Una fabbrica abusiva di fuochi d'artificio che esplode a un mese dal Natale, tre vittime, tutte giovanissime: le due gemelle Sara e Aurora Esposito di 26 anni e il 18enne Samuel Tafciu, al loro primo giorno di “lavoro a nero” in quella che sarebbe diventata la loro tomba. A distanza di un anno dai fatti di Ercolano, i giudici del Tribunale di Napoli hanno pronunciato le sentenze di condanna, nel processo con rito abbreviato, a carico di Pasquale Punzo e Vincenzo D’Angelo, titolari della fabbrica abusiva, condannati a 17 anni e sei mesi (per loro i pm Stella Castaldo e Vincenzo Toscano avevano chiesto vent’anni) e per Raffaele Boccia, che deve rispondere solo di detenzione di esplosivo per aver fornito la polvere pirica, a cui è stata comminata la pena proposta dai pm di quattro anni di reclusione. Ai due datori di lavoro è stata riconosciuta l’aggravante dell’omicidio volontario.

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Ricci, Cgil Napoli Campania: “Sentenza storica, riconosce la morte sul lavoro come omicidio volontario”

“È una sentenza storica perché riconosce l’infortunio mortale sul lavoro come omicidio volontario. La Cgil Campania, rappresentata dall'avvocato Sergio Tessitore, si è costituita parte civile e continuerà a essere al fianco delle famiglie delle vittime”. Questo il commento del segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci. “Questo verdetto – ricorda Ricci – può rappresentare per il legislatore un precedente, non solo di natura giuridica, ma il presupposto per ottenere la certezza della pena nei procedimenti a carico di chi commette questo tipo di reati in contesti in cui si registra l’assenza di qualsivoglia forma di sicurezza, tutela e legalità nei confronti dei lavoratori”.