Dopo mesi di incontri senza che vi fosse un confronto reale, visto che il governo è rimasto arroccato nella sua posizione dello scorso gennaio, si registra il cambio di opinione di Nursing Up, sindacato che fino a ieri condivideva le critiche di Cgil e Uil al contratto, definendolo svilente e al ribasso. Ma ora ha improvvisamente scelto di firmare un testo che non valorizza né il lavoro né il sacrificio dei 580.000 professionisti del comparto, aprendo così la strada al rinnovo contrattuale.

Michele Vannini, segretario nazionale Fp Cgil, la commenta così: “Stiamo organizzando insieme alla Uil una grande assemblea nazionale nella quale valuteremo quali iniziative di mobilitazione mettere in campo”. Approfondiamo con lui la questione.

Pochi giorni fa è stato siglato senza la firma della Fp Cgil e della Uil il nuovo contratto per le professioni sanitarie. Che cosa è cambiato rispetto a qualche settimana fa, quando quel contratto non si poté firmare?
In realtà non è cambiato nulla. L'unica cosa che è cambiata è la scelta del Nursing Up, sindacato che fino a pochi giorni fa aveva dichiarato la propria non condivisione del testo proposto, e ha cambiato idea. Nel merito, le modifiche apportate al testo che lo scorso 14 gennaio - per la prima volta - aveva portato una mancata sottoscrizione sono ‘omeopatiche’, cioè sostanzialmente irrintracciabili se uno non è proprio un tecnico della contrattazione. Non c'è nulla che migliori il testo proposto allora. Soprattutto non c'è nessun elemento di novità sotto il profilo economico, ragione che ci ha fatto non firmare per non offendere la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresentiamo.

Qual era la richiesta del sindacato e quali invece la proposta economica del governo?
Quello appena sottoscritto è un contratto che sostanzialmente certifica, da parte di chi lo ha firmato, la riduzione programmata del potere d'acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità decisa dal governo. A fronte di un'inflazione che nel triennio di riferimento è stata attorno al 16,5%, nella piattaforma di rinnovo si attribuiscono degli incrementi che in media viaggiano attorno al 6%. Stiamo parlando di 10 punti in meno rispetto a ciò che sarebbe necessario, non per fare crescere il potere d'acquisto ma per mantenerlo inalterato. La differenza grossa sta tutta lì, sta nel fatto che c'è chi si è accontentato del ruolo di notaio e di certificatore delle decisioni assunte unilateralmente dal governo, e chi come noi ha rivendicato la necessità di fare una trattativa vera che partisse dal fatto che quel gap fra quanto era necessario e le risorse messe a disposizione era esageratamente elevato.

La normativa prevede che un contratto pubblico si possa ritenere siglato, e quindi rinnovato, quando a firmare sono organizzazioni sindacali che nella loro somma arrivano alla maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici. Perché Nursing Gap ha cambiato idea?
Bisognerebbe chiederlo a loro, visto che sulla base dei contenuti non c'è nessuna giustificazione al cambio di idea. Non voglio scadere nel cabaret, ma indubbiamente nel corso di queste settimane c'è stato un fortissimo pressing mediatico da parte del governo, che ha diffuso informazioni false perché quando si parla di incrementi di 530 euro per gli infermieri, come ha fatto per tutto questo periodo il ministro Zangrillo, si dicono bugie, visto che gli incrementi sono di 135 euro, a cui va sottratta l'indennità di vacatio contrattuale già erogata. Quindi, parliamo in media di incrementi reali di una cinquantina di euro lordi, questa è la cifra che arriverà nelle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori.

C'è stato un atteggiamento poco rispettoso dell'autonomia sindacale e della correttezza delle trattative?
Faccio due considerazioni. La prima è che la richiesta del governo alle organizzazioni sindacali è stata quella di prendere atto che quelle erano le risorse e ci si doveva accontentare. Questa non è altro che la negazione del ruolo del sindacato, perché se io mi devo sedere per certificare una decisione che hai già assunto unilateralmente, onestamente non si capisce il sindacato che cosa ci stia a fare. Di conseguenza la trattativa, in realtà, è stata virtuale, nel senso che nel merito si è discusso pochissimo. In secondo luogo, vorrei sottolineare, visto che il presidente dell'Aran più volte ha parlato di un testo normativo che migliorerebbe l'impianto precedente, che questo non corrisponde al vero: in realtà lo peggiora.

Spiegaci meglio
Faccio due esempi. Innanzitutto la pronta disponibilità, cioè l'istituto che prevede la possibilità che le lavoratrici e i lavoratori siano a disposizione della aziende fuori dall'orario di lavoro per poter entrare in servizio in caso di necessità o emergenza. Il nuovo contratto prevede la totale deregolamentazione, in modo tale che le aziende possono disporre del tempo libero delle lavoratrici e dei lavoratori, mentre nel contratto 19/21 avevamo messo delle regole molto rigide, perché se non ci sono regole questo determina il fatto che io quando vengo chiamato e sono in pronta disponibilità e devo entrare in servizio entro mezz'ora, in buona sostanza sono costantemente a disposizione dell'azienda, anche quando sono nelle mie giornate di riposo.

La seconda questione?
La seconda questione è gigantesca, riguarda il diritto alla mensa e al riposo, che nel contratto non si è affrontato costringendo le lavoratrici e i lavoratori a procedere per vie legali. Penso che chi ha firmato quell'intesa si sia assunto una responsabilità enorme, a fronte del fatto che per la prima volta nella storia del nostro Paese le persone si licenziano dal servizio sanitario nazionale.

La Fp Cgil cosa pensa di fare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi per continuare a tutelare lavoratori e lavoratrici?
Insieme alla Uil valuteremo quali iniziative di mobilitazione mettere in campo nella prossima fase, tenendo conto che per la sanità il periodo estivo rasenta quasi l’emergenza, visto che i servizi vanno garantiti ma partono le ferie estive in una situazione di organici insufficienti. In ogni caso, faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità per fare sentire alle aziende e alle Regioni la pressione delle lavoratrici e dei lavoratori, che sono arrabbiatissimi e considerano questa ipotesi di contratto un'offesa alla loro dignità. Puntiamo a ribaltare questo risultato a partire dalla prossima legge di bilancio, chiedendo al governo lo stanziamento di risorse ulteriori sul contratto del biennio 2025-2027, risorse che ci consentano di recuperare perlomeno parte di quello che con la firma del contratto si è perso.

In effeti quello che è stato siglato è il contratto 2022-2024. Dalla prossima legge di bilancio dovrebbero essere stanziate le risorse per il rinnovo successivo. Cercherete di far valere le vostre ragioni e recuperare il potere d'acquisto?
Non c'è dubbio, la vertenza rimane totalmente aperta, anche in termini di risarcimento di quello che questo accordo vergognoso scarica sulle spalle di chi lavora. Per di più il governo si nasconde dietro al Piano pluriennale di bilancio che ha presentato all'Unione Europea. Con quel documento l’esecutivo Meloni ha pianificato la riduzione delle risorse rispetto a quanto sarebbe necessario per il rinnovo dei contratti pubblici. In buona sostanza, pianifica una riduzione della spesa del costo del personale attraverso la compressione dei salari. Questo è il progetto che vale per tutto il lavoro pubblico e che ovviamente in sanità, in un comparto che ha le caratteristiche e le problematiche che dicevo prima, è ancora più grave. Noi ci siamo battuti e continueremo a batterci per cambiare le cose.