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A dispetto della narrazione del governo, non si arrestano chiusure e ondate di esuberi. Ecco l'aggiornamento delle crisi aziendali
Per tanti lavoratori le ferie che stanno per iniziare non saranno certamente un periodo di meritato e sereno riposo. Sono molte le aziende che chiudono (dal calzaturiero alla chimica, dall’industria alla logistica), in altrettante si firmano accordi (amari) per la gestione degli esuberi. E c’è chi perde il lavoro senza alcuna tutela: è il caso dei 3 mila rider di Uber Eats, lasciati improvvisamente a casa. Sarà un’estate “calda”, dunque, e non solo per il cambiamento climatico.
Calzature e tessile
Chiude a fine agosto la Tessitura Monti di Maserada (Belluno). Il marchio della storica fabbrica di camicie (in liquidazione giudiziale) è stato rilevato dalla lombarda Andreazza & Castelli, che però riassorbirà soltanto 16 dipendenti (tutte figure apicali) su 148 totali. Per 132 di loro, dunque, c’è la cassa integrazione straordinaria fino a dicembre, poi entreranno in Naspi. La nuova proprietà manterrà in zona le attività creative, gestionali e di progettazione, mentre la produzione sarà realizzata altrove.
Italoforme, chiusura senza preavviso
Ha chiuso improvvisamente la Italoforme di Este (Padova), storica azienda di modelleria e forme per calzature. Era in crisi da tempo per il forte indebitamento societario, ma nessuno dei 44 dipendenti immaginava un simile epilogo. La società ha anche depositato al tribunale di Rovigo l’istanza di liquidazione giudiziale. Immediata la protesta della Fillea Cgil: “Quest’azienda ha trattato i dipendenti come utensili, utilizzandoli e abbandonandoli davanti ai cancelli, senza alcuna prospettiva”.
Approvata dall’assemblea dei lavoratori l’intesa raggiunta il 18 luglio sulla chiusura di due reparti dello stabilimento calzaturiero Moreschi (140 dipendenti) di Vigevano (Pavia), annunciata a inizio maggio. Gli esuberi sono scesi da 35 a 28 (i dipendenti ora accederanno alla Naspi): definito un incentivo all’esodo di 7.800 euro lordi, garantiti i pagamenti di Tfr, spettanze non ancora retribuite, fondi integrativi e previdenziali.
Chimica e cartaria
Verbale di “mancato accordo” tra sindacati e Henkel: l’azienda chimica tedesca ha confermato i 18 licenziamenti (su 165 dipendenti) nello stabilimento di Ferentino (Frosinone). Gli esuberi, che in virtù di sei dimissioni volontarie sono intanto scesi a 12, erano stati annunciati a maggio. “Scelte aziendali sbagliate, che ora vengono fatte pagare ai lavoratori”, commenta la Filctem Cgil Lazio: “La strategia aziendale è quella di aumentare i profitti riducendo il lavoro e saturando i magazzini, pensando di godere a lungo del monopolio commerciale”.
Scame Mastaf, avviati 50 esuberi
In esubero un terzo dell’organico: 50 dipendenti su 161. Questo l’annuncio della Scame Mastaf di Suisio (Bergamo), azienda specializzata nello stampaggio di materie plastiche, che martedì 20 giugno ha avviato la procedura di licenziamento collettivo. Attualmente i dipendenti del reparto industriale sono in cassa integrazione straordinaria fino all’11 ottobre, mentre quelli del reparto promozionale sono in solidarietà fino al 12 ottobre. I sindacati chiedono un ulteriore anno di ammortizzatori sociali, ma al momento non si registrano aperture da parte dell’azienda.
Un altro anno di speranza per i 142 addetti della Vibac di Termoli (Campobasso). Il 27 febbraio scorso la multinazionale italiana di nastro autoadesivo e plastica per imballaggi aveva annunciato 126 esuberi, poi scesi a 62, infine risaliti a 106. Il 13 luglio è stato emanato il decreto per 12 mesi di cassa integrazione straordinaria per transizione occupazionale per 116 dipendenti (fino al 10 luglio 2024), mentre i restanti 26 rimarranno al lavoro. Per i cassaintegrati ci sarà il programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), con l'obiettivo di ricollocarli nel mondo del lavoro.
Accordo alla Mondi di Duino (Trieste). Azienda cartaria (ex Burgo) e sindacati (Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil) hanno trovato l’intesa sulla gestione dei 70 esuberi (su 208 dipendenti), che prevede dimissioni consensuali con accesso alla Naspi e incentivi all’uscita. I lavoratori sono dal marzo scorso in contratto di solidarietà. All’origine dell’accordo c’è “una situazione congiunturale negativa che non lascia prevedere una ripresa significativa del mercato”.
Elettronica, telecomunicazioni e digitale
Raggiunto a metà giugno l’accordo sulla procedura di licenziamento collettivo avviata da Microsoft Italia alla fine di aprile. L'intesa prevede la riduzione degli esuberi, che passano dagli iniziali 43 a 32. L'adesione dei lavoratori al piano di uscite sarà volontaria, previsto un incentivo all’esodo (da 15 a 27 mensilità lorde). Stabilito anche un programma di outplacement che aiuterà i lavoratori coinvolti a ricollocarsi. Filcams Cgil: “Con l’accordo si sancisce il principio che non si licenzia perché si guadagna meno”.
Siglato il 27 giugno l’accordo sindacale per la multinazionale coreana Sk Hynix di Agrate Brianza (Monza), che il 31 marzo aveva annunciato la chiusura e il licenziamento dei 39 dipendenti. “L’intesa – spiega la Filcams Cgil – prevede la possibilità di uscita solo ed esclusivamente tramite l’adesione volontaria dei lavoratori, che riceveranno un’incentivazione economica all’esodo”. Gli esuberi si sono ridotti da 39 a 28, poiché 11 ingegneri si sono già ricollocati in aziende del territorio. Dei rimanenti, 16 verranno assunti da STMicroelectronics, cinque hanno trovato altre ricollocazioni e sette sono alla ricerca di occupazione.
Uber Eats, 3 mila rider rimangono a casa
Dopo sette anni, Uber Eats chiude. Il 15 giugno la multinazionale del food delivery ha annunciato la dismissione dell’attività. Aperta la procedura di licenziamento per i 49 dipendenti diretti, perlopiù concentrati nella sede di Milano, cui si sommano circa 3 mila rider, inquadrati come collaboratori occasionali o autonomi con partita Iva. Venerdì 14 luglio il Nidil Cgil ha organizzato presidi in undici città italiane per la giornata di mobilitazione nazionale dei ciclofattorini, chiedendo che anche questi lavoratori vengano inseriti nella procedura di licenziamento collettivo.
Un'altra big del food delivery lascia l'Italia. La turca Getir ha annunciato il 27 luglio la chiusura e il contestuale licenziamento di 370 lavoratori. Le motivazioni? Bassa profittabilità, risultati non in linea con gli obiettivi, ritiro degli investitori. “Getir – spiegano i sindacati – ha potuto sfruttare i benefici derivanti dall’essere sulla carta una start up, per decidere poi, al termine di tale periodo, di lasciare il nostro Paese”. Filcams, Fisascat e Uiltucs si sono subito attivate per scongiurare i licenziamenti e tentare di ridurne il più possibile l’impatto.
Scongiurati i 128 licenziamenti (su 477 addetti) alla British Telecom Italia, la cui procedura era stata avviata dall'azienda il 6 aprile scorso. La società applicherà a tutti i lavoratori la cassa integrazione straordinaria per crisi per la durata di 12 mesi, con una quota media massima del 35%. Previsti anche esodi incentivati, con un numero variabile di mensilità (da 12 a 39). Slc Cgil: “Trattativa estenuante, ma raggiunta una garanzia occupazionale che si spera di poter estendere al termine dell’accordo”.
Industria e agroindustria
Sono 25 gli esuberi richiesti a fine giugno dalla Illa di Noceto (Parma), azienda attiva nella produzione e commercializzazione di pentolame in alluminio. Nei mesi scorsi Negma Group Investment (società d’investimento con sede a Dubai) ha acquisito oltre il 30% delle azioni di Illa, diventandone il principale azionista. “Non sappiamo se dietro quest’operazione - spiega la Fiom Cgil territoriale - ci sia il reale interesse a sviluppare un progetto industriale che garantisca il futuro ai lavoratori e alle loro famiglie”.
Un ulteriore anno di utilizzo del contratto di solidarietà, fino al 3 settembre 2024: questo l’accordo trovato il 13 luglio per la Bosch Powertrain di Bari (1.700 dipendenti), produttrice di pompe per motori diesel. “L'intesa – spiegano i sindacati – permetterà la salvaguardia di tutta l'occupazione dentro il piano di transizione, che scadrà nel 2027, presentato un anno fa da Bosch e recepito il 22 luglio 2022”.
Chiusura in vista per i 59 dipendenti della ex Fattorie Novelli di Terni, in cassa integrazione in deroga fino a dicembre. In gennaio il settore uova dell’azienda (posta in liquidazione) è stato acquisito, la nuova denominazione è Alimentare Umbra. La società si è impegnata ad assumere 20 lavoratori (mediante affitto di ramo d’azienda) per il comparto degli allevamenti e 29 lavoratori per il comparto confezionamento. Gli esuberi sarebbero una decina, in corso le verifiche per gli eventuali prepensionamenti.
Logistica e call center
Tutta da definire la sorte dei 256 lavoratori della Geodis Contract Logistics di Landriano (Pavia). La società francese di stoccaggio e movimentazione merci (presente in Italia con 41 siti) ha comunicato giovedì 13 luglio l’abbandono del magazzino, non rinnovando quindi il contratto di locazione. Nell’incontro con i sindacati del 17 luglio la multinazionale ha assicurato che in gennaio circa 120 dipendenti saranno riassorbiti dalla nuova società che subentrerà nel magazzino al posto della Geodis, mentre per i restanti 150 si prevede una ricollocazione in altri siti (anche non Geodis). Il prossimo vertice è previsto per venerdì 28 luglio.
Afs Service, chiude il magazzino per Amazon
In bilico il futuro dei 137 lavoratori della Afs Service, che gestisce in monocommittenza il polo logistico Amazon di Orbassano (Torino). Due mesi fa la multinazionale ha comunicato la chiusura del magazzino a partire dal 31 luglio. Nella stessa area Amazon ha costruito un nuovo sito dove sarebbero previste circa 500 assunzioni. “Abbiamo chiesto un confronto sulla data di apertura del nuovo sito – commenta la Cgil ¬– allo scopo di garantire il diritto di precedenza dei lavoratori Afs rispetto alle nuove assunzioni, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta”.
Confermata la chiusura entro fine settembre del magazzino Hclog di Lanuvio (Roma), società che si occupa della logistica di Acqua&Sapone (catena di prodotti per igiene e bellezza), con il contestuale spostamento dell’attività nella nuova piattaforma di Tivoli (Roma). Ancora da chiarire le prospettive dei 150 lavoratori del sito, per i quali è stata richiesta la cassa integrazione per tre mesi (a rotazione). Nell’incontro con la Filcams Cgil del 19 luglio la società ha prospettato l’eventualità di ricollocare i lavoratori in altre sedi, il prossimo vertice è fissato per fine luglio.
Sottoscritto il 5 luglio l’accordo tra sindacati, ministero del Lavoro e Comdata per la concessione della cassa integrazione straordinaria per i 61 dipendenti del call center di Ivrea (Torino), precedentemente impiegati sulla commessa Inps. La cigs – spiegano Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil – sarà per sei mesi (fino al 31 dicembre) a rotazione, con una riduzione massima del 70% su base mensile. L’azienda, al fine di riconvertire i lavoratori, si adopererà per il recupero di commesse; a tal fine sono previsti incontri di monitoraggio e verifica.
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Sky e British Telecom, Ericsson e Italtel, Jabil e Vodafone: gli esuberi sono migliaia. Il settore sciopera, il sindacato denuncia l'immobilismo del governo
A segnare le grandi difficoltà del mondo dell’elettronica e delle telecomunicazioni è arrivato anche il primo sciopero nazionale del settore. Uno stop molto partecipato, sia in piazza sia nelle singole imprese (con punte di adesione dell’80%). “L’immagine del disastro: aziende che trascorrono le giornate a ridurre i perimetri occupazionali e a far scempio di diritti e salari”, questo il lapidario commento del segretario nazionale Slc Cgil Riccardo Saccone.
