Alta adesione dei lavoratori e delle lavoratrici oggi (7 luglio) allo sciopero nazionale di 4 ore dei lavoratori metalmeccanici del Nord Italia (Valle D’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna, Toscana e Marche) proclamato da Fim, Fiom e Uilm per il rilancio industriale, l’occupazione, gli investimenti, per la transizione sostenibile e per risolvere le crisi aperte.

Fin dall’inizio del primo turno, in tantissime fabbriche del Nord i lavoratori hanno incrociato le braccia, fermando la produzione e formando innumerevoli presidi davanti ai luoghi di lavoro e in molti casi davanti alle Unioni degli industriali locali e alle prefetture.

"Un segnale forte, determinato, quello dei lavoratori metalmeccanici che chiedono al governo l’apertura di tavoli di confronto sui settori e sulle filiere in difficoltà e per definire i piani di sviluppo per tutta l'industria", si legge in una nota di Fim, Fiom e Uilm. Che prosegue: "Dopo gli annunci governativi, si tratta adesso di passare dalle parole ai fatti per aprire un confronto negoziale per l’incremento degli investimenti pubblici e privati nei settori strategici e la reindustrializzazione delle aree di crisi per garantire l’occupazione; l’utilizzo delle risorse del Pnrr per lo sviluppo del settore metalmeccanico; la riforma degli ammortizzatori sociali, con strumenti adeguati a gestire la transizione ecologica e digitale; l’incentivazione di contratti di solidarietà, per ridurre l’orario di lavoro e favorire l’occupazione giovanile; un piano di formazione sulle nuove competenze, il superamento del massimo ribasso negli appalti e la stabilizzazione del lavoro precario."

Il 10 luglio toccherà alle aziende del Sud Italia, Lazio compreso. "Il lavoro nell’industria metalmeccanica e impiantistica è da sempre centrale per l’economia del nostro Paese e deve diventare l’elemento propulsore del suo futuro e di un nuovo sviluppo", termina la nota.

Landini: la Cgil sta con i metalmeccanici

“La Cgil condivide e sostiene le ragioni dei lavoratori metalmeccanici che oggi, unitariamente, scioperano per quattro ore nelle regioni del Nord e lunedì prossimo sciopereranno in quelle del Sud, per la centralità del lavoro e dare un futuro all’industria metalmeccanica”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, commentando lo stop di oggi (venerdì 7 luglio).

“Servono interventi di politica industriale - prosegue il leader della Cgil - per il rilancio e lo sviluppo di un settore centrale per l’economia del nostro Paese. Occorrono investimenti pubblici e privati in una fase di grandi trasformazioni e di processi di transizione ecologica, digitale, energetica e tecnologica”.

Per Maurizio Landini “è giunto il momento di cambiare passo e mettere in campo tutte le soluzioni necessarie per risolvere le tante crisi aperte nell’industria manifatturiera, salvaguardando la piena occupazione e garantendo a tutti un lavoro stabile, che non sia precario, adeguatamente retribuito e qualificato”.

“Il lavoro e il Paese hanno bisogno di un progetto complessivo sulle politiche industriali”, aggiunge il segretario confederale Cgil Pino Gesmundo: “Per questo abbiamo chiesto al governo di abbandonare la strada della retorica e della propaganda e di aprire un confronto a livello interministeriale, con il coinvolgimento dei ministeri delle Imprese, dell’Economia e del Lavoro”.

Gesmundo evidenzia che “in ballo ci sono decine di migliaia di posti di lavoro, e nel complesso è a rischio la tenuta del nostro sistema manifatturiero”. Il segretario confederale sottolinea anche che “sono strumentali gli annunci del ministro Urso sugli 'stati generali dell'industria italiana' previsti per la prossima primavera”.

Per il segretario confederale “non servono passerelle, non servono decine di tavoli tematici al ministero delle Imprese in cui non si decide, non si ha un approccio articolato e non si arriva a nulla. Occorre un luogo di discussione e proposta, di contrattazione vera e propria per definire obiettivi e risorse, per tracciare un piano a sostegno dell'occupazione e del rafforzamento del sistema manifatturiero e industriale, per disegnare una vera strategia di transizione”.

La Cgil, conclude Gesmundo, sostiene da tempo che “occorrono scelte e investimenti pubblici dentro una cornice di politica industriale. Una forte regia pubblica è indispensabile, tanto più in una fase così delicata in cui bisogna essere in grado di trasformare non in limite ma in opportunità per la crescita delle imprese e del Paese la transizione energetica, digitale e ambientale, ora favorita delle risorse del Pnrr, sia dal punto di vista dell’innovazione dei processi che dei prodotti”.