Crescono gli utili, scendono i posti di lavoro. È la fotografia tracciata dalla Fisac Cgil sui bilanci semestrali dei primi sette gruppi bancari italiani – Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps, Bper, Popolare di Sondrio e Credem – che registrano un utile netto complessivo di oltre 15 miliardi di euro, in aumento del 15,9% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Un boom di risultati che si accompagna però a un ridimensionamento della rete territoriale e della forza lavoro. “Gli sportelli scendono sotto la soglia psicologica delle 10mila unità, con un calo tendenziale del 6,1% – evidenzia l’ufficio studi della Fisac – mentre l’occupazione diminuisce di oltre 5mila unità (-3,1%), attestandosi poco sopra i 165mila dipendenti complessivi”.

“Numeri che ci restituiscono – commenta la segretaria generale della Fisac, Susy Esposito – ancora una volta una pioggia enorme di utili, peraltro generati attraverso le commissioni, e quindi grazie al contributo delle lavoratrici e dei lavoratori, mentre continua a diminuire la presenza fisica nei territori e cala ulteriormente il numero degli occupati”.

Per il sindacato il nodo centrale resta quello dell’occupazione e del presidio bancario nei territori: “È sempre più urgente interrompere questa flessione: non possiamo più tollerare una crescita continua degli utili mentre registriamo chiusure di sportelli e gestiamo la fuoriuscita del personale”.

Un tema che, sottolinea Esposito, è rimasto spesso sullo sfondo nelle recenti operazioni di concentrazione del settore: “Nella convulsa stagione del risiko bancario, in questa battaglia del risparmio, abbiamo di rado sentito parlare di lavoro. È ora che il sistema per intero se ne faccia carico per invertire questo trend una volta per tutte, guardando al futuro del sistema bancario con al centro il lavoro e l’interesse del Paese”.

La Fisac conclude rilanciando l’appello ad Abi: “Ribadiamo la necessità di arrivare a una convergenza sulle strategie del settore, l’occupazione e uno sviluppo pacifico e sostenibile”.