Il peggio è passato. Almeno per ora. Questo, grazie all'accordo raggiunto il 17 maggio, presso il ministero del Lavoro, fra Italtel, sindacati e Rsu circa l'utilizzo dei contratti di solidarietà che supera la procedura di licenziamento collettivo proposta dall'azienda nel quadro dell'ennesima ristrutturazione del gruppo. Una crisi incomprensibile, visto che il fatturato aziendale continua a salire e anche i ricavi migliorano.

La multinazionale dell'Ict con oltre un secolo di storia alle spalle, aveva annunciato il 28 febbraio scorso a governo e sindacati l'ennesimo piano di ridimensionamento. Una doccia gelata, dopo anni di tagli e cassa integrazione, che avrebbe comportato, da qui al 2026, ulteriori 123 esuberi, da individuare fra gli 880 addetti delle sedi di Milano, Roma e Palermo.

"Malgrado l'atteggiamento fin dall'inizio non collaborativo dell'azienda, rispetto alla possibilità di trovare una soluzione non traumatica della vertenza - affermano Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil -, si è giunti con molta fatica all'utilizzo di uno strumento conservativo come il contratto di solidarietà, punto qualificante dell'intesa, che impatterà comunque su 162 lavoratori, con ulteriori sacrifici da parte loro, per la durata di 12 mesi (1° giugno 2023 - fine maggio 2024)".

Il ricorso ai contratti di solidarietà

Dopo lunghe discussioni e forti resistenze da parte dell’azienda, le tre sigle di categoria hanno ottenuto un abbassamento della percentuale massima dei contratti di solidarietà, che in prima battuta era pari al 90%. Il contratto impatterà su 162 lavoratori nella seguente modalità: 85 persone all’85%, 22 persone al 50% e 55 persone al 30% Cifre diverse da quelle iniziali proposte dal management del gruppo, che implicavano 123 esuberi, che ora nell'accordo si abbassano a 107.  A essere coinvolte saranno le tre sedi Italtel di Milano, Roma, Palermo, con una quota di riduzione complessiva dell’orario di lavoro per le persone coinvolte che varierà fra il 30 e l’85%. 

Sebbene questo accordo scongiuri i licenziamenti e vada nella direzione di gestire gli esuberi con soluzioni non traumatiche, Fim, Fiom e Uilm ritengono che la ricaduta dell’accordo sia particolarmente penalizzante per il sito di Carini (Palermo), dove la percentuale più alta di ricorso alla solidarietà applicata supera di molto il numero di unità individuate come esuberi nella procedura del 28 febbraio scorso.

Penalizzata la sede siciliana

“Durante gli scioperi e le proteste avevamo condiviso con i lavoratori che non avremmo accettato alcun licenziamento e che gli esuberi previsti dal piano Italtel dovevano essere gestiti in maniera non traumatica”, affermano i segretari Fim, Fiom e Uilm di Palermo (Antonio Nobile, Francesco Foti ed Enzo Comello), insieme alle Rsu Italtel di Carini.

“Gli esuberi previsti in procedura nel sito di Carini si sono tradotti in un coinvolgimento troppo ampio dei lavoratori, in particolar modo quelli con la percentuale più alta di sospensione rispetto alle ore lavorabili", continuano i sindacati territoriali: "Dopo una dura trattativa, siamo riusciti ad abbassare la percentuale massima di riduzione oraria, oltre che a tagliare le unità che verranno coinvolte da tale massiccia riduzione nel sito siciliano. Per questo, pur non essendo completamente soddisfatti del risultato ottenuto, perché ancora una volta il territorio siciliano avrà il prezzo più alto da pagare, abbiamo dato il consenso alla firma dell’accordo che prevede i contratti di solidarietà come alternativa al licenziamento dei lavoratori. Un prezzo troppo alto da pagare a fronte di un possibile accordo”.

I sindacati, inoltre, precisano che l’azienda "ha aspettato gli ultimi giorni per dare un’apertura, usando come minaccia la scadenza della procedura che le avrebbe permesso di licenziare. Fino a oggi ha rifiutato qualsiasi interlocuzione con i territoriali e le istituzioni locali e regionali, prima e durante la fase della procedura, per affrontare i temi specifici di Carini".

Fra i punti in discussione, ci sono la sede storica (venduta senza averne trovato una nuova), la mancanza di investimenti e le prospettive su attività core della nuova Italtel. “Non sono segnali positivi, continuiamo a chiedere quali siano le reali intenzioni dell’azienda e se abbia veramente intenzione di continuare a investire in Sicilia oppure se ha altri obiettivi. A oggi registriamo solo segnali negativi da parte aziendale, a partire dalle scarse relazioni industriali palesate anche in trattativa. Una rigidità durante la procedura che ci ha portati all’ultimo giorno per trovare una soluzione".

Eppure, da sempre, i lavoratori hanno fatto sacrifici per far sopravvivere l’azienda nelle varie fasi di crisi. "Siamo preoccupati che un altro pezzo di industria lasci il nostro territorio", concludono Nobile, Foti e Comello: "Chiediamo alle istituzioni locali e alla Regione siciliana, tramite l’assessorato alle Attività produttive, di convocare nuovamente l’azienda, che adesso non ha più alibi, per affrontare le questioni di Carini. A breve convocheremo i lavoratori, riservandoci di attivare tutte le azioni che riterremo utili in difesa del sito siciliano".