Stato di agitazione in Lombardia dei dirigenti medici del Servizio sanitario regionale. La mobilitazione, indetta dall’intersindacale medica (di cui fa parte la Fp Cgil medici e dirigenti Ssn), riguarda l’intera dirigenza medica, veterinaria, sanitaria, professionale, tecnica e amministrativa. A motivare la decisione è anzitutto “la situazione di compromissione del Servizio sanitario regionale – spiega una nota – legata alla carenza di medici specialisti nel settore pubblico, ampiamente sottovalutata dalle Regioni in questi anni, a cominciare dalla Lombardia che investe risorse ampiamente inferiori ad altre per integrare il numero degli specializzandi”.

I sindacati evidenziano anche “la difficoltà dei colleghi dirigenti che operano nelle aziende sanitarie pubbliche nel sostenere carichi e ritmi di lavoro sempre più stressanti e irrispettosi delle norme sull'orario di lavoro, e l'evidente criticità connessa all'attuazione della riforma regionale, che non ha favorito l'integrazione e ha anzi peggiorato lo status quo ante”. L’intersindacale medica rileva che “dieci anni di blocco contrattuale, troppo spesso imputato solo a norme nazionali e che di fatto vive anche della resistenza regionale ad assumersi le proprie responsabilità, unitamente a gravissimi ritardi nella riorganizzazione della rete ospedaliera che rende insostenibile il nostro lavoro, hanno provocato un logoramento non più accettabile”.

“A fronte del felice esito del recentissimo accordo di pochi giorni fa per la medicina generale - spiegano le sigle - non si vedono analoghi impegni sul versante della prevenzione medica e veterinaria, dell'assistenza distrettuale e ospedaliera. Senza arrivare alla sanità low cost di altre Regioni, assistiamo comunque all'esternalizzazione dei servizi con l'utilizzo di cooperative e alla giungla di contratti precari, con compensi orari non in linea con quelli europei, per medici specialisti che poi sono costretti a lavorare gratuitamente oltre l'orario pattuito. Anche nelle principali aziende sanitarie regionali non è più infrequente vedere concorsi deserti, dove anche chi entra in graduatoria rifiuta a favore della ospedalità privata che risulta sempre più allettante o della medicina generale, meno rischiosa. A questo si aggiunga l'onerosa e incompiuta applicazione di una riforma sanitaria regionale che in realtà si è rivelata più gravosa per i lavoratori e non certo più vantaggiosa per gli utenti, come i risultati sin qui ottenuti stanno a dimostrare”.

“La Regione Lombardia - si evidenzia nella nota - ha ottenuto circa 200 milioni in più nel Fondo sanitario regionale per il 2019: chiediamo un serio investimento che prescinda dalle decisioni del legislatore nazionale”. I sindacati chiedono che “la Regione più popolosa e ricca d'Italia batta un colpo e dimostri che davvero vuole investire in una sanità pubblica che sia un vanto per i pazienti, i cittadini e per i professionisti che ci lavorano, i quali meritano proprio per questo adeguati riconoscimenti, anche economici, in linea con quelli assegnati al comparto sanità. Senza dimenticare che già nel 2018, con senso di responsabilità e abnegazione, abbiamo accettato una decurtazione economica al fine di contribuire alla stabilizzazione dei precari”.