Magari bastasse essere bravi e preparati! Ormai trovare un lavoro è diventata anche una questione di sguardi, espressioni, toni e mimica. Perché a parole puoi anche essere il migliore del mondo, ma se poi i tuoi occhi dicono altro, le probabilità di successo si riducono sensibilmente. “Pensi che, secondo gli studi più recenti, in un colloquio di lavoro la comunicazione verbale conta solo il 7%, mentre quella non verbale il 55%”, spiega la professoressa Ilaria Passeri, docente di Teoria della comunicazione e protagonista dell'iniziativa “Lavoro, come?”, organizzata venerdì 18 ottobre da Nidil Cgil Perugia, insieme a Udu e Rete degli Studenti, proprio per offrire ai giovani che cercano lavoro consigli utili su colloqui e curricula.

“Intanto – continua la docente – bisogna rendersi conto che quando si va a fare un colloquio per il recruitment in una media-grande azienda ormai non ci si trova più davanti il direttore o il titolare, ma uno psicologo o un analista comportamentale. Ecco perché diventa fondamentale la coerenza tra il verbale e il non verbale, le espressioni, i gesti ecc. Se io sto parlando del mio precedente lavoro – continua Passeri – e dico che con i colleghi mi sono trovata benissimo, ma la mia faccia racconta tutt'altro, chi sta dall'altra parte del tavolo ne trarrà un giudizio sicuramente negativo”.

Dunque, meglio essere il più sinceri possibile, porsi con un atteggiamento “non saccente” e puntare molto sulle soft skills, che – spiega ancora la prof – sarebbero le competenze trasversali, quelle che o ce l'hai oppure difficilmente le impari, e che hanno a che fare con l’interazione con gli altri, la resistenza allo stress o la capacità di adattarsi a nuovi contesti.

Naturalmente, anche il curriculum conta. E pure qui ci sono degli errori da evitare assolutamente. “La prima cosa da non fare è il copia-incolla – spiega ancora Passeri – perché quando un'azienda si trova davanti venti curricula tutti uguali, specie nella parte relativa alle soft skills e alle capacità relazionali, sarà portata a scegliere il ventunesimo, che magari si distingue dagli altri (niente Europass, insomma, ndr)". E poi, anche qui, è sempre meglio non "gonfiare" le proprie competenze, ma essere il più veritieri possibile, personalizzando il curriculum in base al posto di lavoro che si sta cercando.

Infine, occhio alle innovazioni tecnologiche che non riguardano solo il lavoro, ma anche la sua ricerca. I social network, Linkedin in particolare, sono ormai un must per chi vuole imbarcarsi nell'avventura. E poi c'è il videocurriculum, perché – ormai lo avrete capito – non basta aver studiato, essere preparati e competenti, bisogna sapersi vendere, con buona pace di chi si è battuto e ancora si batte contro la mercificazione del lavoro.