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Un operaio di 46 anni, Vincenzo Valente, di Latiano, provincia di Brindisi, è morto sul lavoro questa notte, 4 maggio, intorno a mezzanotte e mezza, nello stabilimento dello zuccherificio Srb di Brindisi.
Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo, dipendente di una ditta esterna che stava eseguendo alcuni lavori di manutenzione al nastro dell'impianto, proprio a causa del nastro ha subito una profonda lacerazione a un braccio ed è morto a causa dell’emorragia nello stesso stabilimento. Sul posto il 118 ha constatato il decesso.
Anche il padre di Vincenzo, Cosimo Valente, morì sul lavoro nel 2015, a 65 anni. Era l’11 febbraio di nove anni fa quando l’uomo perse la vita nelle campagne tra Latiano e San Michele Salentino, provincia di Brindisi, cadendo da un albero mentre era impegnato in lavori di potatura.
Antonio Macchia, Cgil Brindisi: “La vita al centro del lavoro. Ora e sempre”
“È il terzo morto sul lavoro nell'arco di appena due mesi. Oggi, a Brindisi, abbiamo assistito all'ennesimo capitolo di una strage che continua nonostante le innumerevoli denunce, scioperi e campagne referendarie. Stanotte un altro operaio ha perso la vita per un braccio tranciato crudelmente dai macchinari presso lo zuccherificio. L'incidente si aggiunge alla dolorosa lista del 2024 che include già Giuseppe Petraglia, morto dopo una caduta di 10 metri, e Gianfranco Conte, vittima di uno schiacciamento fatale a distanza di meno di due settimane l'uno dall'altro (era lo scorso marzo). Tre incidenti sul lavoro orribili e terribili per la loro gravità che non possono rimanere nella sfera solo di quella parte di comunità che ha subito questo orribile lutto”. A scriverlo il segretario della Cgil Brindisi, Antonio Macchia.
“In questo momento di profondo dolore, la nostra solidarietà va ai familiari del lavoratore tragicamente scomparso oggi e a quelli del passato recente e remoto. Ma la solidarietà non basta più”.
“Al di là di eventuali responsabilità su cui sono in corso accertamenti questi non sono incidenti isolati ma episodi di una guerra non dichiarata contro i lavoratori. Nel 2023, Puglia ha contato 27.580 infortuni sul lavoro, una media di 75 al giorno, con 78 vite spezzate, incluse quelle perse in itinere. I dati del 2024 sono ancor più allarmanti con un aumento degli infortuni e già 7 morti nei primi due mesi, con l'ultimo siamo già alla quota di 8 morti in 4 mesi. La media di due morti al mese. Il paradosso assurdo è che probabilmente uccide più il lavoro che la mafia”.
"La prevenzione è una necessità, non un optional. Gli investimenti in sicurezza e la formazione sono essenziali, non solo per il benessere dei lavoratori ma anche per la sostenibilità delle aziende. Le leggi ci sono, ma senza un'applicazione ferrea e costante, restano lettera morta”.
"La Cgil insiste e continuerà a lottare: il nostro impegno attraverso la campagna referendaria mira a rendere centrali le vite umane nel tessuto produttivo del paese. Non possiamo e non dobbiamo accettare che il lavoro diventi sinonimo di rischio mortale”.
"Riaffermiamo – conclude Antonio Macchia – il nostro impegno per la sicurezza, una causa che non tollera più rinvii. Ci uniamo in lutto, ma rinnoviamo con forza la chiamata all'azione. La strage deve finire ora. Svegliamoci. Fermiamo la mattanza sui luoghi di lavoro, la vita al centro del lavoro. Ora e sempre”.
Flai Cgil: “Una tragedia con responsabilità precise”
“Un’altra vittima. Un altro lavoratore in appalto che perde la vita fatto a pezzi da una macchina. Un’altra indagine per appurare dinamica e responsabilità. Per fermare questa strage va agita la prevenzione e va applicata la legge 81 sulla sicurezza sul lavoro, anche dove consente ai lavoratori di rifiutarsi di mettere in pericolo la propria vita, senza per questo essere punibili”, dichiara Andrea Gambillara, segretario nazionale Flai Cgil.
“Siamo stati come Flai proprio nei giorni scorsi a un incontro pubblico con tutte le istituzioni in Puglia, quello che sta accadendo nei luoghi di lavoro è una vera e propria tragedia che ha responsabilità precise”, aggiunge Silvia Spera, segretaria nazionale Flai Cgil responsabile Salute e sicurezza.
“I datori di lavoro non ritengono necessario investire sulla sicurezza e la vita dei lavoratori e lavoratrici, che vale meno di qualsiasi altra cosa. Ci sono responsabilità politiche precise, aver depotenziato in maniera sistematica tutti i sistemi di controllo pubblici e di prevenzione ha lasciato mano libera al libero mercato e alla competizione al ribasso dove la vita umana vale meno di zero – prosegue Spera –. Abbiamo una legislazione tra le migliori in Europa completamente disapplicata, avevamo una struttura pubblica di medicina del lavoro tra le più prestigiose d’Europa e si è lasciata morire tutto per favorire la competitività delle imprese sulla pelle di chi lavora per vivere. Una vergogna che ci riguarda tutti e ci chiama ad assumerci responsabilità e a reagire e lottare perché questa situazione inaccettabile cambi radicalmente”.