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Facebook, Yahoo, Salesforce: i giganti digitali tagliano in Italia (ma seguitano a fare utili). Ecco l'aggiornamento delle crisi aziendali
Dalla Silicon Valley alle filiali italiane. La crisi delle big tech, iniziata negli ultimi mesi del 2022, è arrivata anche da noi. La prima è stata Meta-Facebook: il gigante digitale aveva chiesto 23 esuberi, poi ridotti a 12 (l’accordo è di metà gennaio) dopo lunghe trattative con i sindacati. A cascata sono tutte arrivate tutte le altre.
La motivazione “ufficiale” è la fine dell’emergenza legata alla pandemia, che aveva spinto in alto la richiesta di servizi digitali in un mondo che lavorava da remoto. Ma queste piattaforme continuano a macinare utili e distribuire dividendi. I ricavi calano, è vero, ma tagliare i costi (in questo caso, del lavoro) non fa certo aumentare i ricavi. La realtà, insomma, è un mix di questioni di Borsa, scelte protezionistiche dei manager e forti appetiti degli investitori.
Adesso è il turno di Yahoo, che ha avviato la procedura per 19 licenziamenti (su 21 dipendenti), e di Salesforce, leader nel campo dei software per l’e-commerce, che ha annunciato 34 esuberi. E già si annunciano tagli a Spotify, Amazon, Google, Zoom, oltre alla già prevista seconda ondata di esuberi a Meta-Facebook.
Alimentare
Sembrano non esserci più speranze per i 79 dipendenti di Reggio Calabria e per i 42 di Pistoia della Alival Lactalis. Nell’incontro del 30 gennaio la multinazionale ha confermato la chiusura dei due stabilimenti il 31 marzo prossimo. Solo una minima parte dei lavoratori sarà ricollocata in aziende del gruppo, per gli altri l’unica prospettiva è l’esodo incentivato e poi il licenziamento. Per il sito toscano è in campo un progetto di reindustrializzazione, mentre per quello calabrese al momento è tutto fermo.
Possono tirare un sospiro di sollievo i 65 lavoratori della Gegè di Prato, società del gruppo Italpizza e produttrice di pizze surgelate. La vicenda dall’azienda, che ha chiuso formalmente il 12 febbraio, si trascina dal 2017. Ai lavoratori verrà assicurata la cassa integrazione straordinaria (retroattiva) fino a dicembre, mentre entro maggio lo stabilimento sarà posto in vendita all’asta in vista della futura reindustrializzazione del sito.
Cartaria, edilizia e credito
Accordo raggiunto alla Ico di Pescara (34 addetti) per un altro anno di cassa integrazione straordinaria per cessazione d’attività (valido fino al prossimo dicembre). L’azienda aveva interrotto la produzione di carta monouso nell’agosto 2022 a causa dei costi eccessivi. La cigs riguarda 24 lavoratori, per i quali saranno attivati dalla Regione Abruzzo percorsi di formazione, mentre i restanti dieci sono stati ricollocati in altre società del gruppo.
Bff Bank, 28 licenziamenti ma dividendi agli azionisti
Sono 28 gli esuberi avviati il 30 gennaio dalla Bff Bank (545 dipendenti), conseguenti alla chiusura del periodo d'incentivazione alle dimissioni volontarie (scaduto il 22 gennaio). “Una decisione inaccettabile” per i sindacati, che sottolineano gli ottimi risultati finanziari della banca, che “nel corso del 2022 ha distribuito agli azionisti dividendi per oltre 190 milioni di euro”. I lavoratori sono in stato di agitazione, il 9 febbraio si è tenuto uno sciopero con presidio a Milano.
Chiusura dell’attività confermata, ma licenziamenti sospesi nei due stabilimenti Minermix (59 lavoratori) di Lecce e Brindisi. Il 6 febbraio l’azienda di calce e cemento ha annunciato lo stop agli esuberi e l’avvio della procedura per la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, provocata dalla riduzione delle commesse a causa della crisi dell’indotto di Acciaierie d’Italia. “Abbiamo raggiunto un primo risultato importante”, commentano i sindacati: “Ora l'obiettivo è dare continuità e futuro a una realtà aziendale consolidata del territorio”.
Chimica, occhialeria e farmaceutica
Confermata la decisione della multinazionale olandese Akzo Nobel (600 dipendenti in cinque impianti), produttrice di vernici e solventi, di chiudere lo stabilimento di Venezia e delocalizzare la produzione in Svezia (a Malmö). Gli esuberi, annunciati il 18 gennaio, sono 46 (su 55 addetti), la deadline è prevista per il 1° giugno. Il 2 marzo l’azienda ha firmato un verbale d'impegni riguardo nomina dell’advisor, soluzioni occupazionali e produttive.
