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Un piano di riorganizzazione a livello mondiale che prevede 1.150 esuberi (su complessivi 19 mila dipendenti). I cui effetti toccano anche l’Italia, con l’annuncio di giovedì 15 maggio della multinazionale finlandese Valmet, società leader che sviluppa e fornisce tecnologie di processo, sistemi di automazione e servizi per l’industria della carta e dell’energia, di voler procedere con 22 esuberi nello stabilimento di Lucca.
Valmet: “L’obiettivo è migliorare l’efficienza organizzativa”
Il piano aziendale, spiega ufficialmente la società, ha “l’obiettivo di individuare nuove aree di crescita, favorire l’espansione delle attività esistenti e snellire le operazioni per migliorare l’efficienza organizzativa”. Come prima azione a supporto di questo processo, il 31 marzo scorso Valmet ha comunicato “l’intenzione di rinnovare il proprio modello operativo per servire meglio i clienti attraverso un approccio orientato al ciclo di vita e per incrementare l’efficienza complessiva”.
Valmet ha dunque proposto “una riduzione del personale che, se confermata al termine del percorso di confronto con le organizzazioni sindacali, potrebbe coinvolgere fino a 22 lavoratori”. La società si dice impegnata a “collaborare in modo costruttivo con i dipendenti e i loro rappresentanti, per garantire un processo negoziale trasparente e ordinato”.
Fiom: “Decisione puramente finanziaria”
“Una situazione incomprensibile, visti gli ottimi risultati registrati dalla succursale lucchese dal punto di vista sia delle ordinazioni sia del fatturato”, spiega la Fiom Cgil Lucca: “Gli stabilimenti del nostro territorio avrebbero infatti ordini in programma a ritmo serrato fino alla fine del 2026”.
La categoria sottolinea che “anche il risultato economico dell’anno passato mal si sposa con la giustificazione di una performance negativa utilizzata dall’impresa. Nel 2024, infatti, i soli stabilimenti di Lucca e Bologna avrebbero prodotto utili per 20 milioni e 900 mila euro, con ricavi pari a 171 milioni di euro”.
La scelta della Valmet, dunque, sarebbe quindi “da intendersi come di natura puramente finanziaria con risvolti borsistici, che niente hanno a che fare con il lavoro, la sua tutela e la responsabilità sociale d’impresa, cardini del nostro ordinamento costituzionale”.
Una scelta cui la Fiom “si opporrà con tutte le proprie forze, consapevoli di quanto tale decisione sia scellerata non solo per la vita dei lavoratori di Valmet, ma anche per la stessa impresa, che è una presenza storica nel tessuto economico e manifatturiero del territorio lucchese e che da sempre è un leader mondiale nel settore del converting”.
La categoria Cgil così conclude: “La vertenza che si va aprendo chiama a raccolta anche le istituzioni locali e regionali, per fare fronte a un’azienda multinazionale dalle scelte imprevedibili, le cui logiche non sembrano compatibili con una strategia di buon senso che possa fornire garanzie per il mantenimento e lo sviluppo di un settore imprescindibile per l’economia del nostro territorio”.