Il mancato rinnovo dei contratti a termine e in somministrazione a 60 lavoratori, l’annuncio di 45 giorni di cassa integrazione per 500 dipendenti (su complessivi mille), l’assenza di un piano industriale serio e credibile. Sono giorni difficili nello stabilimento Agco di Breganze (Vicenza), multinazionale statunitense e terzo produttore mondiale di trattori e macchine agricole.

Fiom Cgil e Fim Cisl chiedono un piano di sviluppo e di rilancio della produzione, attualmente alle prese con una fase di difficoltà del mercato (nel 2024 a livello mondiale è previsto un calo della domanda di circa il 20%). Una difficoltà che non ha comunque impedito alla multinazionale nel 2023 (rispetto al 2022) di aumentare del 17,3% le vendite nella macroregione Europa e Medio Oriente (Emea), in virtù della buona crescita dei mercati europei.

La posizione dei sindacati

“L'azienda – spiegano Fim Cisl e Fiom Cgil Vicenza – non è disponibile ad aprire una vera trattativa sui lavoratori lasciati a casa, sulla cassa integrazione, e neanche sul rinnovo dell'integrativo scaduto a fine 2023”. I sindacati hanno proposto alcune soluzioni per tutelare l’occupazione (come la riduzione dell’orario di lavoro o l’uscita anticipata dei dipendenti prossimi al pensionamento), ma dall’azienda non è arrivata alcuna risposta.

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Da qui la decisione di scioperare mercoledì 17 aprile scorso, organizzando anche un presidio davanti ai cancelli della fabbrica. I sindacati hanno anche cercato di coinvolgere nella vertenza direttamente la capofila Agco Global, ma senza alcun successo, visto che la casa madre ha rimandato la patata bollente al management territoriale.

La situazione, insomma, è davvero preoccupante. I sindacati attendono ancora una nuova convocazione e chiedono di poter gestire assieme una crisi che certamente non si risolverà in pochi mesi. “La protesta continuerà”, concludono Fiom e Fim: “Noi chiediamo di andare avanti con tutti gli attuali lavoratori, senza fare distinzioni tra assunti a tempo determinato e indeterminato”.