Con la pubblicazione dei dati Inail sugli infortuni del periodo gennaio-luglio 2025 si conferma la situazione drammatica del Veneto: le denunce di infortunio passano da 41.921 (gennaio-luglio 2024) a 42.431 (gennaio-luglio 2025). Un aumento ancora più critico se guardiamo solo alle denunce in occasione di lavoro, che passano da 35.203 a 35.933, un incremento superiore alle denunce totali, dovuto alla riduzione di quelli in itinere, a dimostrazione che sono i luoghi di lavoro a non garantire le condizioni adeguate di sicurezza per tutelare la salute di lavoratori e lavoratrici.

Le province nelle quali si registra una situazione più critica, in relazione alle denunce di infortunio, sono Padova e Verona. Per la segretaria regionale della Cgil, Silvia Fanelli, “preoccupa enormemente il dato di genere, in quanto per le donne si registra un incremento di circa 450 denunce in più rispetto al 2024, a fronte di un incremento per gli uomini di sole 35 denunce. Ancora più preoccupante è la situazione delle donne se si analizzano solo le denunce in occasione di lavoro”.

Crescita verticale del numero dei decessi: da 37 a 63

Se guardiamo agli infortuni mortali, nel periodo in esame, crescono in Veneto del 70% passando da 37 a 63. Si confermano come province più critiche Vicenza, Verona, Padova e Treviso, oltre a Rovigo che passa da 0 a 3 infortuni mortali nello stesso periodo.

Non è più rinviabile un cambio di passo da parte delle rappresentanze aziendali riguardo la drammaticità di questi dati e la necessità di intervenire su organizzazione del lavoro e cultura delle aziende in tema di sicurezza – scrive Silvia Fanelli –. Oltre a quanto da sempre chiediamo, ossia investimenti negli enti preposti ai controlli e alla prevenzione in organici e strumenti necessari ad intervenire contro questa piaga”.

“Riteniamo – conclude – non sia più rinviabile un intervento più incisivo anche della Regione Veneto che ha la responsabilità dei servizi di prevenzione del sistema sanitario regionale”.