Alfasigma, licenziato un dipendente su cinque
Sono ben 333 i licenziamenti annunciati il 20 febbraio dalla multinazionale italiana AlfaSigma (1.600 dipendenti). Il piano di riduzione dell’organico (conseguente all’acquisizione della Sofar, avvenuta l’estate scorsa) interessa tutte le divisioni del gruppo, colpendo in particolare gli informatori scientifici del farmaco (221 esuberi) e gli addetti alle funzioni di staff. “Il piano riguarda il 20% della forza lavoro, così è ingestibile” commenta la Filctem Cgil, che assieme alle altre sigle di categoria ha indetto il blocco degli straordinari e otto ore di sciopero (le prime quattro si sono tenute il 6 marzo).
Ancora nessun accordo alla Suominen Nonwovens di Como (92 addetti), multinazionale finlandese che il 26 gennaio ha avviato la procedura di licenziamento per 57 addetti alla produzione dello stabilimento di tessuto-non tessuto in rotoli. I dipendenti erano già in cassa integrazione, la decisione è stata motivata con la forte concorrenza internazionale e gli alti costi energetici. Forte la protesta di lavoratori e sindacati, che hanno organizzato un presidio permanente di fronte ai cancelli della fabbrica.
Un altro anno di cassa integrazione per i lavoratori della Treofan (110 dipendenti) di Terni. L’accordo tra multinazionale chimica (attualmente in liquidazione) e sindacati è stato firmato il 2 marzo al ministero del Lavoro, si attende ora la convocazione al ministero delle Imprese sulla reindustrializzazione. Riguardo quest’ultima, sarebbero tre le manifestazioni d’interesse arrivate finora, su cui ora è in corso la valutazione.
Futuro del tutto incerto per i 122 dipendenti delle due aziende del gruppo Mondial (Mondial Suole e Mondial Plast) di Macerata, che giovedì 2 marzo sono state poste dal tribunale territoriale in liquidazione giudiziale. Filctem Cgil e Femca Cisl hanno subito avviato “i contatti con i liquidatori per individuare, anche proseguendo il confronto con la Regione Marche, ogni soluzione a tutela dei posti di lavoro, anche tramite il ricorso agli ammortizzatori sociali in continuità”.
Safilo, per Belluno il futuro è sempre più incerto
La Safilo ha confermato, nell’incontro del 23 febbraio, la “non strategicità” dell’impianto di Belluno (468 dipendenti). Uno stabilimento già segnato nel 2019 da una pesante ristrutturazione e coinvolto fino al dicembre 2022 nell’utilizzo della cassa integrazione. Il gruppo produttore e distributore di occhiali ha anche espresso “la concreta probabilità della sua acquisizione da parte d'importanti player del settore”. I sindacati ritengono che “ogni possibile operazione industriale non possa prescindere dal mantenimento del numero attuale dei dipendenti”.
Sono stati definitivamente licenziati il 1° febbraio i 113 dipendenti della Baritech Operations (ex Osram) di Bari, produttrice di tessuti per mascherine chirurgiche. A nulla sono salvi i numerosi tentativi di salvataggio da parte di sindacati e istituzioni, i lavoratori attualmente sono posti in Naspi. “Temiamo che la vertenza possa presto essere dimenticata dai più”, commenta la Filctem Cgil: “La nostra battaglia continua su tutti i fronti, compreso quello delle spettanze dei lavoratori”.
Elettronica, digitale e ricerca
A fine marzo, scaduto l’ammortizzatore sociale in corso, Italtel aprirà formalmente la procedura di revisione degli organici (prevista nel piano industriale 2022-2026 presentato nell’agosto scorso) che prevede 123 esuberi (pari al 15% dell’organico) nelle sedi di Milano, Palermo e Roma. Questa la decisione della multinazionale dell'information & communication technology, comunicata ai sindacati il 28 febbraio. A motivare la decisione, il mutato scenario di mercato e la permanenza delle difficoltà nel settore delle telecomunicazioni.
Ancora tre mesi di speranza per i 190 lavoratori della Jabil Circuit Italia (440 dipendenti) di Caserta, coinvolti nella procedura di mobilità collettiva aperta a fine settembre dalla multinazionale americana di componenti elettronici. La cassa integrazione è stata prorogata, la data di scadenza per l’invio delle lettere di licenziamento è stata spostata a fine maggio: questo l’esito dell’incontro del 23 febbraio al ministero delle Imprese. I sindacati esprimono preoccupazione per la situazione del territorio, ribadendo “l’importanza di trovare nei prossimi tre mesi una soluzione concreta per i 190 lavoratori”.
