La transizione “verde” verso il motore elettrico è un cambiamento epocale per l’automotive, dai grandi produttori di veicoli alle oltre 5 mila aziende della componentistica e della filiera in generale. Il passaggio a una mobilità a zero emissioni comporta investimenti, capacità d’innovazione e di riconversione industriale.

Una trasformazione che avrà un effetto imponente sulla forza lavoro: l’Italia è tra i Paesi più esposti alla “bolla occupazionale”, e sono ormai numerosi gli studi che indicano in circa 50 mila i posti di lavoro a rischio. Servirebbero politiche industriali pubbliche e un “piano straordinario per l’automotive”, come richiesto dai sindacati (e dalla Fiom Cgil in particolare): quello che, appunto, è mancato finora.

Le aziende, intanto, continuano con i tagli. Dalla Stellantis di Potenza usciranno in 500 entro fine anno, mentre altri 120 usciranno dallo stabilimento di Chieti (ma saranno assunti in 40). A fine maggio scadrà la solidarietà alla Lear di Torino, e se non avverranno fatti nuovi scatteranno i 260 esuberi annunciati a febbraio. In attesa di un compratore è la Speedline, mentre si chiude definitivamente la vertenza della Fpt Industrial del gruppo Iveco.

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