“Le lavoratrici e i lavoratori dell'ex Ilva si sono battuti insieme alle organizzazioni sindacali in maniera unitaria per un cambio di gestione dell'azienda che determinasse la ripartenza della produzione di acciaio e il ritorno al lavoro di tutti in sicurezza”, dichiarano Michele De Palma (segretario generale Fiom Cgil) e Loris Scarpa (coordinatore nazionale siderurgia Fiom Cgil).

“Abbiamo esposto al governo e ai commissari straordinari la condizione dei lavoratori all'interno degli impianti”, proseguono: “Non siamo più disponibili a discutere di piani di lungo periodo, per noi vale l'accordo del 2018 e per realizzarlo servono le risorse adeguate”.

Il governo ha annunciato ulteriori 150 milioni di euro che si aggiungono ai 150 milioni già riconosciuti e che servono a transitare l'azienda fino al riconoscimento del prestito ponte di 320 milioni di euro, per un totale complessivo di 620 milioni di euro.

“Sta passando troppo tempo e le risorse non bastano. Le nozze con i fichi secchi non si fanno”, commentano De Palma e Scarpa: “Per la ripartenza è necessario che si facciano le manutenzioni ordinarie e straordinarie, come da noi sollecitato e confermato dai commissari straordinari, per garantire il rilancio della produzione di acciaio, l'ambiente e l'occupazione”.

I commissari straordinari hanno presentato le iniziative necessarie per ottenere dall'Unione Europea il prestito ponte di 320 milioni di euro. “Quello di oggi – aggiungono gli esponenti sindacali – è stato un primo confronto non esaustivo sulla situazione industriale e occupazionale di Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria, visto che si è ridotto il numero dei lavoratori attivi e si continua con un uso massiccio di ammortizzatori sociali per i lavoratori i diretti e dell'indotto”.

De Palma e Scarpa così concludono: “Il percorso è tutto da costruire, a partire dall’incontro del 7 maggio prossimo in cui si entrerà nel merito della condizione dei lavoratori all'interno degli stabilimenti”.