“Saranno circa 50 gli esuberi in Bombardier se fosse confermata la volontà del gruppo di cedere il reparto ingegneria, propedeutico alla produzione, a un’azienda che fornisce servizi”. Lo affermano Fim, Fiom e Uilm di Savona in una nota firmata insieme alle Rsu dello stabilimento di Vado Ligure, annunciando che domattina (9 aprile) alle 8.30 si terrà l’assemblea dei lavoratori in sciopero per decidere le azioni sindacali utili alla salvaguardia dello storico stabilimento.

“Sin d’ora – precisano le tre sigle – riteniamo indispensabile che riprenda il confronto in sede di ministero dello Sviluppo economico. È finito il tempo delle parole. O il gruppo decide un credibile piano industriale di rilancio del sito e chiede la collaborazione dei clienti e delle istituzioni per raggiungere gli obiettivi fissati o, viceversa, tutti avranno sulla coscienza la chiusura di un sito industriale presente nel nostro territorio dal 1905 nonché di una eccellenza nazionale che opera in un settore strategico come la mobilità su ferro”.

Delle condizioni del passaggio dei lavoratori si discuterà in seguito. “Ma sin d’ora – proseguono i sindacati – giudichiamo molto negativa la cessione di ingegneria. Già da tempo avevamo detto che operazioni di cessione di parte delle attività presenti a Vado, attraverso quello che giudichiamo essere un vero e proprio spacchettamento, avrebbero incontrato la nostra ostilità. Questa operazione infatti indebolisce ancora di più il sito togliendo un’attività ad alto valore aggiunto come ingegneria secondo una logica che il gruppo ha già sperimentato in altri stabilimenti in Europa con risultati tutt’altro che positivi”.

Inoltre, aggiungono Fim, Fiom e Uilm, “non è arrivata una sola notizia positiva per quanto attiene ai carichi di lavoro che in tempi rapidissimi devono arrivare a Vado pena la chiusura dopo l’estate quando terminerà la produzione delle locomotive DC3. Nessuna notizia neppure da Trenitalia riguardo ai 14 treni ad alta velocità da realizzare insieme ad Hitachi, la partnership sempre con Hitachi per la produzione dei treni destinati al trasporto regionale ancora ferma alla lettera di intenti di oltre due anni fa e soprattutto nessun carico di lavoro trasferito da Bombardier verso l’Italia. Nessuna chiarezza insomma circa la domanda fondamentale: quale è la missione produttiva della fabbrica?”.

Di fronte a questo scenario, “parlare di incertezza è ormai fuori luogo. La preoccupazione tra i lavoratori sta ulteriormente crescendo perché, lo ricordiamo, in questa vertenza che si trascina dal 2012 sono a rischio i posti di lavoro di 530 persone senza considerare l’indotto. Il gruppo decide ancora una volta di penalizzare Vado, mentre rispetto alla produzione non decide neppure di mettere in campo azioni fattibili per dare qualche mese di attività ulteriore rispetto alle locomotive DC3 per Mercitalia. Stiamo assistendo al definitivo declino industriale della nostra provincia – concludono i sindacati – nel momento in cui si dovrebbe invece declinare il suo rilancio. Non rimarremo inermi ad assistere a questo scempio”.