La multinazionale statunitense Salesforce (588 dipendenti), leader nel campo dei software per l’e-commerce e la gestione aziendale, ha annunciato il 4 gennaio 34 licenziamenti nelle sedi di Milano e Roma, che fanno parte del taglio del 10% della forza lavoro deciso a livello mondiale. Una decisione contestata dai sindacati, che rilevano come l'azienda sia “strutturata e non in perdita. È un'operazione motivata solo dal risparmio dei costi”.
Lo storico portale web di servizi internet Yahoo ha annunciato il taglio globale del 20% del personale. Anche l’Italia è coinvolta: la Oath Italy, che nel nostro Paese lo rappresenta, ha avviato la procedura per 19 esuberi (su 21 dipendenti) nelle sedi di Milano e Roma. “La crisi del settore del digitale è dovuta a questioni di borsa e scelte dei manager, non per mancanza di utili”, spiega la Filcams Cgil: “Il nostro obiettivo è ridurre al minimo l’impatto sociale e le ricadute sulle lavoratrici e lavoratori coinvolti”.
Sono 40 gli esuberi annunciati l’8 febbraio dalla Nielsen Media Research (280 dipendenti), azienda statunitense di misurazione dell'audience di tv, radio e giornali, proprietà del fondo d'investimento Evergreen. “Il solo pensiero – spiegano i sindacati – è soddisfare gli appetiti degli azionisti per garantire utili e grandi profitti, attraverso il taglio della forza lavoro”. La trattativa è in corso, dall’azienda si registrano timide aperture su prepensionamenti, esodi incentivati e trasformazione dei contratti full time in part time.
Sono otto i lavoratori del Consorzio di ricerca unico d'Abruzzo (10 dipendenti) che a metà febbraio hanno ricevuto le lettere di licenziamento. Una decisione avversata dalla Filctem Cgil, che sottolinea le rassicuranti dichiarazioni sul rilancio del Consorzio degli ultimi mesi, nonché i diversi finanziamenti ricevuti. Il sindacato chiede alla Regione Abruzzo e all’amministratore unico del Consorzio “la salvaguardia dei livelli occupazionali e l’apertura di un tavolo di confronto”.
Industria
Aperta ufficialmente il 28 febbraio la procedura per 90 licenziamenti alla Körber di Lucca (460 dipendenti). La multinazionale tedesca, produttrice di macchinari per l’industria cartaria, li aveva annunciati il 10 gennaio scorso, motivandoli con i maggiori costi delle materie prime e la riduzione degli ordinativi. Obiettivo della Fiom Cgil è “ridurre al minimo possibile il numero dei posti di lavoro tagliati, attraverso ‘scivoli’ verso il prepensionamento, incentivi per esodi volontari e il ricorso alla cassa integrazione straordinaria”.
Acciaierie d'Italia, ancora anni di cassa integrazione
Un altro anno di cassa integrazione straordinaria per 3 mila lavoratori delle Acciaierie d’Italia (10.240 dipendenti). La richiesta di proroga è stata formalizzata il 26 febbraio: la cigs inizierà il 28 marzo prossimo e andrà avanti sino al 27 marzo 2024. Saranno coinvolti 2.500 addetti a Taranto (di cui 2.010 operai, 286 impiegati e quadri, 204 intermedi) e altri 500 in vari stabilimenti (divisi tra Racconigi, Paderno Dugnano, Legnano, Novi Ligure, Marghera, Genova, Milano e Paderno). L’azienda, infine, ha annunciato che l’ammortizzatore sociale continuerà anche nel 2024 e nel 2025.
Scatteranno il 1° maggio, alla scadenza del secondo anno di cassa integrazione, i licenziamenti degli ultimi 63 dipendenti della Ftp Cnh Industrial di Milano. In alternativa, entro il 31 marzo i lavoratori potranno accettare la proposta di ricollocazione in altre sedi del gruppo (Torino o Piacenza). La vicenda era iniziata nell’ottobre 2019, con la decisione dell’azienda dell’ex gruppo Fiat di dismettere lo stabilimento (dove lavoravano 260 persone) e trasferire le attività produttive a Torino.
