PHOTO
Negli ultimi giorni le cronache hanno acceso i riflettori sull’uso del taser, alla luce di alcuni tragici eventi che hanno portato alla morte di due persone. Questo ci obbliga a una riflessione profonda sull’impiego di tale dispositivo da parte delle forze di polizia e sulle responsabilità che ne derivano.
Il taser è un’alternativa meno letale alle armi da fuoco, un mezzo di “coazione” che, in certe situazioni, tutela maggiormente cittadini, cittadine e operatori. Tuttavia è cruciale riconoscere che, trattandosi di un’arma, alcuni rischi permangono. Sebbene possa rivelarsi utile in circostanze gestibili, la sua capacità di infliggere danni gravi o di risultare fatale, soprattutto in soggetti con patologie preesistenti, non può essere esclusa.
Fin dal lancio della sperimentazione della pistola elettrica in Italia nel 2018, abbiamo come Silp Cgil sollecitato l’istituzione di un tavolo di confronto che coinvolgesse i ministeri della Salute, della Giustizia e dell’Interno
Questo dialogo era necessario per discutere delle modalità d’uso e delle criticità legate all’implementazione del taser, soprattutto considerando che gli agenti non godono di una copertura assicurativa per rischi da risarcimento civile. Purtroppo, questa richiesta non ha avuto seguito.
Ci sono questioni legali cruciali in gioco, come la legittima difesa, lo stato di necessità e l’eccesso colposo. Tutte problematiche che l’uso del taser solleva e che purtroppo sono state ignorate da chi aveva e da chi ha oggi responsabilità politiche e di governo. È vitale, pertanto, avviare un dibattito serio su questi aspetti, per assicurare la protezione tanto degli operatori di polizia quanto delle persone.
In tale contesto, è fondamentale però evitare divisioni e tifoserie. È assolutamente legittimo esprimere timori e incertezze e noi lo abbiamo fatto in molte occasioni. A ogni buon conto, dobbiamo anche riconoscere che il taser può rappresentare uno strumento valido e utile, se impiegato in modo appropriato e secondo precise linee guida. È necessario basarsi più sulla razionalità e sulla scrupolosa analisi scientifica che su reazioni emotive, sulla pancia, cercando di identificare eventuali problemi e rivedendo le regole di ingaggio.
Regole che devono essere chiare e rigorosamente applicate. È essenziale che lavoratrici e lavoratori in divisa siano formati adeguatamente sull’uso del taser e sui contesti in cui è lecito il suo utilizzo. Inoltre, è importante chiarire che, a patto che le norme vengano seguite, poliziotti e carabinieri non dovrebbero essere considerati responsabili per eventuali problemi di salute preesistenti nei soggetti attinti.
In conclusione, la questione relativa all’utilizzo della pistola elettrica da parte delle forze dell’ordine è decisamente complessa e richiede un’analisi approfondita. È nostro dovere non solo garantire la sicurezza pubblica, ma anche tutelare i diritti di tutti. Chiediamo quindi un impegno concreto da parte delle istituzioni per instaurare un dialogo costruttivo e per garantire che l’uso del taser avvenga sempre all'interno di un contesto di sicurezza e responsabilità. Solo in questo modo potremo affrontare le sfide legate alla sicurezza pubblica in maniera efficace, giusta e democratica.
Pietro Colapietro è segretario generale del Silp Cgil