Perché, in effetti, di disastro si può e si deve parlare. A indicarlo sono i numeri: 1.003 uscite in Vodafone, 250 in Sky Italia (e altre mille già si prevedono), 128 in British Telecom, 134 in Ericsson. E ancora: contratti di solidarietà in Italtel (che aveva annunciato 123 licenziamenti) e in Jabil (che chiedeva 190 esuberi). Senza dimenticare, solo per stare agli ultimi due mesi, i 2 mila mandati in isopensione da Tim, la chiusura della Sk Hynix e i contratti di solidarietà alla Siae Microelettronica.
Elettronica e telecomunicazioni
Contrattazione d’anticipo in Sky Italia. Azienda e sindacati hanno firmato il 12 maggio un accordo per la gestione delle prime 250 uscite volontarie incentivate (con un importo fino a 40 mensilità aggiuntive) nei tre siti di Cagliari, Roma e Milano, parte del nuovo “piano di trasformazione” di 1.200 esuberi annunciati in marzo. “L’intesa – spiegano Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil – prevede la garanzia che il network si asterrà da azioni unilaterali fino al 31 dicembre 2024. Ma ancora troppe sono le incognite esterne e le difficoltà economiche che si addensano sull’azienda”.
Italtel, un anno di solidarietà
Contratti di solidarietà alla Italtel (880 addetti). L’accordo, raggiunto il 17 maggio, supera la procedura di 123 licenziamenti nelle sedi di Milano, Roma e Palermo. La misura riguarda 162 lavoratori e durerà 12 mesi (dal 1° giugno al 31 maggio 2024). La quota di riduzione complessiva dell’orario di lavoro varia dal 30 all’85%. “Malgrado l’atteggiamento fin dall’inizio non collaborativo dell’azienda - affermano Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil - si è giunti con molta fatica all’utilizzo di uno strumento conservativo”.
Un anno di contratti di solidarietà, fino al 30 giugno 2024, alla Jabil di Caserta (430 dipendenti). Il 30 maggio la multinazionale americana, produttrice di colonnine per la ricarica di batterie elettriche, ha quindi ritirato la procedura di licenziamento avviata nei mesi scorsi per 190 lavoratori. “Una buona notizia”, commentano Cgil e Fiom: “Ma ci preoccupa l’assenza di una soluzione industriale alla crisi di commesse, capace di dare prospettive al sito”.
Accordo raggiunto il 15 giugno tra Vodafone e sindacati sulla gestione di 1.003 esuberi avviati in aprile dalla compagnia telefonica. L’intesa prevede un mix di interventi: mobilità volontaria tramite incentivi (definiti in base a età anagrafica, anzianità di servizio e tempistiche di adesione), ricorso agli strumenti dell'isopensione (fino a cinque anni) e al pensionamento anticipato tramite “opzione donna”, contratto di solidarietà (con riduzione oraria dal 5 al 25%) fino al 30 giugno 2024 (prorogabile di ulteriori sei mesi), servizi di outplacement e consulenza per i dipendenti interessati all'avvio di attività autonome.
No al licenziamento di 128 lavoratori di British Telecom Italia, avviato a inizio aprile: lo hanno ribadito i sindacati il 13 giugno al tavolo presso il ministero del Lavoro. L’azienda sarebbe disponibile a valutare un periodo di sei mesi (1° luglio-31 dicembre) di cassa integrazione, accompagnato da incentivi all'esodo volontario, ma al termine della cigs, qualora non fosse raggiunto il numero di 128 uscite, vorrebbe procedere comunque con i licenziamenti coatti. “La proposta – hanno risposto i sindacati – non farebbe altro che rimandare, di solo sei mesi, i licenziamenti”. Il prossimo incontro è fissato per il 21 giugno.
Accordo raggiunto il 9 giugno tra Ericsson e sindacati sui 134 esuberi chiesti all’inizio di aprile dalla multinazionale svedese. L’intesa prevede la “non opposizione” al licenziamento: a fronte dell'adesione volontaria, sarà possibile accedere a un sistema di incentivazione all'esodo che prevede da 34 a 48 mensilità (più conguagli in denaro, da 8 mila a 15 mila euro). I sindacati, pur esprimendo “apprezzamento per la chiusura della procedura di licenziamento”, ribadiscono che “non è più sostenibile un confronto limitato a procedure di riduzione del personale”.
Abbigliamento, occhialeria e alimentare
Sono 20 gli esuberi annunciati il 25 maggio da Manifattura Paoloni di Macerata. “La volontà dell’azienda – spiegano Filctem Cgil e Femca Cisl – è esternalizzare la produzione, scelta già resa nota da diversi anni, che si è rafforzata a causa della pandemia, con una forte contrazione delle vendite e un aumento non più sostenibile, secondo l’azienda, dei costi di produzione”. I sindacati ricordano anche che nell’ultimo anno già numerosi dipendenti sono usciti con esodi volontari o pensionamenti.
Il calzaturificio Gritti di Venezia (16 dipendenti) ha annunciato il 19 maggio otto licenziamenti. La misura è dovuta alla dismissione del reparto produttivo di montaggio e finissaggio, che verrà esternalizzato. “I licenziamenti – spiega la Filctem Cgil – hanno l’unico obiettivo di riorganizzare l’azienda per ridurre i costi di gestione al fine di consentirne la permanenza in vita. La quasi totalità di questi lavoratori sono assunti a tempo indeterminato, hanno un’elevata anzianità di servizio e condizioni di lavoro spesso molto pesanti”.
Chiusura definitiva, il 12 giugno, dell’azienda di confezionamento di prodotti orticoli Cultiva di Rovigo: licenziati i 60 lavoratori (37 fissi, il resto stagionali), in larga maggioranza donne. A motivare la dismissione, la forte concorrenza nel settore e la perdita del contratto principale con un marchio importante della grande distribuzione. I sindacati si appellano ora alle istituzioni locali affinché intervengano a sostegno dei dipendenti.
C’è un futuro per i 61 lavoratori della Gegè di Prato, società del gruppo Italpizza e produttrice di pizze surgelate. L’azienda, chiusa formalmente il 12 febbraio, il 12 maggio è stata acquistata da Valsa Group di Bologna. Gli addetti resteranno per ora in cassa integrazione, la ripresa della produzione è prevista dopo l’estate. “La volontà dei lavoratori è stata fondamentale”, spiegano i sindacati: “Non hanno mai smobilitato, sempre convinti che vi fosse la possibilità della continuità produttiva e di nuovi investimenti”.
Si accende una luce per l’ex Tessitura Albini di Taranto. Per lo stabilimento tessile c’è un’offerta vincolante d’acquisto che darebbe una prospettiva ai 94 lavoratori, in cassa integrazione fino al 22 dicembre, che a fine anno verranno licenziati e andranno in Naspi. La proposta, resa nota il 6 giugno, viene dal gruppo Ekasa di Torino, specializzato in porte e serramenti per interni ed esterni. “Una buona notizia, ma serve prudenza”, commenta la Fillea Cgil: “Vogliamo parlare direttamente con i nuovi investitori, vedere il piano di reindustrializzazione”.
Sarebbero quattro le aziende pronte a rilevare i 460 dipendenti della Safilo di Belluno, stabilimento dichiarato “non strategico” nel gennaio scorso dal gigante dell’occhialeria. Queste le novità emerse nell’incontro dell’8 giugno con l’advisor Bdo: tra le società interessate vi sono sicuramente gli altri due player del settore, Thélios e Marcolin. “Non accetteremo di fare solo la parte del notaio”, precisa la Filctem Cgil: “Vogliamo la continuità aziendale”.
Chimica e concia
Nell’incontro del 29 maggio la multinazionale tedesca dell’home & personal care Henkel ha ribadito la decisione di licenziare 18 lavoratori (su 165) dello stabilimento di Frosinone. A motivare la scelta, la diminuzione dei volumi di vendita, il costo eccessivo delle materie prime e l’incertezza riguardo la ripresa del mercato. Un nuovo incontro è previsto per il 21 giugno. “La strategia è aumentare i profitti riducendo il lavoro e saturando i magazzini”, questo il commento della Filctem Cgil.
Un altro anno di cassa integrazione alla Italian Leather di Bari (181 dipendenti). L’accordo, valido fino al 26 giugno 2024, congela i 70 esuberi chiesti dall’azienda produttrice di pelli per autoveicoli, in sofferenza dal 2016 per la crisi progressiva dell’automotive. Nel frattempo il Tribunale di Bari, il 4 maggio scorso, ha ammesso la società alla procedura di concordato preventivo. Filctem Cgil: “Abbiamo guadagnato tempo, ma le criticità sono rimaste, per questo ora serve un nuovo acquirente”.
Akzo Nobel, tutti col fiato sospeso
Si deciderà il 26 giugno il futuro dei 46 lavoratori della Akzo Nobel di Venezia. Il 18 gennaio la multinazionale olandese, produttrice di vernici e solventi, ha annunciato la chiusura dello stabilimento e la delocalizzazione in Svezia. In marzo sono stati sottoscritti gli accordi per la cassa integrazione (valida dal 1° maggio al 31 dicembre) e per la dote economica in favore di nuovi acquirenti. Nell’ultimo incontro del 23 maggio, l’advisor ha riferito di diverse manifestazioni d’interesse da parte di società del settore all’acquisto degli impianti, la cui analisi si terrà appunto alla fine del mese.
Un altro anno di cassa integrazione straordinaria per i 142 addetti della Vibac di Campobasso. Questo l’esito del quarto incontro tra sindacati e multinazionale di nastro autoadesivo e plastica per imballaggi (549 dipendenti in Italia), tenutosi il 7 giugno. La società, però, non recede dalla richiesta di esuberi, circa un centinaio, annunciati il 27 febbraio.
Nessun passo avanti per la reindustrializzazione della Treofan di Terni. Nell’incontro al ministero delle Imprese del 25 maggio, il commissario liquidatore ha confermato l’offerta di acquisto da parte della polacca Visopack, annunciando però l’insorgere di problemi con la proprietaria Treofan Germany, che peraltro non si è presentata al vertice. “Profonda delusione” hanno espresso i sindacati, rimarcando la prossima fine della cassa integrazione per i 90 lavoratori (scadrà nel febbraio 2024) e la mancanza di un piano industriale e occupazionale.
Industria
Sono scattati giovedì 8 giugno i licenziamenti alla Arihant di Torino, azienda produttrice di macchine idropulitrici, annunciati il 3 maggio scorso. A mettere la parola “fine” è stato il curatore fallimentare del Tribunale di Ivrea, sancendo la chiusura dello stabilimento e l’uscita degli 85 dipendenti. Annullato anche il contratto di solidarietà (sottoscritto in gennaio) che sarebbe scaduto a fine dicembre. Per i lavoratori, attualmente senza alcun sostegno economico, l’unica via che si apre è quella dell’indennità di disoccupazione Naspi.
Lunedì 5 giugno la Ballarini Zwilling di Mantova (237 lavoratori), produttrice di pentole e utensili per la cucina, ha aperto una procedura di licenziamento collettivo per una cinquantina di dipendenti (38 addetti in produzione e 12 impiegati). “Nessuno verrà licenziato contro la propria volontà”, spiega la Fiom Cgil: “Abbiamo raggiunto un accordo per gestire gli esuberi con esodi incentivati volontari”. Ora i lavoratori sono in cassa integrazione straordinaria (iniziata nel febbraio scorso) fino ad agosto.
Il 18 maggio scorso il ministero del Lavoro ha concesso la cassa integrazione in deroga a Qf, società in liquidazione proprietaria della fabbrica ex Gkn di Firenze, fino al 31 dicembre. La Fiom Cgil ribadisce che l’ammortizzatore sociale “deve avere esclusivamente come obiettivo la tutela occupazionale e il rilancio del sito” e chiede all’Inps di “velocizzare il pagamento diretto per dare un’immediata risposta al forte disagio economico e sociale dei lavoratori che da otto mesi non percepiscono gli stipendi da parte di Qf”.
Map, futuro da decifrare
Tutto ancora da definire il futuro della Map di Cosenza (49 dipendenti). I lavoratori, che hanno concluso a fine maggio la cassa integrazione straordinaria, sono in stato di agitazione. Martedì 30 maggio, nell’incontro tra azienda (produttrice di stampati in metallo per l’automotive) e sindacati, l’amministratore delegato ha garantito l’imminente presentazione di un piano industriale alla Regione Calabria per il rilancio dello stabilimento, che l’ente potrebbe condividere anche attraverso strumenti a sostegno del reddito dei lavoratori.
Cassa integrazione straordinaria per cessazione d’attività e revoca della procedura di licenziamento collettivo. Queste le decisioni assunte il 12 giugno a Terni tra la società Tct e Fiom Cgil, Fim Cisl e Fismic. La procedura era stata avviata l’11 maggio. Su richiesta dei sindacati, le società del gruppo Koenig Metall, Kgt e Tecno Multiservice, si sono rese disponibili ad assorbire ulteriori lavoratori oltre a quelli già assunti.