Si apre una possibile soluzione per la crisi della G&W Electric di Foggia (114 dipendenti). La multinazionale americana, produttrice di quadri elettrici di bassa e media tensione, il 18 gennaio ha comunicato la chiusura dello stabilimento e il conseguente licenziamento collettivo. Nell’ultimo incontro del 3 febbraio la Regione Puglia ha avanzato una proposta, composta di incentivi economici e mediazione verso l’Enel (cliente principale dell’azienda) riguardo i prezzi, che il management si è impegnato a valutare.
Stanno per iniziare le 222 uscite volontarie dagli stabilimenti Electrolux, secondo quanto stabilito dall’accordo del 10 gennaio tra la multinazionale svedese e i sindacati. Gli esuberi (121 operai e 101 impiegati) sono così suddivisi: 96 a Forlì, 76 a Pordenone, 25 a Treviso, 13 ad Ancona e 12 a Milano. “L’accordo – spiega la Fiom Cgil – prevede l'uscita volontaria con incentivi che partono da 3 mila euro se il lavoratore in Naspi va in pensione entro il 31 dicembre 2023, da 12 mila euro a chi manca meno di 12 mesi alla maturazione della pensione, 25 mila euro per chi matura entro 24 mesi il diritto alla pensione e 76 mila euro per chi non ha i requisiti e volesse accedere volontariamente al piano”.
Si affaccia una piccola novità nella crisi dell’azienda aeronautica Dema (680 dipendenti), azienda controllata dal Fondo Cairn Capital di Mediobanca, che il 25 gennaio ha comunicato l’intenzione di dismettere i due stabilimenti di Brindisi e di ridimensionare quelli di Napoli e Benevento. Nell’incontro al ministero delle Imprese del 10 febbraio sono state annunciate due manifestazioni d’interesse all’acquisizione degli impianti. Freddi i sindacati, che ribadiscono “tutte le incertezze e la mancanza di garanzie sul futuro dei lavoratori”. Il 7 ottobre scorso, inoltre, la società ha presentato istanza di concordato preventivo al Tribunale di Napoli a causa della forte instabilità finanziaria.
Dopo anni di passaggi societari e continue incertezze, si è finalmente risolta la vertenza della Ferrosud di Matera (64 dipendenti), attualmente in amministrazione straordinaria. Il 22 febbraio è stato firmato l'accordo per il rilancio della storica fabbrica di manutenzione di carrozze ferroviarie. Ad acquisire lo stabilimento sarà l'azienda pugliese MerMec. “Un successo di tutto il territorio - commentano Confapi e sindacati - che ha tenacemente voluto preservare la storia industriale di Ferrosud, rilanciandone l'attività e creando le premesse per le prospettive future”.
Terziario e servizi
Sono dieci gli esuberi avviati il 18 gennaio scorso dalla società tedesca di car sharing Share Now GmbH (32 dipendenti), azienda del gruppo Stellantis nata dalla fusione di Car2go e Drive Now. A motivare la decisione, che interessa i lavoratori di Milano e Roma, un “progetto internazionale di riorganizzazione e automazione dei servizi di noleggio auto”. I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione, rilevando gli ottimi risultati aziendali e stigmatizzando “la totale indisponibilità a individuare soluzioni alternative agli esuberi”.
La deadline è il 31 marzo: quel giorno la Pubbliservizi di Catania (333 dipendenti) cesserà l’attività e i suoi lavoratori saranno licenziati. La società partecipata dalla Città metropolitana, attiva nei servizi alla cittadinanza e all’utenza scolastica, è posta attualmente in liquidazione giudiziale. Energica è la protesta dei sindacati, che il 23 febbraio hanno indetto lo stato di agitazione. La soluzione più accreditata è quella della costituzione in tempi rapidi di un’Azienda speciale che possa subentrare alle attività finora svolte da Pubbliservizi.
Cassa integrazione straordinaria per cessata attività fino a dicembre. Questo l’accordo siglato il 3 marzo per gli ultimi 153 dipendenti della Manital Idea di Torino, azienda di facility management in amministrazione straordinaria dal 2018. Altri 19 lavoratori saranno assorbiti dal Consorzio Elettra di Roma. “Il Consorzio – precisa la Filcams – si è reso disponibile a ulteriori assunzioni in caso di aggiudicazione di ulteriori appalti”.
È scattato il 28 febbraio il licenziamento dei 12 i lavoratori della multisala Big di Caserta, di proprietà del gruppo Stella del produttore cinematografico Lucisano. La struttura farà posto a un’azienda produttrice di caffè. I sindacati hanno chiesto fino all’ultimo, purtroppo inutilmente, la ricollocazione dei dipendenti nelle altre sale del gruppo in Campania.
