Sognano di poter gestire in proprio l’azienda dove lavorano da anni, ormai confiscata.  Sono i 12 lavoratori e lavoratrici di Chantilly 2, il bar pasticceria di via Strasburgo a Palermo in amministrazione giudiziaria, sequestrato quattro anni fa all’imprenditore M. G., assieme ad altri beni. Inizia così una nota congiunta della Filcams Cgil e della Fisascat Cisl di Palermo per accendere i riflettori sulla vicenda di un locale sequestrato definitivamente lo scorso 7 luglio. 

I sindacati spiegano che i lavoratori chiedono l'affidamento dell’attività, con la costituzione di una cooperativa. “La nostra speranza è di poter realizzare questo progetto, siamo del mestiere, abbiamo espresso tutti quanti la volontà di dare continuità al lavoro che svolgiamo da anni”, hanno detto i rappresentanti dei lavoratori al tavolo tecnico che si è svolto l’8 agosto in Prefettura, alla presenza delle organizzazioni sindacali di Filcams e Fisascat Cisl Palermo Trapani, dell’amministratore giudiziario della società 'Chantilly 2 srl Unipersonale', dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati e da Legacoop Sicilia.  

A dar man forte al progetto dei lavoratori sono proprio le due sigle sindacali: “È partito il percorso – dichiarano per la Filcams Cgil Palermo il segretario generale Giuseppe Aiello e la segretaria provinciale Alessia Gatto, per la Fisascat Cisl Palermo Trapani il segretario generale Stefano Spitalieri e il segretario Salvo Marrone - Il tavolo tecnico ha esaminato la situazione, ha preso atto favorevolmente della richiesta dei lavoratori e sarà avviato uno studio per valutare la fattibilità e la sostenibilità economica della proposta, comprendendo che si tratta di un progetto che nasce dalla tenacia dalle lavoratrici e dai lavoratori e che anche noi come sindacati sosteniamo”.

La cooperativa sarebbe per questi lavoratori la conclusione di un percorso di emersione alla legalità e che ha già portato alla stabilizzazione di tutte le maestranze, secondo le previsioni contrattuali e la legge. “I lavoratori hanno affrontato periodi complicati – aggiungono i sindacalisti -, in questi anni hanno assicurato la continuità dell’attività anche in un contesto di difficoltà economica, dovuto anche alla pandemia. Subentrata l'amministrazione giudiziaria sono stati regolarizzati i contratti, con l’ausilio delle organizzazioni sindacali. C’erano lavoratori in nero, in grigio, part-time che effettuavano lavoro full time o altre mansioni, sottoinqudrati e irregolari”. 

Adesso con la confisca definitiva, l’obiettivo principe è garantire la continuità occupazionale. A settembre il prossimo aggiornamento: le parti valuteranno se esistono le condizioni economiche perché l’attività venga affidata a una cooperativa di lavoratori, che, "dopo tanti sacrifici, chiedono di poter restare al loro posto e continuare a far valere le loro professionalità - aggiungono i segretari di Filcams e Fisascat - Che un bene confiscato alla mafia e passato allo Stato dia certezze ai lavoratori dal punto di vista delle garanzie occupazionali è importante" e il progetto potrà essere attuato con i fondi e le agevolazioni per le imprese già confiscate o sequestrate alla criminalità organizzata previsti dal ministero dello Sviluppo economico.