Dopo aver annunciato la riorganizzazione nel mese di ottobre 2020 in termini di estrema approssimazione, la catena di abbigliamento statunitense Gap ha formalizzato ai sindacati la chiusura, rispettivamente a giugno e a luglio, di due punti di vendita in Italia: a Milano, presso il centro commerciale Fiordaliso e a Torino, presso il centro commerciale Le Gru. Sono 25 i lavoratori coinvolti dalle chiusure.

Si concretizza così la “strategic review europea” e il conseguente e progressivo abbandono della multinazionale statunitense del continente europeo.
Nonostante i diversi incontri svolti tra sindacati e Gap Italia per chiedere trasparenza e definire soluzioni condivise rispetto alla riorganizzazione avviata dall’azienda, la risposta da parte della società è stata la chiusura dei due negozi e le inevitabili ripercussioni per i lavoratori coinvolti, ai quali all’oggi non è stata offerta alcuna prospettiva.

Una scelta grave e irresponsabile per Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, a maggior ragione in considerazione della proroga del divieto di licenziamento, definita fino al prossimo mese di ottobre per il settore del commercio. Per i sindacati "ad aggravare la condotta di Gap si aggiunge la pretesa aziendale di ricorrere alla cassa integrazione in deroga con causale Covid per gestire la chiusura dei punti di vendita, beneficiando quindi, impropriamente, di ammortizzatori volti alla gestione della situazione di emergenza". Per Filcams, Fisascat e Uiltucs "l’uscita di Gap dal mercato nazionale ed europeo è un segnale tangibile per tutto il settore del retail abbigliamento e moda di come parte delle aziende stiano strumentalmente affrontando la situazione di crisi, alla quale contribuisce senz’altro anche la diffusione dell’e commerce".

Per i sindacati "è necessario che la società torni sulle proprie decisioni, impegnandosi a sostenere investimenti e sviluppo in Italia, mantenendo la propria presenza sul mercato nazionale e garantendo i livelli occupazionali; già nei prossimi giorni sono previste iniziative a sostegno della vertenza nei diversi territori coinvolti", concludono.