La TeaTek ha confermato ufficialmente, nell’incontro del 16 maggio al ministero delle Imprese, di aver rilevato lo stabilimento ex Whirlpool di Napoli, con la contestuale assunzione dei 312 lavoratori. Il 1° giugno la società, attiva nella costruzione di impianti fotovoltaici, ha presentato il piano industriale ai sindacati. “Un piano completo, concreto e chiaro”, ha commentato la Fiom Cgil: “Ora la Regione Campania deve avviare quanto prima i percorsi formativi e il ministero del Lavoro deve da subito mettere a disposizione gli ammortizzatori sociali”.
Prolungato dal 1° giugno al 20 ottobre il contratto di solidarietà alla Lear Corporation Italia di Torino. Ma per i 416 dipendenti dell’azienda di automotive, specializzata nella produzione di sedili in monocommittenza per la Maserati, il futuro rimane incerto. Sul personale pende ancora l’annuncio dei 260 esuberi, comunicato in febbraio dalla multinazionale statunitense. I sindacati chiedono al ministero del Lavoro di essere convocati per affrontare la vertenza, e sollecitano la proprietà a ragionare sulla competitività aziendale e sull’innesto di nuove produzioni.
Servizi
Dopo una lunga trattativa sindacale, si è chiusa positivamente la vicenda della Pubbliservizi di Catania (società partecipata dalla Città metropolitana, da mesi in liquidazione giudiziale). Il 15 maggio la società ha ufficialmente cessato di esistere, al suo posto è nata l’azienda speciale Servizi città metropolitana Catania (Scmc). I 331 dipendenti passano ora al nuovo ente: l’accordo sindacale prevede l’assunzione in part-time fino a dicembre (con sensibile riduzione dello stipendio) e la trasformazione a tempo pieno nel nuovo anno.
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Stellantis, Lear, Ftp, Speedline: il settore, ormai in piena transizione, naviga tra esuberi e incertezze. Ecco l'aggiornamento delle crisi aziendali
La transizione “verde” verso il motore elettrico è un cambiamento epocale per l’automotive, dai grandi produttori di veicoli alle oltre 5 mila aziende della componentistica e della filiera in generale. Il passaggio a una mobilità a zero emissioni comporta investimenti, capacità d’innovazione e di riconversione industriale.
Una trasformazione che avrà un effetto imponente sulla forza lavoro: l’Italia è tra i Paesi più esposti alla “bolla occupazionale”, e sono ormai numerosi gli studi che indicano in circa 50 mila i posti di lavoro a rischio. Servirebbero politiche industriali pubbliche e un “piano straordinario per l’automotive”, come richiesto dai sindacati (e dalla Fiom Cgil in particolare): quello che, appunto, è mancato finora.
Industria
Entro fine anno dalla Stellantis di Potenza usciranno in 500. Questa l’intesa firmata il 2 maggio da Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic, Uglm e Aqcf: il criterio è quello della non opposizione, con un incentivo variabile in funzione dell'età anagrafica. L’accordo non è stato siglato dalla Fiom Cgil: “Stellantis sta portando avanti la dismissione del sito produttivo di Melfi. L’azienda ha motivato la decisione con la riorganizzazione del lavoro in vista della produzione dei nuovi modelli elettrici, ma la transizione energetica va governata e non subita, mantenendo i livelli occupazionali”.
Sempre in casa Stellantis, il 21 aprile azienda e sindacati hanno siglato il contratto di espansione per lo stabilimento di Chieti. L’accordo permetterà nei prossimi mesi a 120 dipendenti di andare volontariamente prima in pensione, con massimo cinque anni di anticipo, consentendo l'assunzione contestuale di 40 lavoratori. Le adesioni dovranno pervenire entro il 31 maggio.
Esuberi Lear, corsa contro il tempo
Scadrà alla fine di maggio il contratto di solidarietà alla Lear di Torino. Ma per i 430 dipendenti dell’azienda di automotive, specializzata nella produzione di sedili in monocommittenza per la Maserati, il futuro è del tutto incerto. Sul personale pende ancora l’annuncio dei 260 esuberi, comunicato dalla multinazionale statunitense nel febbraio scorso. A metà marzo è stato aperto un tavolo di crisi presso la Regione Piemonte, che finora però non ha prodotto risultati. I sindacati chiedono il prolungamento degli ammortizzatori sociali e l’innesto di nuove produzioni.
Opportunità di ricollocazione presso altre sedi del gruppo Iveco, incentivi all’esodo e un percorso di outplacement (con il coinvolgimento dei centri per l’impiego) per gli ultimi 63 dipendenti. Questo prevede l’accordo sottoscritto il 26 aprile riguardante lo stabilimento Fpt Industrial di Milano. Una vicenda iniziata nell’ottobre 2019 con la decisione dell’ex gruppo Fiat-Iveco di dismettere lo stabilimento (dove lavoravano 260 persone) e di trasferire le attività a Torino.
Primi licenziamenti alla G&W Electric di Foggia (114 addetti): il 2 maggio scorso sono stati chiusi i contratti per i 13 lavoratori in somministrazione. Il 18 gennaio scorso la multinazionale statunitense, attiva nella produzione di quadri elettrici di bassa e media tensione, ha annunciato la chiusura dello stabilimento. Nell’incontro del 27 aprile al ministero delle Imprese i sindacati hanno affermato che “è necessario gestire la fase di transizione per la vendita e accompagnare i lavoratori attraverso strumenti alternativi ai licenziamenti”.
Siglato giovedì 13 aprile l’accordo di cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale per la fonderia Portovesme di Medio Campidano (53 lavoratori), operativa nella raffinazione del piombo e nella produzione di metalli non ferrosi. La cigs interesserà l’intero personale, la società ha confermato l’intenzione di ricorrere alla massima rotazione possibile. Il periodo è di 12 mesi, quindi fino al 12 aprile 2024. Il pagamento del trattamento d'integrazione salariale avverrà mediante anticipazione da parte della Portovesme.
In evoluzione è la situazione della Speedline di Venezia (540 dipendenti), azienda di automotive di proprietà della multinazionale svizzera Ronal. Nell’incontro del 2 maggio al ministero delle Imprese l’advisor della società ha illustrato le tre offerte pervenute (tutti investitori tedeschi) da parte dei potenziali acquirenti. “Il rilancio di Speedline – affermano Fiom Cgil e Fim Cisl – dovrà passare attraverso il mantenimento dell'occupazione con l'utilizzo di ammortizzatori sociali”. Il tavolo è stato aggiornato al 22 maggio.
Fimer, solidarietà fino a settembre
Torna la speranza per i 340 lavoratori della Fimer di Monza e Arezzo, attualmente in concordato preventivo. I due stabilimenti, attivi nella produzione di inverter per veicoli elettrici e fotovoltaico, sono stati acquisiti dalla società d'investimento Greybull Capital e dal gruppo automobilistico Mc Laren. “L’accordo – spiegano Fiom Cgil e Fim Cisl ¬– permette di tenere aperti i contratti di solidarietà sino a settembre, oltre all'innesto di capitale fresco che assicura i pagamenti degli stipendi e l'acquisto di materiali”. Si attende ora la presentazione del piano industriale e occupazionale.
Alimentari
Dopo oltre un secolo di attività, chiude il caseificio Reginella d'Abruzzo dell’Aquila (19 dipendenti). A motivare la decisione, a detta dell’azienda, l'impennata dei costi di energia, logistica e materie prime (latte, in particolare). Il 27 aprile è stato sottoscritto un accordo di cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività fino al 31 dicembre; i lavoratori saranno chiamati a un percorso di formazione, in quanto soggetti potenzialmente fuori dal mercato del lavoro.
Scongiurata per ora la chiusura della Antica Pasta Sabina di Rieti (40 addetti). Il 5 maggio è stato siglato un accordo tra azienda alimentare, Cna e sindacati che prevede la concessione della cassa integrazione per i lavoratori (da due mesi senza stipendio) e lo sblocco del Fondo di solidarietà bilaterale per l'artigianato. L’impresa si è anche impegnata a riavviare al più presto la produzione, ferma da metà aprile.
Chimica, farmaceutica, abbigliamento e vetro
Il 19 aprile la J.Colors di Modena (24 addetti), azienda storica di vernici industriali, ha annunciato la chiusura dello stabilimento, da realizzarsi entro luglio. “Una scelta improvvisa e inaspettata, sbagliata nel metodo e nel merito, che scarica sui più deboli gli errori accumulati dalla proprietà nel corso degli anni”, commentano Filctem Cgil e Uiltec Uil, rilevando che l’azienda “ha usufruito degli incentivi post-terremoto che ne hanno permesso la ricostruzione ex-novo”.
Janssen, muro contro muro
Avviata dalla Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Johnson&Johnson, una procedura di licenziamento collettivo per 57 lavoratori, tra informatori scientifici e personale impiegatizio, dello stabilimento di Milano (600 dipendenti). Forte la protesta dei lavoratori, che il 20 aprile sono scesi in sciopero. “La Janssen è in salute, lo scorso anno ha fatturato 1,2 miliardi”, sostengono i sindacati: “Abbiamo chiesto di aprire un ragionamento su eventuali esodi volontari e percorsi di accompagnamento alla pensione, ma finora l’azienda ha sempre rifiutato”.
Si inasprisce la situazione della Sofar di Milano. L’azienda farmaceutica è coinvolta nel processo di ristrutturazione della multinazionale Alfasigma, che il 20 febbraio scorso ha annunciato 333 licenziamenti, di cui 33 alla Sofar. L’incontro del 7 aprile si è concluso con un “mancato accordo”, adesso la vertenza passerà al ministero delle Imprese. “La ristrutturazione – spiegano i sindacati – deve seguire il criterio dell'uscita volontaria incentivata, senza questo paletto non può esserci intesa”.
Sono scesi da 126 a 62 gli esuberi chiesti dalla Vibac per lo stabilimento di Campobasso (142 addetti). I licenziamenti erano stati annunciati dalla multinazionale italiana di nastro autoadesivo e plastica per imballaggi (549 dipendenti in Italia) il 27 febbraio scorso. I lavoratori sono in cassa integrazione straordinaria fino a luglio. I sindacati chiedono che le uscite siano volontarie e la proroga della cigs per un anno. Il prossimo incontro è fissato per il 16 maggio.
Sempre alla Vibac, martedì 11 aprile è stata firmata la proroga della cassa integrazione ordinaria per i lavoratori dello stabilimento di Potenza. L’accordo riguarda le ultime 13 settimane di cig delle 52 a disposizione, che scadranno a fine luglio. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, pur avendo “responsabilmente sottoscritto il verbale”, lamentano “la mancanza di un progetto capace di concretizzare gli investimenti necessari per la ripresa produttiva. Solo un’energica fase d'investimenti e innovazione sul sito, finalizzati alla riduzione dei costi, potrebbe scongiurare la perdita di posti di lavoro”.
Moreschi chiude due reparti e annuncia 35 esuberi. La storica fabbrica calzaturiera di Pavia (140 dipendenti) ha manifestato l'intenzione di cessare l'attività dei reparti di orlatura e pelletteria, a causa del calo degli ordinativi e dei costi troppo alti. In cassa integrazione sono attualmente 46 lavoratori, la cui scadenza è giugno. “La situazione è complessa”, spiega la Filctem Cgil “Molte attività sono già state esternalizzate, ma esploreremo tutte le strade per evitare i licenziamenti”.
Passo avanti per la reindustrializzazione della Akzo Nobel di Venezia (46 dipendenti). Il 18 gennaio la multinazionale olandese, produttrice di vernici e solventi, ha annunciato la chiusura dello stabilimento entro il 1° giugno e la delocalizzazione in Svezia. In marzo sono stati sottoscritti gli accordi per la cassa integrazione e per la dote economica in favore di nuovi acquirenti. Nell’incontro del 20 aprile l’advisor ha comunicato la presenza di diverse concrete manifestazioni d’interesse. Il tavolo di crisi è stato aggiornato al 23 maggio.
Cassa integrazione straordinaria all’Industria Vetraria Valdarnese di Arezzo (44 addetti). L’ammortizzatore sociale sarà al 50% per i dipendenti degli uffici, mentre sarà a zero ore (ma a rotazione) per i lavoratori in produzione e in magazzino. La storica cooperativa (fu fondata nel 1952), attualmente ferma a causa dell’impennata dei costi energetici, ha avviato il procedimento di liquidazione coatta amministrativa e attende la nomina del commissario liquidatore.
