma poi quel patto non è mai arrivato.