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Nella fase di sperimentazione della riforma della disabilità ci sono troppi punti critica, bisogna introdurre subito le correzioni necessarie. Lo affermano, in una nota, la segretaria confederale della Cgil Maria Grazia Gabrielli e il responsabile dell'ufficio politiche per il lavoro e inclusione delle persone con disabilità, Valerio Serino.
Proprio oggi, in occasione dell’Osservatorio nazionale sulle condizioni delle persone con disabilità, che si è tenuto presso il ministero della Disabilità alla presenza della ministra Locatelli, è stato illustrato un aggiornamento sull’attuazione della riforma della disabilità prevista dal d.lgs. 62/2024. “Durante la presentazione – spiegano i sindacalisti -, è stata fornita una rappresentazione dello stato di attuazione della riforma della disabilità che non corrisponde alla realtà riscontrata sul territorio, non capiamo come si possa affermare che la sperimentazione stia andando bene”.
In attesa 35mila persone
L’Inps definisce la situazione ‘abbastanza positiva', ma i dati raccontano altro: “Su 90mila certificati unici presentati, solo 55mila hanno completato l’iter. 35mila persone sono ancora in attesa, con forti disomogeneità territoriali. Nei primi mesi, l’81% dei certificati risulta in lavorazione, ma resta da capire che fine abbiano fatto gli altri. Per quanto riguarda le tre patologie in sperimentazione, solo il 58% dei casi è stato definito".
Tutte le mancanze sul territorio
Gabrielli e Serino sottolineano come, nelle province coinvolte nella sperimentazione, permangano “gravi criticità: in molte aree la situazione è poco cambiata dopo dieci mesi. Si segnalano indisponibilità dei medici di medicina generale nel compilare i certificati introduttivi, e quindi la domanda all’Inps, carenza di medici in alcuni territori, come a Brescia, e tariffe più elevate per i nuovi certificati introduttivi, come denunciato a Firenze”.
Persistono inoltre mancanza di sedi e commissioni di valutazione ad esempio, solo due in tutta la provincia di Perugia e nel bresciano alcune zone sono totalmente scoperte, infine ritardi ormai strutturali per le chiamate a visita, negano i riconoscimenti economici e diritti come l’assistenza sociosanitaria, l’inclusione scolastica e quella lavorativa, che si ripercuotono nella vita delle persone.
Progetto di vita: sperimentazione nemmeno iniziata
Per quanto riguarda poi il ‘Progetto di vita individuale personale e partecipato’, poi, Gabrielli e Serino aggiungono “la sperimentazione della riforma non è neanche iniziata. Molte Regioni coinvolte, dopo dieci mesi, non hanno nemmeno cominciato un ragionamento concreto: ad esempio a Frosinone non sono state neppure istituite le commissioni di valutazione multidimensionale”. Si registra, pur con forti differenze tra Regioni, una debolezza dei servizi territoriali competenti (ambiti territoriali sociali dei Comuni e distretti sanitari delle Asl) aggravata da una ancora loro scarsa integrazione. Questo, a loro avviso, è dovuto in primis alle scarse risorse disponibili ma anche ai ritardi nell’attuazione del Pnrr e alla mancata attuazione di norme già vigenti in materia.
“Si tratta di correggere - continuano Gabrielli e Serino - coinvolgendo per quanto di loro competenza la Conferenza delle Regioni e l’Anci, una sperimentazione che, ad oggi, ha dimostrato troppe problematicità, minando l’attuazione della riforma della disabilità stessa”. “Sono molte le situazioni che vanno migliorate per attuare veramente un progetto di vita: il lavoro, la scuola, la sanità, l’assistenza sociosanitaria, l’accessibilità, il tempo libero. Realizzare un progetto di vita personalizzato e partecipato vuol dire permette alle persone la propria autodeterminazione”.
Correggere subito la riforma
“Confermiamo nuovamente - dunque - le preoccupazioni, già espresse più volte, sulla sperimentazione in corso dal 30 settembre nelle 11 province, e ci preoccupa ancora di più che dal primo marzo entreranno altre 40 province, tra cui grandi città come Roma, Milano, Torino e Cagliari, che hanno già oggi serie difficoltà. A questo quadro negativo si aggiunge una legge di bilancio che ha deluso le aspettative, anche sul versante dell’inclusione delle persone con disabilità. Non ci sono risorse aggiuntive per migliorare gli ambiti della vita delle persone. Sono rinviati ancora i fondi destinati ai caregiver, restringendo la platea dei destinatari, e rimandando tutto ad una legge che deve ancora cominciare il suo iter le cui prospettive non sono chiare”.
I rallentamenti, le scuse, le promesse mancate “non sono più accettabili, servono risposte concrete”, concludono Gabrielli e Serino.






