Buone notizie per la reindustrializzazione della Forall Confezioni di Vicenza (140 dipendenti), titolare del prestigioso marchio di abbigliamento Pal Zileri. Gli impegni assunti l’8 febbraio scorso si stanno rispettando: entro giugno dovrebbe concludersi il trasferimento di ramo aziendale alla newco J6, garantendo dunque la continuità produttiva del sito. Il 30 giugno si concluderà anche la cassa integrazione (che interessa 90 dipendenti) per transizione occupazionale.
Trovato venerdì 14 l’accordo alla Suominen Nonwovens di Como (92 addetti), multinazionale finlandese che il 26 gennaio ha avviato la procedura di licenziamento per 54 addetti alla produzione dello stabilimento di tessuto-non tessuto. I lavoratori saranno accompagnati all’uscita, secondo l’anzianità di servizio, con un minimo di 13 e un massimo di 21 mensilità. Previste quattro mensilità per chi andrà in pensione entro fine anno, mentre i lavoratori più lontani dall’età pensionabile otterranno la Naspi e un’integrazione economica da parte dell’azienda.
Legno e stampa
“È stata trovata una soluzione che attenua l’impatto sociale”. Questo il commento della Fillea Cgil all’accordo sulla cassa integrazione per cessazione di attività, della durata di 12 mesi, raggiunto il 19 aprile nella storica azienda di articoli da cucina in legno Angiolo Rosselli (19 dipendenti) di Empoli. La vertenza si era aperta agli inizi di marzo, con la dichiarazione aziendale di voler procedere a nove esuberi.
Cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale e riorganizzazione alla Elcograf (960 addetti). L’ammortizzatore sociale è stato concesso per i due stabilimenti bergamaschi fino al 30 luglio prossimo, con possibilità di proroga fino a dicembre. L’azienda di editoria e stampa è anche interessata da un programma di prepensionamenti che vedrà l’uscita nei prossimi mesi di 240 lavoratori. Preoccupati i sindacati, che chiedono al governo “il superamento del quinquennio mobile e dunque la possibilità di poter accedere a ulteriori ammortizzatori sociali”.
Elettronica e telecomunicazioni
È stata avviata formalmente il 12 aprile scorso da Vodafone la procedura di licenziamento collettivo per 1.003 lavoratori in tutta Italia. Il taglio, annunciato il 13 marzo, farebbe scendere i dipendenti dagli attuali 5.600 a 4.600. Nell’incontro del 4 aprile la multinazionale inglese di telefonia ha precisato le aree: 550 sono gli esuberi nel customer care, seguono network (173), consumer (125), staff (115) e business (37). “Politiche aziendali miopi e la totale assenza delle istituzioni – commentano i sindacati – non faranno altro che accompagnare il settore a un inesorabile ridimensionamento”.
Swapfiets chiude, Milano senza bici
La Swapfiets Italia, multinazionale olandese di sharing mobility (servizi di noleggio biciclette a lungo termine), chiude lo store di Milano e licenzia i dieci lavoratori (tre operatori dello store e sette presso l'officina meccanica). Il 17 aprile i dipendenti sono scesi in sciopero, organizzando anche un presidio. “Stiamo provando ad avviare un confronto per evitare la chiusura”, dichiara la Fiom Cgil: “Il servizio offerto da Swapfiets è vincente e innovativo, inoltre il servizio è stato apprezzato da moltissimi cittadini”.
Confermata la chiusura della Sk Hynix di Monza. Nell’incontro del 26 aprile la multinazionale coreana, secondo colosso mondiale dei semiconduttori, ha riaffermato la dismissione del centro di ricerca, con il contestuale licenziamento collettivo dei 39 dipendenti. “La priorità – dice la Filcams Cgil – è la ricollocazione delle lavoratrici e dei lavoratori. La sottoscrizione dell’eventuale accordo sindacale potrà avvenire esclusivamente secondo il criterio della non opposizione”.
Tagliati 80 posti alla Callmat di Matera (400 operatori). La società di servizi di call center per conto di Tim ha licenziato i lavoratori in somministrazione. “Chiediamo immediata chiarezza sulla commessa Tim”, spiega il Nidil Cgil territoriale: “Temiamo che questo sia solo il prologo di una vera e propria bomba sociale, che potrebbe esplodere distruggendo tutto il mercato di customer care e portare alla cessazione dell'appalto, gettando per strada i dipendenti”.
Raggiunto l’accordo per l’adozione dei contratti di solidarietà alla Siae Microelettronica di Milano (626 addetti). L’intesa tra sindacati e azienda di telecomunicazioni (reti e ponti radio) è stata raggiunta lunedì 17 aprile presso la sede della Regione Lombardia. La società aveva inizialmente richiesto la cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale, soluzione fortemente avversata dalla Fiom, che aveva avviato la mobilitazione: “Un ottimo risultato – commenta la categoria Cgil – che getta le basi per il rilancio dell’azienda”.
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Vodafone, Italtel, Tim. Sky, Ericsson: il settore delle telecomunicazioni espelle migliaia di lavoratori. Ecco l'aggiornamento delle crisi aziendali
Dopo la crisi delle big tech e delle grandi piattaforme digitali, è arrivata quella dei giganti delle telecomunicazioni. Per il settore, marzo è stato un mese di annunci nefasti. In realtà si è iniziato l’ultimo giorno di febbraio con i 123 esuberi comunicati da Italtel: l’ennesimo piano di ristrutturazione si porterà via il 15% dei dipendenti.
Poi sono scesi in campo i colossi della telefonia: la multinazionale inglese Vodafone ha dichiarato mille “eccedenze di personale” da tagliare nei prossimi due anni, mentre Tim ha concordato 2 mila uscite volontarie in “isopensione”.
E ancora: Sky Italia ha comunicato un nuovo piano di contenimento dei costi che coinvolgerà altri 800 lavoratori, oltre ai 400 già previsti nell'accordo del 2021, mentre Ericsson ha appena illustrato ai sindacati il piano di riorganizzazione mondiale che prevede 150 esuberi in Italia.
“Stiamo facendo i conti con l’annunciata eutanasia di un intero settore”, commenta il segretario generale Slc Cgil Fabrizio Solari: “Gli investimenti arrancano, le aziende tagliano personale e vendono pezzi. Il problema non può risolversi nel confronto con le singole imprese: la crisi è strutturale e rimanda all’inefficienza del nostro ‘libero mercato’. Senza una rapida e decisa virata, l’Italia si allontanerà ancora di più dall’Europa”.
Alimentare
Firmato il 16 marzo il protocollo d'intesa per la ricollocazione degli ultimi 29 lavoratori Alival di Pistoia. Nell’aprile 2022 la società del gruppo Lactalis aveva annunciato la chiusura dello stabilimento e il licenziamento collettivo. L’accordo prevede la ricollocazione degli ex dipendenti in sette aziende del territorio, favorita da incentivi stanziati dalla Regione Toscana. Nelle prossime settimane verrà firmata con la multinazionale un’intesa per la reindustrializzazione del sito.
Niente più esuberi, ma due anni di cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale. Questo il contenuto dell’accordo siglato per i lavoratori degli stabilimenti di Venezia e Treviso dell’Acqua minerale San Benedetto. Il decreto del ministero del Lavoro è del 28 febbraio, la cigs sarà in vigore fino al 31 dicembre 2024. “Ci sono evidenti punti di forza nell’intesa”, commentano Flai Cgil e Fai Cisl: “L’accordo non penalizza il personale, cercheremo di garantirlo il più possibile”.
Chimica, ceramica e occhialeria
Ancora nessun accordo alla Suominen Nonwovens di Como (92 addetti), multinazionale finlandese che il 26 gennaio ha avviato la procedura di licenziamento per 54 addetti dello stabilimento di tessuto-non tessuto. Nell terzo incontro del 4 aprile la società ha proposto come buonuscita il pagamento di alcune mensilità (da dieci a 15, secondo l’anzianità di servizio) e l’apertura della cassa integrazione straordinaria (che però farebbe sensibilmente diminuire l’incentivo all’uscita). Un’offerta respinta dai sindacati, che la giudicano troppo al ribasso.
Akzo Nobel, la multinazionale va in Svezia
Sottoscritta il 29 marzo alla Akzo Nobel di Venezia (46 dipendenti) l’intesa per un anno di cassa integrazione straordinaria. Il 18 gennaio la multinazionale olandese, produttrice di vernici e solventi, aveva comunicato la chiusura dello stabilimento entro il 1° giugno prossimo e la delocalizzazione della produzione in Svezia. Il 14 marzo era stato siglato un accordo per la reindustrializzazione e la ricerca attiva, tramite un advisor, di acquirenti disponibili a rilevare sito e maestranze, con una dote economica (circa due milioni di euro) stanziata dalla Akzo Nobel.
Primo incontro “interlocutorio” mercoledì 29 marzo al ministero delle Imprese sulla situazione della Vibac di Campobasso (142 addetti). Il 27 febbraio scorso la multinazionale italiana di nastro autoadesivo e plastica per imballaggi (con circa mille unità tra Italia, Serbia e Canada) ha annunciato 126 esuberi. La crisi della società (fondata nel 1968) va avanti da più di un anno, i lavoratori sono in cassa integrazione straordinaria fino a luglio. Il prossimo incontro è previsto per fine aprile.
Prorogata per un altro anno la cassa integrazione straordinaria per i 120 dipendenti della Saxa (ex Tagina) di Perugia. L’azienda ceramica è ferma dal luglio scorso per gli alti costi energetici; il 21 marzo la cigs è stata rinnovata, stavolta con la formula della cessazione di attività. La società ha dichiarato che la produzione dovrebbe riprendere prima dell’estate, ma i dipendenti sono in stato di agitazione e intendono presidiare l’impianto fino alla ripresa delle normali attività lavorative.
La Safilo ha confermato, nel secondo incontro del 23 marzo, la “non strategicità” dell’impianto di Belluno (468 dipendenti) e “la ricerca di soluzioni alternative alla chiusura”, annunciati a fine gennaio. Uno stabilimento già segnato nel 2019 da una pesante ristrutturazione e coinvolto fino al dicembre 2022 nell’utilizzo della cassa integrazione. Sindacati e Regione Veneto hanno chiesto al gigante dell’occhialeria “maggiori dettagli rispetto alle ragioni finanziarie e produttive in base alle quali è stata decisa la dismissione del sito produttivo”. Il prossimo incontro è previsto per la metà di aprile.
Credito ed editoria
Confermati i 52 esuberi (su 134 addetti) alla Aquileia capital services (Acs) di Udine. Nell’incontro del 31 marzo l’azienda, specializzata nel trattamento di crediti deteriorati e di proprietà del fondo americano Bain capital credit, ha ribadito l'esigenza di ridurre il costo del personale per garantire la sostenibilità. Acs ha anche rifiutato le proposte avanzate dai sindacati per ridurre gli esuberi (come esodi volontari, contratti di solidarietà o mobilità interna). Il prossimo incontro è previsto il 14 aprile.
Si apre una nuova fase per i lavoratori dell’agenzia di stampa Dire. Assemblea dei grafici e Cdr hanno firmato un accordo di solidarietà con la società editrice Com.e, che a fine novembre aveva annunciato la volontà d'interrompere il percorso di ammortizzatori sociali sottoscritto a luglio e di voler procedere con un piano di esuberi pari al 30% della forza lavoro. “L'accordo - spiega la Slc Cgil - avrà valore fino al prossimo 19 settembre, prevedendo una solidarietà per tutti i grafici con percentuali variabili, a eccezione dei settori pulizie e receptionist, che saranno esternalizzati”.
Edilizia e appalti
Primo risultato per i 59 lavoratori della Minermix, azienda produttrice di calce e cemento. A metà gennaio l’azienda aveva annunciato la chiusura degli stabilimenti di Lecce e Brindisi, con il conseguente licenziamento collettivo. Martedì 21 marzo è stato siglato un accordo per la concessione della cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività fino al prossimo 31 dicembre, con possibilità di prolungamento al 27 marzo 2024. Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil sollecitano ora le istituzioni a sfruttare i prossimi mesi per trovare nuovi investitori e far ripartire l’attività produttiva.
Geodis-Amazon, 130 famiglie senza futuro
Ancora nessuna soluzione per i 130 addetti della Geodis di Rovigo, azienda che da sette anni opera in appalto in esclusiva per il grande deposito Amazon di Castelguglielmo. Il colosso dell'e-commerce ha progressivamente ridotto il lavoro per Geodis, per poi annunciarne la chiusura nel luglio 2023. I lavoratori sono in stato di agitazione, il prossimo incontro in Regione Veneto è in calendario per il 12 aprile.
