In gioco non c’è solo il modello di Repubblica, parlamentare o presidenziale. In gioco c’è il modello democratico, sociale e economico del nostro Paese. Questo il messaggio lanciato dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini all’iniziativa milanese di “Libertà e Giustizia”.

Quella italiana, ha sottolineato il dirigente sindacale, è una Costituzione fondata su un rapporto inscindibile con il lavoro. Giuseppe Di Vittorio era contemporaneamente segretario dell’allora Cgil e membro dell’Assemblea costituente, nella Commissione lavoro pose due punti centrali che informarono poi la Carta, la disparità di potere tra lavoratore e capitalista e - quindi – il diritto di associazione nel sindacato di lavoratori necessario a riequilibrare quella disparità. Il sindacato, quindi, secondo Costituzione è il soggetto che rappresenta i lavoratori nel definire lo sviluppo e la crescita economica e sociale del Paese. Ed è questo ruolo l’elemento costitutivo della democrazia del Paese che è negato dal governo Meloni.

La Carta afferma che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, oggi è più fondata sulla precarietà, su meno diritti e meno tutele. E i diritti costituzionali - dalla salute all’istruzione - non sono per tutti e tutte. Ed è qui che, secondo Landini, si inserisce il tentativo esplicito di svolta autoritaria che per paradosso si vuol far sancire dalla volontà popolare attraverso il referendum costituzionale. Svolta autoritaria che è già in atto. Il leader di Corso Italia cita alcuni provvedimenti che dimostrano questa affermazione: la delega fiscale che di per sé è contro il dettato costituzionale ed è utilizzata per sancire un sistema fondato sulle diseguaglianze; la delega su contrattazione e salari che avoca all’esecutivo una materia prettamente sindacale e mette in discussione il Ccnl; la negazione del principio di rappresentanza, anche costituzionale, nel mondo del lavoro.

La battaglia da fare, allora, per Maurizio Landini non è solo quella per respingere il premierato: “La battaglia da fare è più importante. Non solo applicare la Costituzione ma costruire le condizioni affinché le persone siano davvero libere. Una persona è libera quando può fare un lavoro degnamente retribuito e quando nel lavoro che fa ha la possibilità di usare la propria testa e di poter partecipare alle decisioni che vengono prese sia nella sua azienda che nel nostro Paese. Questa è la battaglia da fare non solo per dire no al governo, ma per trasformare il nostro Paese”.