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Annunciati 64 esuberi nello stabilimento Ammann Italy di Bussolengo (Verona). La comunicazione della multinazionale svizzera, leader a livello mondiale per impianti, macchine e servizi per l’industria delle costruzioni (con specifica competenza nelle costruzioni stradali e nell’infrastruttura dei trasporti) è arrivata mercoledì 14 maggio. Nel sito veneto, attivo da oltre 60 anni, si producono in particolare macchinari per l’asfalto, finitrici e compattatori.
La cronaca della vertenza
“Nelle scorse settimane – spiega la Fiom Cgil Verona – l’azienda ha convocato sia la Rsu sia i nostri funzionari per informarli della necessità d’introdurre, per ragioni economiche, sostanziali modifiche dell’assetto produttivo dell’azienda, con conseguente pesante impatto sull’occupazione”.
Le azioni annunciate allora dall’azienda consistevano nell’introduzione di “processi di esternalizzazione” e nella realizzazione di “ulteriori interventi finalizzati a diminuire i costi fissi ed eliminare antieconomicità produttive, il tutto ovviamente in modalità assolutamente unilaterale”.
Durante gli incontri successivi, che si sono tenuti il 29 aprile e il 5 maggio, l’azienda ha confermato le proprie posizioni e l’intenzione di “delocalizzare l’intero reparto produttivo di Bussolengo, che attualmente si occupa unicamente del montaggio del prodotto, presso lo stabilimento turco dell’azienda, comprendendo anche i vari reparti collegati alla produzione, tra i quali il magazzino”.
Mercoledì 14 maggio, dunque, l’azienda ha aperto la procedura per 64 esuberi su 157 lavoratori, legati appunto alla produzione e al magazzino, reparti che Ammann Italy “ha deciso di chiudere definitivamente in Italia a favore della Turchia, nonostante 60 anni di permanenza continuativa nel territorio veronese, senza alcun rispetto per il tessuto sociale che pagherà le conseguenze di questa delocalizzazione”.
Fiom: “Management incapace e poco lungimirante”
“Queste scelte sono motivate unicamente dalla mancanza di marginalità, derivanti a propria volta da decisioni strategiche sbagliate a livello aziendale”, spiegano Devis Bonomini e Martino Braccioforte (Fiom Cgil Verona): “L’impatto sull’occupazione sarà importante, in quanto saranno coinvolti 64 dipendenti su complessivi 157, e cinque lavoratori in somministrazione che hanno le missioni in scadenza entro la fine del 2025”.
Bonomini e Braccioforte evidenziano che “non devono essere i lavoratori e le lavoratrici a dover pagare il prezzo di un management incapace e poco lungimirante, che decide di lasciare a casa 67 dipendenti invece di ragionare e impegnarsi per un possibile recupero della marginalità perduta. E sottolineiamo: marginalità, non fatturato”.
I due esponenti Fiom si augurano che “questa volta le istituzioni riescano a intervenire in maniera severa e incisiva, perché ormai le motivazioni addotte per chiudere rasentano la farsa. Abbiamo chiesto all’assessora al Lavoro della Regione Veneto Mantoan e al dottor Bascetta dell’Unità di crisi regionale un tavolo urgente, fissato per il 21 maggio, per poter trovare una soluzione alternativa a quest’ennesima delocalizzazione selvaggia e immotivata”.
Bonomini e Braccioforte così concludono: “I dipendenti della Ammann Italy meritano tutto il nostro e il loro impegno per riuscire a trovare una strada diversa che possa conservare i 157 posti di lavoro. Abbiamo intanto proclamato lo stato di agitazione e stiamo fissando le assemblee con i lavoratori e le lavoratrici per stabilire la data del primo sciopero per cominciare a farci sentire e protestare contro queste decisioni senza testa e senz’anima”.