Elettronica e telecomunicazioni
Sono mille le “eccedenze di personale” annunciate il 13 marzo da Vodafone, che farebbero scendere i dipendenti dagli attuali 5.700 a 4.700. Nell’incontro del 4 aprile la multinazionale inglese di telefonia ha precisato le aree: 550 sono gli esuberi nel customer care, seguono network (173), consumer (125), staff (115) e business (37). “La riduzione dell'occupazione non è la leva esclusiva per rispondere a una contrazione dei ricavi”, hanno commentato Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil: “Serve un confronto complessivo del settore delle tlc, chiamando a responsabilità il governo, per traguardare un modello industriale che superi la condizione di continua sofferenza”.
Italtel, annunciati 123 esuberi
Sono 123 gli esuberi annunciati a governo e sindacati il 28 febbraio da Italtel (880 dipendenti), confermati nell’incontro del 27 marzo. La multinazionale dell'Ict ha varato l'ennesimo piano di ristrutturazione, che comporterà licenziamenti (pari al 15% del personale) fino al 2026, nelle sedi di Milano (86), Palermo (19) e Roma (18). Forte l’opposizione dei sindacati, che respingono “la falsa soluzione alla crisi aziendale che dipende dalle difficoltà gestionali della nuova proprietà”.
Prosegue la maxi-riorganizzazione di Tim. Giovedì 23 marzo è stato raggiunto un accordo fra Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e società telefonica per 2 mila uscite volontarie in "isopensione", ovvero la possibilità di andare in pensione fino a sette anni prima del termine stabilito. Non si tratta di nuovi licenziamenti, precisano i firmatari, ma di "uscite concordate con i dipendenti, che provano a dare maggiore sostenibilità all'azienda, riducendo in maniera volontaria il numero degli occupati, in un contesto particolarmente complicato".
Sono circa 150 gli esuberi comunicati da Ericsson ai sindacati nell’incontro del 6 aprile. La multinazionale svedese ha precisato che le uscite, che fanno parte di un piano di riorganizzazione di 8 mila licenziamenti in tutto il mondo, dovranno avvenire entro il 2023 con modalità “non traumatiche”. I sindacati rilevano che “ridurre i costi e tagliare il personale sono vecchie ricette di fronte a nuove sfide che il mercato digitale propone” e chiedono che “il posizionamento di Ericsson sia ricondotto nell'alveo di una vertenza complessiva di settore”.
Sky Italia ha annunciato il 10 marzo un nuovo piano di contenimento dei costi che coinvolgerà altri 800 lavoratori (interni ed esterni), oltre ai 400 già previsti nell'accordo del 2021. L'intervento prevede un ampio piano di riqualificazione professionale e uscite volontarie. “Contratteremo ogni singola situazione - hanno replicato Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil - per verificare che si tratti effettivamente di un percorso concreto, e non di un semplice tentativo di guadagnare un po' di tempo prima di soluzioni più drastiche”.
Stato di agitazione alla Salesforce (588 dipendenti), in seguito alla decisione della multinazionale (annunciata il 4 gennaio) di procedere a 34 licenziamenti (poi ridotti a 26) nelle sedi di Milano e Roma. La trattativa si è di fatto interrotta: i sindacati denunciano l’atteggiamento di chiusura della big tech (come il rifiuto degli ammortizzatori sociali) e l’insufficienza delle proposte (come gli esodi incentivati) fin qui avanzate.
Alla lista delle big tech che licenziano si aggiunge Microsoft Italia (1.080 dipendenti). Il 17 gennaio scorso la multinazionale informatica aveva annunciato 10 mila esuberi nel mondo: nel nostro Paese la procedura per licenziamento collettivo è stata aperta per 59 lavoratori (16 dirigenti e 43 impiegati delle aree marketing e vendita) delle sedi di Milano e Roma. L'azienda ha confermato di aver aperto le consultazioni con i sindacati “al fine di trovare un accordo per gestire al meglio il piano”. La trattativa sindacale inizierà alla metà di aprile.
Nessuna marcia indietro da parte della Micron Semiconductor Italia (550 dipendenti): lo stabilimento di Padova chiuderà entro luglio, come annunciato il 27 febbraio. Per i 31 lavoratori ora si prospetta il trasferimento in Lombardia o in Abruzzo, vista l’indisponibilità della multinazionale statunitense (attiva nella progettazione e fabbricazione di microchip di memoria avanzati) ad accedere agli ammortizzatori sociali. Forte la protesta dei sindacati, che hanno indetto lo stato di agitazione.
Venerdì 31 marzo la coreana Sk Hynix, secondo colosso mondiale dei semiconduttori, ha comunicato la chiusura del centro di ricerca e sviluppo italiano ed europeo di Agrate Brianza (Monza), con il contestuale licenziamento collettivo dei 39 lavoratori. Netta contrarietà ha espresso la Filcams Cgil, rilevando che “le motivazioni comunicate sono molto contraddittorie” e che “il centro di ricerca italiano ha sempre raggiunto gli obiettivi prefissati”.
Industria
Saranno licenziati il 1° maggio, alla scadenza del secondo anno di cigs, gli ultimi 63 lavoratori della Ftp Cnh Industrial di Milano. Una vicenda iniziata nell’ottobre 2019 con la decisione dell’ex gruppo Fiat-Iveco di dismettere lo stabilimento (dove lavoravano 260 persone) e di trasferire le attività a Torino. Nel vertice del 21 marzo i sindacati hanno chiesto a Regione e azienda di attuare un mix d'interventi composto di pre-pensionamenti, trasferimenti incentivati e ricollocazioni in altre aziende del territorio. Il prossimo incontro è previsto per fine aprile.
Un altro anno di cassa integrazione straordinaria in Acciaierie d'Italia. L’intesa, firmata mercoledì 29 marzo da Fiom Cgil, Fim Cisl, Ugl e Fismic dopo diversi giorni di trattative, riguarda 3 mila addetti, di cui 2.500 a Taranto. La prima annualità della cigs si era conclusa il 28 marzo e coinvolgeva il medesimo numero di addetti. “Lo strumento della cigs – commenta la Fiom – ha carattere transitorio, definito nel tempo, e soprattutto non prevede esuberi”.
Aperta il 2 febbraio dalla Malvestio di Padova una procedura di licenziamento collettivo per 25 lavoratori (su 202). A motivare la decisione dell’azienda produttrice di arredi per strutture ospedaliere e case di riposo, la diminuzione delle commesse e la contrazione del fatturato. Netta la contrarietà dei sindacati, che denunciano “una mancata lungimiranza imprenditoriale, che non può essere pagata dai lavoratori e dalle lavoratrici che in questi anni hanno sempre operato moltissimo, facendo doppi turni e straordinari per il bene dell’azienda”.
Malvestio, a Padova si licenzia
Quattrocento uscite incentivate, concentrate sulle funzioni di staff fra impiegati (310 unità) e operai indiretti (90). Questo la nuova ristrutturazione targata Marelli, presentata martedì 21 marzo ai sindacati. Gli incentivi per i pensionabili saranno nell’arco dei 48 mesi: i primi due anni il 90% della retribuzione insieme alla Naspi, gli ultimi due anni l'80% della retribuzione, più l’equivalente dei contributi da versare. Per chi non raggiunge la pensione l’incentivo sarà di 12 mensilità da 35 a 39 anni, 24 mensilità fra 40 e 49 anni, 30 mensilità fra 50 e 54 anni, 36 mensilità dai 55 anni in su.
Stop ai licenziamenti: si è risolta con un “accordo di garanzia” la vertenza della Körber di Lucca (460 dipendenti). Il 10 gennaio la multinazionale tedesca, produttrice di macchinari per l’industria cartaria, aveva annunciato 90 esuberi. Il 28 marzo sindacati e azienda hanno siglato un’intesa per 24 mesi di cigs (a partire da settembre prossimo), un piano volontario di prepensionamenti (con specifici sostegni al reddito) ed esodi incentivati.
Chiude definitivamente la Ico di Pescara (34 addetti). Il 17 marzo scorso il ministero del Lavoro ha autorizzato la cassa integrazione straordinaria per cessazione d’attività fino al 31 dicembre prossimo per 24 dipendenti (i restanti dieci sono stati ricollocati in aziende del gruppo). L’azienda aveva interrotto la produzione di carta monouso nell’agosto 2022 a causa dell’aumento dei costi di produzione e di trasporto dovuto ai rincari energetici.
Dopo quattro anni di crisi e commissariamenti, sembra concludersi positivamente la vicenda della Blutec di Asti (105 lavoratori). Il 28 marzo il ministero delle Imprese ha rilasciato l’autorizzazione per il trasferimento del ramo aziendale Bu Lighting (divisione illuminazione) alla Deltats, società torinese di stampaggio di termoplastiche per veicoli. La nuova società si è impegnata ad assumere tutti i dipendenti, con lo stesso inquadramento professionale e la medesima anzianità di servizio, con un vincolo di stabilità per almeno due anni.
Terziario, servizi e turismo
Un anno di cassa integrazione per cessazione d’attività oppure il trasferimento nel negozio di Desenzano (Brescia), a oltre 60 chilometri di distanza. Questo l’accordo firmato il 13 marzo tra la catena di arredamento Grancasa e i sindacati per i sette dipendenti del punto vendita di Mantova, chiuso a fine febbraio. “Restiamo comunque sempre in attesa – dichiara la Filcams Cgil – del piano di ristrutturazione da tempo annunciato”.
Torna lo spettro della chiusura dei negozi per i 1.400 lavoratori della Conbipel. I sindacati hanno indetto il 27 marzo uno sciopero per denunciare “il mancato rispetto dell’accordo sottoscritto in giugno con Conbipel in amministrazione straordinaria sul passaggio del 93,3% della forza lavoro alle società Btx Italian Retail and Brands e Jd Sport Fashion”. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil rilevano assunzioni del personale non realizzate e chiusure di punti vendita.
Buona notizia, anche se parziale, per i 330 dipendenti della Pubbliservizi di Catania. Il tribunale ha autorizzato la proroga dell’esercizio provvisorio fino al 15 maggio della società partecipata dalla Città metropolitana, attiva nei servizi alla cittadinanza, attualmente in liquidazione giudiziale. La procedura di licenziamento collettivo è stata quindi ritirata. Ma ora, spiegano i sindacati, occorre fare in fretta per costituire l’Azienda speciale che dovrà subentrare alle attività finora svolte da Pubbliservizi, rilevandone anche i lavoratori.
Chiude i battenti il servizio di moto sharing avviato in via sperimentale nel 2019 da Acciona Mobility Italia (39 dipendenti), società della multinazionale dei settori energia, infrastrutture e trasporto innovativo. Il 15 marzo la direzione ha formalmente avviato la procedura di licenziamento collettivo per cessazione di attività per i lavoratori delle sedi di Milano e Roma. Le trattative sono in corso: l’azienda si è finora mostrata indisponibile a ricollocamenti e ammortizzatori sociali, proponendo invece esodi incentivati e percorsi di outplacement.
Otto mesi di trattative, poi finalmente la soluzione. Si è risolta positivamente la vertenza dei 200 lavoratori dell’Hotel Bauer di Venezia, che resterà chiuso due anni e mezzo per ristrutturazione. Il 17 febbraio scorso il ministero del Lavoro ha firmato il decreto per la cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale fino al 22 gennaio 2025. Previsto anche un piano di uscite incentivate su base volontaria. L’hotel riaprirà nel 2025 sotto la nuova insegna del gruppo Rosewood.
Accordo raggiunto alla società tedesca di car sharing Share Now GmbH (32 dipendenti), azienda del gruppo Stellantis nata dalla fusione di Car2go e Drive Now, che il 18 gennaio scorso aveva annunciato dieci esuberi. I licenziamenti sono scesi a otto e saranno realizzati su base volontaria. A motivare la decisione, che interessa i lavoratori di Milano, Roma e Torino, un “progetto internazionale di riorganizzazione e automazione dei servizi di noleggio auto”.
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Facebook, Yahoo, Salesforce: i giganti digitali tagliano in Italia (ma seguitano a fare utili). Ecco l'aggiornamento delle crisi aziendali
Dalla Silicon Valley alle filiali italiane. La crisi delle big tech, iniziata negli ultimi mesi del 2022, è arrivata anche da noi. La prima è stata Meta-Facebook: il gigante digitale aveva chiesto 23 esuberi, poi ridotti a 12 (l’accordo è di metà gennaio) dopo lunghe trattative con i sindacati. A cascata sono tutte arrivate tutte le altre.
La motivazione “ufficiale” è la fine dell’emergenza legata alla pandemia, che aveva spinto in alto la richiesta di servizi digitali in un mondo che lavorava da remoto. Ma queste piattaforme continuano a macinare utili e distribuire dividendi. I ricavi calano, è vero, ma tagliare i costi (in questo caso, del lavoro) non fa certo aumentare i ricavi. La realtà, insomma, è un mix di questioni di Borsa, scelte protezionistiche dei manager e forti appetiti degli investitori.
