Esuberi ridotti, esodi incentivati, contratti di solidarietà e l’impegno dell’azienda a realizzare importanti investimenti. Questi i contenuti dell’accordo siglato il 9 giugno con la multinazionale tedesca Dradura, leader nella produzione e nella lavorazione del filo meccanico, che il 14 maggio aveva annunciato 45 licenziamenti (su 146 addetti) nello stabilimento di San Donà di Piave (Venezia), acquistato nel 2006.

“L’intesa – spiegano Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil veneziane – è il risultato di un confronto serrato, reso necessario da una crisi strutturale che coinvolge l’intero settore dell’elettrodomestico. Crisi che ha colpito duramente anche il sito locale, con un significativo calo dei carichi produttivi e prospettive economiche in forte peggioramento”.

L’accordo, approvato l’11 giugno dall’assemblea delle lavoratrici e dsei lavoratori, si pone l’obiettivo di “contenere l’impatto sociale della crisi aziendale, evitando licenziamenti unilaterali e salvaguardando, per quanto possibile, l’attività produttiva e l’occupazione, abbassando da 45 a 35 gli esuberi”.

Per questo motivo, sono stati previsti strumenti di solidarietà per sei mesi tra i lavoratori, con la riduzione dell’orario come alternativa a interventi più drastici. A ciò si aggiunge un percorso volontario di uscita incentivata, rivolto a chi sceglierà di cessare il rapporto di lavoro su base individuale, con riconoscimenti economici differenziati e calibrati nel tempo. È stata inoltre confermata la possibilità di trasferimento verso altri siti del gruppo per chi intenda proseguire il proprio percorso professionale in altri stabilimenti, con un sostegno logistico per facilitare il cambiamento.

Una particolare attenzione è stata riservata ai lavoratori prossimi al pensionamento, per i quali sono previste misure specifiche che accompagnano con maggiore tutela il passaggio alla fase successiva della vita lavorativa. Dradura si è anche impegnata a favorire percorsi di transizione occupazionale, dando modo a chi lo desidera di sperimentare opportunità in aziende del territorio, mantenendo in essere il rapporto di lavoro fino all’eventuale uscita definitiva.

“Oltre ai buoni propositi servono i fatti: non accetteremo alcun passo indietro rispetto agli impegni presi”, prosegue la Fiom: “I lavoratori hanno bisogno di certezze, non solo di promesse. Nei prossimi mesi continueremo a monitorare la situazione attraverso incontri in sede aziendale e regionale, ma sarà necessario che l’azienda dimostri concretamente la volontà di tutelare l’occupazione e il futuro dello stabilimento”.

Fiom, Fim e Uilm così concludono: “Riteniamo che l’accordo raggiunto rappresenti un gesto di responsabilità collettiva, costruito per evitare scelte traumatiche e preservare quanto più possibile il futuro del sito produttivo e dei lavoratori. Seguiremo con attenzione ogni fase successiva a tali uscite per garantire la continuità aziendale”.