Quattromila rider assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato entro l’anno. È quanto prevede l’accordo aziendale sottoscritto oggi da Just Eat e i sindacati Cgil, Cisl e Uil e le rispettive categorie dei precari e della logistica, che ha visto la partecipazione di alcune associazioni aderenti alla rete Riders X i Diritti. “Un risultato storico, per il quale stiamo lavorando da tre anni insieme ai ciclofattorini, per ottenere il pieno riconoscimento delle tutele contrattuali – commenta la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti -. Adesso dobbiamo monitorare e gestire l’accordo, che restituisce dignità e diritti a questi lavoratori”.

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La conquista arriva dopo un’intensa negoziazione, che ha dovuto tener conto delle specificità particolari di questa attività. Just Eat ha accettato di applicare il contratto nazionale trasporti merci e logistica integralmente, accogliendo la proposta del sindacato e ritenendolo idoneo alle proprie necessità, articolando le diverse clausole e le esigenza di maggiore flessibilità organizzativa, attraverso un accordo aziendale. I rider Just Eat diventano così lavoratori subordinati part-time: dipendenti a cui saranno riconosciuti paga base, legata ai minimi contrattuali e non alle consegne, trattamento di fine rapporto, contributi. Ma non basta. “Il lavoro subordinato non garantisce solo un salario fisso mensile, ma tantissimi diritti – spiega Silvia Simoncini, segretaria nazionale Nidil Cgil, il sindacato che rappresenta gli atipici -, come per esempio la maternità/paternità, il pagamento in caso di malattia, di eventuali infortuni, le ferie, i permessi, lavoro supplementare, straordinario, festivo e notturno, rimborso spese per uso del mezzo proprio, dispositivi di protezione adeguati anche in riferimento al momento pandemico, diritti sindacali. Oggettivamente è un enorme salto di qualità”.  

“Questo accordo ha caratteristiche straordinarie nel nostro Paese ma travalica i confini dell’Italia – commenta Danilo Morini, segretario della Filt Cgil -. Per la prima volta a 4mila rider saranno riconosciuti diritti e tutele finora impensabili per questo settore”. Adesso quindi tocca alle altre piattaforme. I sindacati sono convinti che l’accordo possa fare da apripista e aiutare a indicare una via di regolazione del settore. E sperano che le altre piattaforme seguano questo modello di subordinazione, per creare una situazione di parità di condizioni. “D’altra parte non c’è bisogno di inventarsi nulla: le regole e i contratti nazionali esistono già – sostengono i sindacati unitariamente -. È importante continuare a lavorare insieme per perseguire un’idea di crescita e di sviluppo che sappia tenere insieme produzione, qualità e buona occupazione, profitto e sicurezza, tutto ciò rimettendo al centro il valore della persona, in un contesto di relazioni sindacali partecipativo, improntato al dialogo”.

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