Adesso è il turno di Yahoo, che ha avviato la procedura per 19 licenziamenti (su 21 dipendenti), e di Salesforce, leader nel campo dei software per l’e-commerce, che ha annunciato 34 esuberi. E già si annunciano tagli a Spotify, Amazon, Google, Zoom, oltre alla già prevista seconda ondata di esuberi a Meta-Facebook.
Alimentare
Sembrano non esserci più speranze per i 79 dipendenti di Reggio Calabria e per i 42 di Pistoia della Alival Lactalis. Nell’incontro del 30 gennaio la multinazionale ha confermato la chiusura dei due stabilimenti il 31 marzo prossimo. Solo una minima parte dei lavoratori sarà ricollocata in aziende del gruppo, per gli altri l’unica prospettiva è l’esodo incentivato e poi il licenziamento. Per il sito toscano è in campo un progetto di reindustrializzazione, mentre per quello calabrese al momento è tutto fermo.
Possono tirare un sospiro di sollievo i 65 lavoratori della Gegè di Prato, società del gruppo Italpizza e produttrice di pizze surgelate. La vicenda dall’azienda, che ha chiuso formalmente il 12 febbraio, si trascina dal 2017. Ai lavoratori verrà assicurata la cassa integrazione straordinaria (retroattiva) fino a dicembre, mentre entro maggio lo stabilimento sarà posto in vendita all’asta in vista della futura reindustrializzazione del sito.
Cartaria, edilizia e credito
Accordo raggiunto alla Ico di Pescara (34 addetti) per un altro anno di cassa integrazione straordinaria per cessazione d’attività (valido fino al prossimo dicembre). L’azienda aveva interrotto la produzione di carta monouso nell’agosto 2022 a causa dei costi eccessivi. La cigs riguarda 24 lavoratori, per i quali saranno attivati dalla Regione Abruzzo percorsi di formazione, mentre i restanti dieci sono stati ricollocati in altre società del gruppo.
Bff Bank, 28 licenziamenti ma dividendi agli azionisti
Sono 28 gli esuberi avviati il 30 gennaio dalla Bff Bank (545 dipendenti), conseguenti alla chiusura del periodo d'incentivazione alle dimissioni volontarie (scaduto il 22 gennaio). “Una decisione inaccettabile” per i sindacati, che sottolineano gli ottimi risultati finanziari della banca, che “nel corso del 2022 ha distribuito agli azionisti dividendi per oltre 190 milioni di euro”. I lavoratori sono in stato di agitazione, il 9 febbraio si è tenuto uno sciopero con presidio a Milano.
Chiusura dell’attività confermata, ma licenziamenti sospesi nei due stabilimenti Minermix (59 lavoratori) di Lecce e Brindisi. Il 6 febbraio l’azienda di calce e cemento ha annunciato lo stop agli esuberi e l’avvio della procedura per la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, provocata dalla riduzione delle commesse a causa della crisi dell’indotto di Acciaierie d’Italia. “Abbiamo raggiunto un primo risultato importante”, commentano i sindacati: “Ora l'obiettivo è dare continuità e futuro a una realtà aziendale consolidata del territorio”.
Chimica, occhialeria e farmaceutica
Confermata la decisione della multinazionale olandese Akzo Nobel (600 dipendenti in cinque impianti), produttrice di vernici e solventi, di chiudere lo stabilimento di Venezia e delocalizzare la produzione in Svezia (a Malmö). Gli esuberi, annunciati il 18 gennaio, sono 46 (su 55 addetti), la deadline è prevista per il 1° giugno. Il 2 marzo l’azienda ha firmato un verbale d'impegni riguardo nomina dell’advisor, soluzioni occupazionali e produttive.
Alfasigma, licenziato un dipendente su cinque
Sono ben 333 i licenziamenti annunciati il 20 febbraio dalla multinazionale italiana AlfaSigma (1.600 dipendenti). Il piano di riduzione dell’organico (conseguente all’acquisizione della Sofar, avvenuta l’estate scorsa) interessa tutte le divisioni del gruppo, colpendo in particolare gli informatori scientifici del farmaco (221 esuberi) e gli addetti alle funzioni di staff. “Il piano riguarda il 20% della forza lavoro, così è ingestibile” commenta la Filctem Cgil, che assieme alle altre sigle di categoria ha indetto il blocco degli straordinari e otto ore di sciopero (le prime quattro si sono tenute il 6 marzo).
Ancora nessun accordo alla Suominen Nonwovens di Como (92 addetti), multinazionale finlandese che il 26 gennaio ha avviato la procedura di licenziamento per 57 addetti alla produzione dello stabilimento di tessuto-non tessuto in rotoli. I dipendenti erano già in cassa integrazione, la decisione è stata motivata con la forte concorrenza internazionale e gli alti costi energetici. Forte la protesta di lavoratori e sindacati, che hanno organizzato un presidio permanente di fronte ai cancelli della fabbrica.
Un altro anno di cassa integrazione per i lavoratori della Treofan (110 dipendenti) di Terni. L’accordo tra multinazionale chimica (attualmente in liquidazione) e sindacati è stato firmato il 2 marzo al ministero del Lavoro, si attende ora la convocazione al ministero delle Imprese sulla reindustrializzazione. Riguardo quest’ultima, sarebbero tre le manifestazioni d’interesse arrivate finora, su cui ora è in corso la valutazione.
Futuro del tutto incerto per i 122 dipendenti delle due aziende del gruppo Mondial (Mondial Suole e Mondial Plast) di Macerata, che giovedì 2 marzo sono state poste dal tribunale territoriale in liquidazione giudiziale. Filctem Cgil e Femca Cisl hanno subito avviato “i contatti con i liquidatori per individuare, anche proseguendo il confronto con la Regione Marche, ogni soluzione a tutela dei posti di lavoro, anche tramite il ricorso agli ammortizzatori sociali in continuità”.
Safilo, per Belluno il futuro è sempre più incerto
La Safilo ha confermato, nell’incontro del 23 febbraio, la “non strategicità” dell’impianto di Belluno (468 dipendenti). Uno stabilimento già segnato nel 2019 da una pesante ristrutturazione e coinvolto fino al dicembre 2022 nell’utilizzo della cassa integrazione. Il gruppo produttore e distributore di occhiali ha anche espresso “la concreta probabilità della sua acquisizione da parte d'importanti player del settore”. I sindacati ritengono che “ogni possibile operazione industriale non possa prescindere dal mantenimento del numero attuale dei dipendenti”.
Sono stati definitivamente licenziati il 1° febbraio i 113 dipendenti della Baritech Operations (ex Osram) di Bari, produttrice di tessuti per mascherine chirurgiche. A nulla sono salvi i numerosi tentativi di salvataggio da parte di sindacati e istituzioni, i lavoratori attualmente sono posti in Naspi. “Temiamo che la vertenza possa presto essere dimenticata dai più”, commenta la Filctem Cgil: “La nostra battaglia continua su tutti i fronti, compreso quello delle spettanze dei lavoratori”.
Elettronica, digitale e ricerca
A fine marzo, scaduto l’ammortizzatore sociale in corso, Italtel aprirà formalmente la procedura di revisione degli organici (prevista nel piano industriale 2022-2026 presentato nell’agosto scorso) che prevede 123 esuberi (pari al 15% dell’organico) nelle sedi di Milano, Palermo e Roma. Questa la decisione della multinazionale dell'information & communication technology, comunicata ai sindacati il 28 febbraio. A motivare la decisione, il mutato scenario di mercato e la permanenza delle difficoltà nel settore delle telecomunicazioni.
Ancora tre mesi di speranza per i 190 lavoratori della Jabil Circuit Italia (440 dipendenti) di Caserta, coinvolti nella procedura di mobilità collettiva aperta a fine settembre dalla multinazionale americana di componenti elettronici. La cassa integrazione è stata prorogata, la data di scadenza per l’invio delle lettere di licenziamento è stata spostata a fine maggio: questo l’esito dell’incontro del 23 febbraio al ministero delle Imprese. I sindacati esprimono preoccupazione per la situazione del territorio, ribadendo “l’importanza di trovare nei prossimi tre mesi una soluzione concreta per i 190 lavoratori”.
La multinazionale statunitense Salesforce (588 dipendenti), leader nel campo dei software per l’e-commerce e la gestione aziendale, ha annunciato il 4 gennaio 34 licenziamenti nelle sedi di Milano e Roma, che fanno parte del taglio del 10% della forza lavoro deciso a livello mondiale. Una decisione contestata dai sindacati, che rilevano come l'azienda sia “strutturata e non in perdita. È un'operazione motivata solo dal risparmio dei costi”.
Lo storico portale web di servizi internet Yahoo ha annunciato il taglio globale del 20% del personale. Anche l’Italia è coinvolta: la Oath Italy, che nel nostro Paese lo rappresenta, ha avviato la procedura per 19 esuberi (su 21 dipendenti) nelle sedi di Milano e Roma. “La crisi del settore del digitale è dovuta a questioni di borsa e scelte dei manager, non per mancanza di utili”, spiega la Filcams Cgil: “Il nostro obiettivo è ridurre al minimo l’impatto sociale e le ricadute sulle lavoratrici e lavoratori coinvolti”.
Sono 40 gli esuberi annunciati l’8 febbraio dalla Nielsen Media Research (280 dipendenti), azienda statunitense di misurazione dell'audience di tv, radio e giornali, proprietà del fondo d'investimento Evergreen. “Il solo pensiero – spiegano i sindacati – è soddisfare gli appetiti degli azionisti per garantire utili e grandi profitti, attraverso il taglio della forza lavoro”. La trattativa è in corso, dall’azienda si registrano timide aperture su prepensionamenti, esodi incentivati e trasformazione dei contratti full time in part time.
Sono otto i lavoratori del Consorzio di ricerca unico d'Abruzzo (10 dipendenti) che a metà febbraio hanno ricevuto le lettere di licenziamento. Una decisione avversata dalla Filctem Cgil, che sottolinea le rassicuranti dichiarazioni sul rilancio del Consorzio degli ultimi mesi, nonché i diversi finanziamenti ricevuti. Il sindacato chiede alla Regione Abruzzo e all’amministratore unico del Consorzio “la salvaguardia dei livelli occupazionali e l’apertura di un tavolo di confronto”.
Industria
Aperta ufficialmente il 28 febbraio la procedura per 90 licenziamenti alla Körber di Lucca (460 dipendenti). La multinazionale tedesca, produttrice di macchinari per l’industria cartaria, li aveva annunciati il 10 gennaio scorso, motivandoli con i maggiori costi delle materie prime e la riduzione degli ordinativi. Obiettivo della Fiom Cgil è “ridurre al minimo possibile il numero dei posti di lavoro tagliati, attraverso ‘scivoli’ verso il prepensionamento, incentivi per esodi volontari e il ricorso alla cassa integrazione straordinaria”.
Acciaierie d'Italia, ancora anni di cassa integrazione
Un altro anno di cassa integrazione straordinaria per 3 mila lavoratori delle Acciaierie d’Italia (10.240 dipendenti). La richiesta di proroga è stata formalizzata il 26 febbraio: la cigs inizierà il 28 marzo prossimo e andrà avanti sino al 27 marzo 2024. Saranno coinvolti 2.500 addetti a Taranto (di cui 2.010 operai, 286 impiegati e quadri, 204 intermedi) e altri 500 in vari stabilimenti (divisi tra Racconigi, Paderno Dugnano, Legnano, Novi Ligure, Marghera, Genova, Milano e Paderno). L’azienda, infine, ha annunciato che l’ammortizzatore sociale continuerà anche nel 2024 e nel 2025.
Scatteranno il 1° maggio, alla scadenza del secondo anno di cassa integrazione, i licenziamenti degli ultimi 63 dipendenti della Ftp Cnh Industrial di Milano. In alternativa, entro il 31 marzo i lavoratori potranno accettare la proposta di ricollocazione in altre sedi del gruppo (Torino o Piacenza). La vicenda era iniziata nell’ottobre 2019, con la decisione dell’azienda dell’ex gruppo Fiat di dismettere lo stabilimento (dove lavoravano 260 persone) e trasferire le attività produttive a Torino.
Si apre una possibile soluzione per la crisi della G&W Electric di Foggia (114 dipendenti). La multinazionale americana, produttrice di quadri elettrici di bassa e media tensione, il 18 gennaio ha comunicato la chiusura dello stabilimento e il conseguente licenziamento collettivo. Nell’ultimo incontro del 3 febbraio la Regione Puglia ha avanzato una proposta, composta di incentivi economici e mediazione verso l’Enel (cliente principale dell’azienda) riguardo i prezzi, che il management si è impegnato a valutare.
