Alla due giorni dell’incontro interministeriale del G7 su industria, tecnologia e digitale che si è aperta il 14 marzo a Verona e si è chiusa il 15 a Trento anche la Cgil ha voluto dire la sua, organizzando il 13 marzo, alla vigilia, in Veneto una iniziativa dal titolo “Nelle due grandi transizioni per lo sviluppo e la buona occupazione”, promossa da Cgil nazionale e regionale, e il 15 a Trento un presidio unitario con Cisl e Uil provinciali, convocazione preceduta un paio di giorni prima da una proposta concreta espressa in una lettera inviata dai tre segretari generali, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti, all’assessore Achille Spinelli, al rettore Flavio Deflorian, al presidente di Fbk Ferruccio Resta e al presidente del Coordinamento Imprenditori, Mauro Paissan.

Tiziana Basso, Cgil Veneto: “La nostra iniziativa in contrapposizione al G7 perché riteniamo necessaria un’altra narrazione sulle politiche industriali”

Grande successo di pubblico e interesse per il dibattito di Verona al quale erano stati invitati a parlare, tra gli altri, i segretario generali delle categorie dell’industria. Per Tiziana Basso, segretaria generale della Cgil Veneto, si è trattato di un incontro “in contrapposizione al G7 perché riteniamo necessaria un’altra narrazione sulle politiche industriali, assenti in Italia da almeno trent’anni. Un’assenza che ha condizionato lo sviluppo e rischia di decretare il definitivo declino del sistema manifatturiero. La necessità di una politica industriale che guardi alle trasformazioni in atto, sia quella digitale che quella green, deve partire proprio dal manifatturiero. La Cgil non si rassegnerà e continuerà a battersi per cambiare questo stato di cose”.

“Perché è convinta che i lavoratori non si difendano mettendo la testa sotto la sabbia rispetto a cambiamenti che sono inevitabili, se si vuole salvare il pianeta. Perché pensa che un nuovo modello di sviluppo sia non solo possibile, ma indispensabile. Perché ritiene che giustizia sociale e giustizia climatica non siano nemiche della crescita, ma possano favorire un autentico progresso, che metta al centro il lavoro di qualità e un welfare in grado di curare le ferite del nostro tempo”.

“Perché – ha detto Tiziana Basso – la Cgil ritiene che la rivoluzione tecnologica vada democratizzata e declinata socialmente, affinché non concentri potere e ricchezza in ancora meno mani, ma migliori le condizioni di vita e di lavoro di tutti. Si tratta di questioni di enorme complessità: siamo aperti al confronto e al dialogo, a patto che non si sostenga l’ineluttabilità di un sistema che non è più sostenibile né dal punto di vista ambientale né dal punto di vista sociale”.

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Per Francesca Tornieri, segretaria generale Cgil Verona “i processi di transizione tecnologia e di transizione ambientale stanno già avendo impatto su alcuni dei principali settori trainanti della nostra industria locale, come testimoniato anche dalla crescita della cassa integrazione a dicembre e a gennaio. Verona ha chiuso il 2023 con +22,3% di Cig rispetto al 2022 e apre il 2024 con il +125,3% di gennaio rispetto a dicembre 2023. Il nostro deve essere un richiamo ad una visione strategica e d'insieme, in contrapposizione al volersi affidare esclusivamente al mercato per quanto riguarda le scelte di politica economica, industriale e sociale”.

A chiudere il confronto di Verona è stato Pino Gesmundo, segretario confederale della Cgil nazionale. “Necessario creare un’Agenzia per lo sviluppo che operi da fondo sovrano nazionale, provando a indirizzare le ingenti risorse rappresentate dai fondi pensione e dai risparmi privati dalla finanza all’economia reale. Non farlo significherà alimentare una sfiducia nelle istituzioni, un populismo antieuropeo crescente che ha già dimostrato di non avere nessuno strumento per invertire la rotta, e che metterà a rischio la tenuta democratica del Paese. Le mancate scelte, peraltro, le pagano le lavoratrici e i lavoratori, con crisi aziendali che si ripetono e non trovano soluzioni se non quelle di garantire un temporaneo sostegno al reddito con gli ammortizzatori sociali”.

Trento, Cgil Cisl Uil: serve dialogo sociale

“La tecnologia è neutra, ma l’impatto che l’intelligenza artificiale ha e avrà in un futuro non molto lontano sarà significativo sul mercato del lavoro”. Per questa ragione alla vigilia del G7 sull’AI, l’intelligenza artificiale, che si è svolto il 15 marzo a Trento, Cgil Cisl Uil hanno preso posizione e hanno chiesto che “le istituzioni assumano, a livello europeo, nazionale e locale, un ruolo di regolazione. Il focus delle tre confederazioni si concentra in particolare sulle dinamiche locali. È sul territorio, infatti, che Provincia, Università, centri di ricerca e attori economici potranno fare la loro parte per definire un quadro di strategie e strumenti per gestire gli effetti di questa nuova rivoluzione tecnologica”. Da qui la richiesta di istituire una Commissione provinciale per l’Intelligenza Artificiale e la transizione digitale.

La proposta è contenuta in una lettera che nei giorni scorsi i tre segretari generali, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti hanno inviato all’assessore Achille Spinelli, al rettore Flavio Deflorian, al presidente di Fbk Ferruccio Resta e al presidente del Coordinamento Imprenditori, Mauro Paissan. Per sostenere questa idea Cgil Cisl Uil venerdì, 15 marzo, hanno svolto anche un presidio in via San Pietro dalle 11 alle 13.

“Anche le istituzioni locali dovranno svolgere un ruolo attivo e propositivo in particolare attraverso le politiche pubbliche, a partire dalla leva della domanda pubblica di beni e servizi, dai meccanismi di incentivo alle imprese e dagli strumenti di sostegno alle lavoratrici e lavoratori coinvolti nelle transizioni ecologica e digitale dentro lo specifico mercato del lavoro provinciale”, sostengono i segretari provinciali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.

Primo passo obbligato dovrà essere un monitoraggio dell’impatto che la nuova tecnologia avrà sul mercato del lavoro locale. È plausibile pensare che ci saranno settori che subiranno una forte riduzione di posti di lavoro, come la mobilità, il commercio e la logistica, ma anche nel segmento dei servizi che occupano oggi profili impiegatizi medio alti, prevalentemente femminili, e svolgono funzioni routinarie. Allo stesso tempo serviranno politiche del lavoro, attive e passive, per garantire una transizione giusta alle lavoratrici e ai lavoratori, attraverso interventi attivi e passivi e il potenziamento dell’offerta di formazione continua che resta lo strumento centrale per preparare per tempo le lavoratrici e i lavoratori alle trasformazioni dei modelli produttivi e di lavoro.

“Siamo di fronte a un passaggio cruciale che va gestito valorizzando il dialogo sociale e il ruolo della contrattazione. Per quanto ci riguarda non vogliamo che lavoratrici e lavoratori siano muti spettatori o peggio vittime di questo cambiamento. Riteniamo al contrario si possano creare insieme le condizioni per gestire nel modo migliore e più lungimirante possibile questo cambiamento”, hanno detto i tre segretari.