Stanno per iniziare le 222 uscite volontarie dagli stabilimenti Electrolux, secondo quanto stabilito dall’accordo del 10 gennaio tra la multinazionale svedese e i sindacati. Gli esuberi (121 operai e 101 impiegati) sono così suddivisi: 96 a Forlì, 76 a Pordenone, 25 a Treviso, 13 ad Ancona e 12 a Milano. “L’accordo – spiega la Fiom Cgil – prevede l'uscita volontaria con incentivi che partono da 3 mila euro se il lavoratore in Naspi va in pensione entro il 31 dicembre 2023, da 12 mila euro a chi manca meno di 12 mesi alla maturazione della pensione, 25 mila euro per chi matura entro 24 mesi il diritto alla pensione e 76 mila euro per chi non ha i requisiti e volesse accedere volontariamente al piano”.
Si affaccia una piccola novità nella crisi dell’azienda aeronautica Dema (680 dipendenti), azienda controllata dal Fondo Cairn Capital di Mediobanca, che il 25 gennaio ha comunicato l’intenzione di dismettere i due stabilimenti di Brindisi e di ridimensionare quelli di Napoli e Benevento. Nell’incontro al ministero delle Imprese del 10 febbraio sono state annunciate due manifestazioni d’interesse all’acquisizione degli impianti. Freddi i sindacati, che ribadiscono “tutte le incertezze e la mancanza di garanzie sul futuro dei lavoratori”. Il 7 ottobre scorso, inoltre, la società ha presentato istanza di concordato preventivo al Tribunale di Napoli a causa della forte instabilità finanziaria.
Dopo anni di passaggi societari e continue incertezze, si è finalmente risolta la vertenza della Ferrosud di Matera (64 dipendenti), attualmente in amministrazione straordinaria. Il 22 febbraio è stato firmato l'accordo per il rilancio della storica fabbrica di manutenzione di carrozze ferroviarie. Ad acquisire lo stabilimento sarà l'azienda pugliese MerMec. “Un successo di tutto il territorio - commentano Confapi e sindacati - che ha tenacemente voluto preservare la storia industriale di Ferrosud, rilanciandone l'attività e creando le premesse per le prospettive future”.
Terziario e servizi
Sono dieci gli esuberi avviati il 18 gennaio scorso dalla società tedesca di car sharing Share Now GmbH (32 dipendenti), azienda del gruppo Stellantis nata dalla fusione di Car2go e Drive Now. A motivare la decisione, che interessa i lavoratori di Milano e Roma, un “progetto internazionale di riorganizzazione e automazione dei servizi di noleggio auto”. I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione, rilevando gli ottimi risultati aziendali e stigmatizzando “la totale indisponibilità a individuare soluzioni alternative agli esuberi”.
La deadline è il 31 marzo: quel giorno la Pubbliservizi di Catania (333 dipendenti) cesserà l’attività e i suoi lavoratori saranno licenziati. La società partecipata dalla Città metropolitana, attiva nei servizi alla cittadinanza e all’utenza scolastica, è posta attualmente in liquidazione giudiziale. Energica è la protesta dei sindacati, che il 23 febbraio hanno indetto lo stato di agitazione. La soluzione più accreditata è quella della costituzione in tempi rapidi di un’Azienda speciale che possa subentrare alle attività finora svolte da Pubbliservizi.
Cassa integrazione straordinaria per cessata attività fino a dicembre. Questo l’accordo siglato il 3 marzo per gli ultimi 153 dipendenti della Manital Idea di Torino, azienda di facility management in amministrazione straordinaria dal 2018. Altri 19 lavoratori saranno assorbiti dal Consorzio Elettra di Roma. “Il Consorzio – precisa la Filcams – si è reso disponibile a ulteriori assunzioni in caso di aggiudicazione di ulteriori appalti”.
È scattato il 28 febbraio il licenziamento dei 12 i lavoratori della multisala Big di Caserta, di proprietà del gruppo Stella del produttore cinematografico Lucisano. La struttura farà posto a un’azienda produttrice di caffè. I sindacati hanno chiesto fino all’ultimo, purtroppo inutilmente, la ricollocazione dei dipendenti nelle altre sale del gruppo in Campania.
Trasporti
Il 7 febbraio Atitech (690 dipendenti), la società che ha rilevato il ramo manutenzione di Alitalia, ha avanzato la richiesta di cassa integrazione straordinaria all’80% per 400 lavoratori dello scalo di Roma Fiumicino. La causale è quella della riorganizzazione aziendale, la durata è due anni (a partire dal 13 marzo prossimo). “Una notizia molto negativa”, commenta la Filt Cgil, rimarcando che “le ricette per rilanciare il settore delle manutenzioni sono altre, di sicuro non far pagare il costo dell'impresa ai lavoratori”.
Sono 227 i dipendenti della Sogeaal, la società di gestione dell'aeroporto di Alghero, coinvolti nel contratto di solidarietà siglato il 14 febbraio. I lavoratori interessati sono perlopiù amministrativi, la riduzione media della prestazione lavorativa è del 30% (con l’impegno aziendale ad aumentare l’orario in presenza di una crescita dei volumi di traffico). Entro il 31 marzo saranno definite le nuove modalità della turnistica.
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Aumentano i licenziamenti, si moltiplicano le richieste di esuberi e cassa integrazione. Ecco l'aggiornamento delle crisi aziendali
La crisi continua a mordere. E l’emorragia dei posti di lavoro non si ferma. In aumento, infatti, è il numero dei licenziamenti, ripresi dopo il blocco dovuto alla pandemia. Nei primi nove mesi del 2022 sono stati 557 mila (nel medesimo periodo del 2021 erano 379 mila), con un balzo in avanti del 47 per cento. Nel terzo trimestre del 2022 sono stati 181 mila, in crescita del 10,6 per cento (pari a 17 mila uscite decise dal datore di lavoro) rispetto al terzo trimestre 2021.
A fornire il dato è il ministero del Lavoro, divulgando i consueti dati trimestrali sulle comunicazioni obbligatorie. E c’è di più: sono in aumento anche le dimissioni volontarie. Sono un milione 660 mila le uscite che si sono registrate nei primi nove mesi del 2022: il 22 per cento in più dell’anno precedente (nel 2021 erano 1,36 milioni). Il dicastero precisa che le dimissioni sono attualmente la seconda causa di cessazione dei rapporti di lavoro, venendo dopo la scadenza dei contratti a termine.
Industria
Si apre la crisi dell’azienda aeronautica Dema (680 dipendenti). Nell’incontro al Mimit del 25 gennaio l’azienda (controllata dal Fondo Cairn Capital di Mediobanca) ha annunciato l’intenzione di dismettere i due stabilimenti di Brindisi e di ridimensionare quelli di Napoli e Benevento. “È intollerabile che, dopo anni di gestione fallimentare operata da manager nominati dal fondo d'investimenti, il prezzo venga pagato dai lavoratori, nonostante l’utilizzo di finanziamenti pubblici”, commentano i sindacati. Il 7 ottobre scorso, inoltre, la società ha presentato istanza di concordato preventivo al Tribunale di Napoli a causa della forte instabilità finanziaria.
Körber, annunciati 80 esuberi
Annunciati 80 esuberi alla Körber di Lucca (460 dipendenti). La multinazionale tedesca, produttrice di macchinari per l’industria cartaria, ha ribadito nel primo incontro tra azienda e sindacati del 24 gennaio (l’annuncio era di due settimane prima) la richiesta dei licenziamenti nello stabilimento della ex Fabio Perini, a causa dei maggiori costi e della riduzione degli ordini. “Il quadro è molto complesso”, commenta a Fiom Toscana: “Occorre però esplorare gli eventuali strumenti cui far ricorso, come i contratti di solidarietà e la cassa integrazione, verificando anche quanti prepensionamenti siano possibili”.
I 222 esuberi dichiarati da Electrolux a metà novembre saranno concordati con i sindacati. Questa l’intesa raggiunta martedì 10 gennaio tra la multinazionale svedese e i sindacati metalmeccanici. Gli esuberi (121 operai e 101 impiegati) sono così suddivisi: 77 operai e 19 impiegati a Forlì; 36 operai e 40 impiegati a Porcia (Pordenone); 25 impiegati a Susegana (Treviso); 10 impiegati a Solaro (Milano); 8 operai, 5 impiegati a Cerreto d’Esi (Ancona); 2 impiegati ad Assago (Milano). “L’accordo – spiega la Fiom Cgil – prevede l'uscita volontaria con incentivi che partono da 12 mila euro a chi mancano meno di 12 mesi alla maturazione della pensione, 24 mila euro per chi matura entro 24 mesi il diritto alla pensione e 72 mila euro per chi non ha i requisiti e volesse accedere volontariamente al piano”.
Crisi aperta alla G&W Electric di Foggia (114 dipendenti). Mercoledì 18 gennaio la multinazionale americana, produttrice di quadri elettrici di bassa e media tensione, ha annunciato la chiusura dello stabilimento e il conseguente avvio della procedura di licenziamento collettivo. I sindacati stigmatizzano “l'immediatezza con la quale l'azienda ha agito, senza alcun confronto preventivo né con la rappresentanza sindacale interna né con le segreterie territoriali". Il primo tavolo di confronto si terrà venerdì 3 febbraio, previsti anche uno sciopero e un presidio.
Un anno di cassa integrazione straordinaria: questo l’accordo sottoscritto lunedì 16 gennaio tra la Fox Bompani di Ferrara (108 lavoratori) e i sindacati. L’azienda di elettrodomestici sta attraversando una forte crisi di liquidità (cui conseguono ritardi nei pagamenti degli stipendi) e di calo delle commesse. “Era quello che chiedevamo da tempo”, commenta la Fiom Cgil: “L'azienda sta affrontando una crisi decisamente importante, da mesi era in piedi la cassa integrazione ordinaria”. La società, iscritta dall'ottobre 2021 nel “Registro speciale dei marchi storici d’interesse nazionale”, ha dichiarato di aver pronto un business plan e di stare cercando di beneficiare del Fondo salvaguardia imprese di Invitalia.
È scattato lunedì 9 gennaio il contratto di solidarietà per 467 dipendenti (su 650) della Magneti Marelli dell’Aquila, azienda di componentistica per il settore dell'automotive. L’ammortizzatore sociale, che coinvolge tutti gli addetti alla produzione, resterà in vigore fino al 23 dicembre. L’azienda, che è già ricorsa più volte alla cassa integrazione, sta attraversando un periodo di difficoltà legato sia alla crisi del settore iniziata con la pandemia sia al calo di commesse proveniente dalla Sevel di Atessa, principale cliente della Magneti Marelli.
Raggiunto ai primi di gennaio l’accordo per l’acquisizione da parte della Goi Energy (ramo del settore energetico del fondo cipriota Argus) dell’impianto petrolchimico Isab-Lukoil di Siracusa. Il closing dell’operazione è previsto entro la fine di marzo. L’acquisizione, ha spiegato Goi Energy, assicura “la continuità operativa della raffineria e salvaguarda i posti di lavoro”. Cauto il giudizio della Filctem Cgil: “Potrebbe essere una svolta per l'impianto e per il territorio, ma la prudenza è d'obbligo. Aspettiamo di conoscere il piano industriale, di avere certezza che saranno assicurati gli attuali livelli occupazionali e che ci siano anzi prospettive di crescita”.
Notizie positive per i 126 lavoratori delle ex Saga Coffee di Bologna. Agli addetti sono stati concessi altri due mesi di cassa integrazione straordinaria per cessazione (la precedente era stata aperta il 7 marzo 2022 ed era scaduta il 31 dicembre scorso), dopo passeranno alla newco Gaggio Tech. In marzo, come previsto dall'accordo siglato in Regione Emilia Romagna nel febbraio 2022, si concluderà definitivamente la vertenza “con l'uscita volontaria delle lavoratrici e dei lavoratori – spiegano Fiom Cgil e Fim Cisl – che hanno accettato l'incentivo e il passaggio graduale nella nuova azienda di coloro che hanno accettato di proseguire il rapporto di lavoro con la newco”.
Firmato a metà gennaio il contratto di solidarietà per i 120 dipendenti della Superjet International di Venezia, sarà valido dal 3 febbraio al 28 aprile. L’obiettivo della misura è traghettare l'azienda verso la nuova proprietà, il fondo Markab Capital di Dubai. L’azienda aeronautica era entrata in difficoltà con l'avvio del conflitto in Ucraina e le sanzioni alla Russia, in quanto partecipata a maggioranza dalla società russa Sukhoi Holding. “Ora aspettiamo di vedere il piano industriale – commenta la Fiom Cgil – anche per capire quali tempi saranno necessari per l'avvio della produzione”.
Torna nuovamente in bilico la situazione della Sanac (320 dipendenti), azienda produttrice di materiali refrattari per la siderurgia. Dal 2015 la società è in amministrazione straordinaria e il 41% dei lavoratori è in cassa integrazione. Lunedì 23 gennaio i commissari straordinari hanno comunicato che anche il terzo bando di vendita dell'azienda non è andato a buon fine, visto il ritiro delle offerte dei due gruppi internazionali interessati (Dalmia e Rhi Magnesita). Sul futuro dei quattro stabilimenti, dunque, si attendono ora le decisioni del governo.
Chimica, tessile-arredamento e occhialeria
Chiude la Suominen di Como (92 addetti). Giovedì 26 gennaio la multinazionale finlandese ha avviato la procedura di licenziamento per 57 addetti alla produzione dello stabilimento di tessuto-non tessuto in rotoli. I dipendenti erano già da tempo in cassa integrazione, la decisione è stata motivata con a forte concorrenza internazionale e gli alti costi energetici. “Siamo di fronte – commenta la Filctem Cgil – all’ennesima scelta di una multinazionale che guarda ai profitti senza pensare alle ricadute sui lavoratori”. Forte la protesta dei dipendenti, che hanno dichiarato lo sciopero a oltranza.
AkzoNobel, chiusura e delocalizzazione in Svezia
La multinazionale olandese Akzo Nobel (600 dipendenti in cinque impianti), produttrice di vernici e solventi, chiude lo stabilimento di Scorzè (Venezia), acquistato nel 2000, delocalizzando la produzione in Svezia (a Malmö). Lo ha comunicato ai sindacati mercoledì 18 gennaio, la dismissione è prevista per il 1° giugno. Gli esuberi sono 46, su 55 addetti. “È incredibile come una multinazionale sana a livello finanziario decida in tempi stretti di provocare un dramma sociale e familiare enorme”: questo il commento della Filctem Cgil che, assieme alla Femca Cisl, ha subito avviato una forte mobilitazione. Mercoledì 8 febbraio è in calendario un nuovo incontro tra azienda e sindacati.
Sono sei i dipendenti che saranno licenziati nei prossimi tre mesi dalla Brioni Roman Style (700 dipendenti) nei tre stabilimenti dell’Aquila. Gli addetti sono gli ultimi esuberi del piano industriale presentato il 13 aprile 2021. Il 17 ottobre scorso l’azienda di alta moda maschile (controllata dal gruppo Kering) aveva dichiarato 24 esuberi, poi scesi a 15 con l’accordo del 29 dicembre. Di questi, nove sono usciti il 20 gennaio accettando la non opposizione al licenziamento e un incentivo economico di 14.250 euro.
“Esplorare soluzioni alternative”: questa la formula usata da Safilo giovedì 26 gennaio per indicare la situazione dell’impianto di Belluno (472 dipendenti), considerato “non più strategico” dal gruppo produttore e distributore di occhiali. Uno stabilimento già segnato nel 2019 da una pesante ristrutturazione e coinvolto fino al dicembre 2022 nell’utilizzo della cassa integrazione. “Una scelta ingiustificata e assurda”: così commentano i sindacati la decisione, rilevando che “risponde alla sola logica del profitto e di spregio assoluto nei confronti delle persone”. Per mercoledì 8 febbraio è stato dichiarato uno sciopero nelle tre sedi venete, con manifestazione a Longarone (Belluno).
Si aprono spiragli per la reindustrializzazione della Treofan di Terni (110 dipendenti), attualmente in liquidazione. Nell’incontro al ministero delle Imprese del 13 gennaio scorso sono state rese note le due proposte della società Hgm e dell’Università Niccolò Cusano, sulle quali l’advisor sta conducendo approfondimenti che dovrebbero concludersi entro pochi giorni. Nel medesimo vertice, la Regione Umbria ha rassicurato i lavoratori sulla possibile prosecuzione della cassa integrazione, la cui scadenza è prevista il 26 febbraio. Il tavolo ministeriale è stato aggiornato al 20 febbraio prossimo.
Scongiurati i 71 licenziamenti nei due stabilimenti bolognesi della Sherwin-Williams (780 dipendenti), annunciati il 5 dicembre dalla multinazionale statunitense attiva nella produzione di vernici. Lunedì 30 gennaio è stato siglato un accordo che prevede un mix di misure: ricorso agli ammortizzatori sociali, reskilling verso altre attività ed esodi incentivati.
Licenziamenti evitati, almeno per ora, alla Beaulieu Fibres International di Terni (90 addetti). La multinazionale belga, attiva nella produzione di “fiocco” in polipropilene, aveva a metà gennaio annunciato una ventina di esuberi, motivando la decisione con la contrazione del mercato e gli alti costi energetici. Azienda e sindacati hanno trovato l’accordo sul contratto di solidarietà, valido per quattro mesi (fino a maggio), che prevede una riduzione dell’orario di lavoro.
Boccata d’ossigeno per i circa 70 lavoratori della Leggiuno di Varese. Venerdì 20 gennaio è stato firmato l’accordo per la proroga per altri otto mesi (scadrà il 28 agosto prossimo) della cassa integrazione straordinaria per cessata attività. La storica azienda tessile è stata infatti messa in liquidazione e i lavoratori posti in mobilità. Filctem Cgil e Femca Cisl auspicano che questo tempo venga utilizzato per trovare nuovi finanziatori che possano far proseguire l’attività.
Lunedì 23 gennaio è stata firmata l'intesa per la cassa integrazione straordinaria, dal 14 febbraio al 31 dicembre 2023, per 449 lavoratori dello stabilimento Natuzzi di Bari. Con questo accordo viene meno la possibilità di esuberi e licenziamenti collettivi. Al tavolo, oltre ai sindacati e alla multinazionale del mobile imbottito, hanno partecipato Arpal Puglia, Regione Puglia e Confindustria. Per i restanti 1.500 addetti, infine, resta in vigore fino al prossimo novembre il contratto di solidarietà.
Elettronica e telecomunicazioni
Sono partiti martedì 31 gennaio i 48 licenziamenti avviati da Ericsson Italia a metà novembre. La multinazionale svedese ha motivato la decisione con il fatto che le precedenti incentivazioni all’esodo e le riqualificazioni realizzate non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. “Nonostante la nostra ampia disponibilità – commentano i sindacati – nell’individuare ogni possibile soluzione che scongiurasse i licenziamenti, l’atteggiamento aziendale è stato di totale chiusura”.
Jabil, un mese per evitare 190 licenziamenti
Ancora un mese di cassa integrazione straordinaria per i 190 lavoratori di Jabil Circuit Italia (440 dipendenti) di Caserta, coinvolti nella procedura di mobilità collettiva aperta a fine settembre dalla multinazionale di componenti elettronici. La data di scadenza per l’invio delle lettere di licenziamento è stata dunque spostata a fine febbraio. I lavoratori in esubero dovrebbero poi essere ricollocati presso una newco creata da Tme e Invitalia. “La multinazionale – commentano Cgil e Fiom – non può liberarsi dei lavoratori tramite aziende interessate solo ai soldi, senza preoccuparsi insieme alle istituzioni se i progetti industriali siano credibili e realizzabili”.
Accordo raggiunto tra Facebook-Meta e sindacati sulla gestione degli esuberi nella sede di Milano (127 dipendenti), inaugurata nel 2014, annunciati a inizio novembre dal gigante digitale all’interno di un piano mondiale di 11 mila licenziamenti. Gli esuberi italiani scendono da 23 a 12, la modalità sarà quella dell’uscita volontaria. “I lavoratori che usciranno – spiegano i sindacati – riceveranno un’indennità di licenziamento adeguata e un supporto per la ricerca di nuovi impieghi”.
Alimentare
È arrivata venerdì 20 gennaio la conferma della chiusura della Grandi Pastai Italiani (meglio nota come Ex Bertarini) di Cremona, con il conseguente licenziamento dei 54 dipendenti. La decisione di chiudere lo storico raviolificio è stata presa, a detta dell’azienda, per una grave crisi finanziaria. I sindacati auspicano “un'assunzione di responsabilità da parte della proprietà, che si deve manifestare con l’accesso alla cassa integrazione straordinaria in deroga e la copertura economica del periodo dal 9 gennaio, quando i lavoratori sarebbero dovuti rientrare al lavoro dopo le ferie, fino al termine della procedura di licenziamento o fino all'apertura della cassa”.
Accordo raggiunto alla Arborea di Trento (95 dipendenti) per la gestione degli esuberi. I licenziamenti dichiarati dalla cooperativa sarda nello stabilimento della ex Trentinalatte (acquistato nel 2018) sono scesi da 35 a 27 (di cui 14 nel reparto produttivo). Gli allontanamenti sono iniziati mercoledì 25 gennaio. Azienda e sindacati hanno condiviso i criteri sui quali individuare gli esuberi e suddividere gli incentivi all’uscita (pari a 270 mila euro complessivi). “Restano incertezze sul futuro”, commentano Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil: “Continueremo a incalzare l’azienda sul piano industriale e gli investimenti”.
Appalti e logistica
Epilogo amaro per i 931 ex Lsu e appalti storici esclusi dal processo d’internalizzazione dei servizi di pulizia e ausiliariato nelle scuole italiane. La procedura di licenziamento collettivo avviata dalle imprese del settore si è conclusa con la sottoscrizione di un verbale di mancato accordo. “Disatteso anche – commentano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti – il richiesto provvedimento di proroga della cigs per cessazione di attività, non inserito nella manovra 2023, che avrebbe consentito di prolungare le tempistiche e d’individuare soluzioni alternative ai licenziamenti, quantomeno per le situazioni più complesse”.
Siglata il 13 gennaio l’intesa tra Adidas, società appaltatrici (Difarco e Mm Operation) e sindacati per la tutela dei 154 addetti del magazzino di Piacenza, che chiuderà il 30 giugno 2024. Per i dipendenti sono previsti la conservazione dei posti di lavoro presso il sito attraverso la ricerca di nuovi clienti, la ricollocazione su base volontaria in altri impianti di logistica (con indennizzi per lo spostamento) e incentivi all'esodo per gli esuberi. La vertenza era iniziata nel maggio scorso con la decisione della multinazionale tedesca di trasferire tutta la logistica in un nuovo impianto a Mantova.
Ritirati i 35 licenziamenti dichiarati il 15 novembre scorso dalla Iss Palumbo di Livorno, azienda che all’interno della raffineria Eni si occupa di stoccaggio, logistica e movimentazione dei lubrificanti. L’appalto da parte di Eni, che sarebbe scaduto il 31 gennaio, è stato prorogato per 12 mesi, di conseguenza l’azienda ha annullato la procedura. Soddisfatta la Cgil, che però rimarca come sia “inammissibile che la scadenza di un appalto possa essere gestito tramite licenziamenti preventivi”.
Turismo e commercio
È stata avviata venerdì 27 gennaio dalla Gdm la procedura di licenziamento collettivo dei 176 lavoratori di due supermercati (un ex Ipercoop e un ex Auchan-Conad) di Napoli. Una vicenda complessa, iniziata nel 2019, e che ora sembra concludersi con le due chiusure. “Stiamo parlando – spiega la Filcams Cgil locale – di un personale qualificato ma non giovanissimo, soprattutto donne monoreddito con una lunga anzianità di servizio, che era in cassa integrazione a zero ore e che avrà difficoltà a trovare una collocazione in un'area con problemi di lavoro e sofferenza sociale”.
Sottoscritto martedì 17 gennaio l’accordo per due anni di cassa integrazione per ristrutturazione aziendale per i 200 lavoratori (tra tempi indeterminati e stagionali) dell’Hotel Bauer di Venezia. Sono stati così scongiurati i licenziamenti, che erano stati annunciati nel giugno scorso. Al termine della cig (erogata per l’80% dallo Stato e per il restante 20 dall'azienda) l’albergo riaprirà sotto la nuova insegna del gruppo Rosewood. “Grande soddisfazione per la chiusura positiva” esprimono Filcams Cgil e Uiltucs, rilevando che l’accordo “prevede anche l’uscita su base volontaria attraverso degli incentivi”.
È stata ritirata la procedura di licenziamento collettivo per i lavoratori del Park Hotel Villa Fiorita di Treviso. L’azienda, che fa parte del gruppo Sogedin, aveva annunciato i licenziamenti il 18 novembre scorso, in seguito alla sua trasformazione in struttura alberghiera solo stagionale (finora invece era aperta tutto l’anno). Il 20 dicembre è stato raggiunto un accordo che prevede il trasferimento dei sette dipendenti in altri rami d’azienda.
Foto di copertina Marco Merlini