Trasporti
Il 7 febbraio Atitech (690 dipendenti), la società che ha rilevato il ramo manutenzione di Alitalia, ha avanzato la richiesta di cassa integrazione straordinaria all’80% per 400 lavoratori dello scalo di Roma Fiumicino. La causale è quella della riorganizzazione aziendale, la durata è due anni (a partire dal 13 marzo prossimo). “Una notizia molto negativa”, commenta la Filt Cgil, rimarcando che “le ricette per rilanciare il settore delle manutenzioni sono altre, di sicuro non far pagare il costo dell'impresa ai lavoratori”.
Sono 227 i dipendenti della Sogeaal, la società di gestione dell'aeroporto di Alghero, coinvolti nel contratto di solidarietà siglato il 14 febbraio. I lavoratori interessati sono perlopiù amministrativi, la riduzione media della prestazione lavorativa è del 30% (con l’impegno aziendale ad aumentare l’orario in presenza di una crescita dei volumi di traffico). Entro il 31 marzo saranno definite le nuove modalità della turnistica.
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Aumentano i licenziamenti, si moltiplicano le richieste di esuberi e cassa integrazione. Ecco l'aggiornamento delle crisi aziendali
La crisi continua a mordere. E l’emorragia dei posti di lavoro non si ferma. In aumento, infatti, è il numero dei licenziamenti, ripresi dopo il blocco dovuto alla pandemia. Nei primi nove mesi del 2022 sono stati 557 mila (nel medesimo periodo del 2021 erano 379 mila), con un balzo in avanti del 47 per cento. Nel terzo trimestre del 2022 sono stati 181 mila, in crescita del 10,6 per cento (pari a 17 mila uscite decise dal datore di lavoro) rispetto al terzo trimestre 2021.
A fornire il dato è il ministero del Lavoro, divulgando i consueti dati trimestrali sulle comunicazioni obbligatorie. E c’è di più: sono in aumento anche le dimissioni volontarie. Sono un milione 660 mila le uscite che si sono registrate nei primi nove mesi del 2022: il 22 per cento in più dell’anno precedente (nel 2021 erano 1,36 milioni). Il dicastero precisa che le dimissioni sono attualmente la seconda causa di cessazione dei rapporti di lavoro, venendo dopo la scadenza dei contratti a termine.
Industria
Si apre la crisi dell’azienda aeronautica Dema (680 dipendenti). Nell’incontro al Mimit del 25 gennaio l’azienda (controllata dal Fondo Cairn Capital di Mediobanca) ha annunciato l’intenzione di dismettere i due stabilimenti di Brindisi e di ridimensionare quelli di Napoli e Benevento. “È intollerabile che, dopo anni di gestione fallimentare operata da manager nominati dal fondo d'investimenti, il prezzo venga pagato dai lavoratori, nonostante l’utilizzo di finanziamenti pubblici”, commentano i sindacati. Il 7 ottobre scorso, inoltre, la società ha presentato istanza di concordato preventivo al Tribunale di Napoli a causa della forte instabilità finanziaria.
Körber, annunciati 80 esuberi
Annunciati 80 esuberi alla Körber di Lucca (460 dipendenti). La multinazionale tedesca, produttrice di macchinari per l’industria cartaria, ha ribadito nel primo incontro tra azienda e sindacati del 24 gennaio (l’annuncio era di due settimane prima) la richiesta dei licenziamenti nello stabilimento della ex Fabio Perini, a causa dei maggiori costi e della riduzione degli ordini. “Il quadro è molto complesso”, commenta a Fiom Toscana: “Occorre però esplorare gli eventuali strumenti cui far ricorso, come i contratti di solidarietà e la cassa integrazione, verificando anche quanti prepensionamenti siano possibili”.
I 222 esuberi dichiarati da Electrolux a metà novembre saranno concordati con i sindacati. Questa l’intesa raggiunta martedì 10 gennaio tra la multinazionale svedese e i sindacati metalmeccanici. Gli esuberi (121 operai e 101 impiegati) sono così suddivisi: 77 operai e 19 impiegati a Forlì; 36 operai e 40 impiegati a Porcia (Pordenone); 25 impiegati a Susegana (Treviso); 10 impiegati a Solaro (Milano); 8 operai, 5 impiegati a Cerreto d’Esi (Ancona); 2 impiegati ad Assago (Milano). “L’accordo – spiega la Fiom Cgil – prevede l'uscita volontaria con incentivi che partono da 12 mila euro a chi mancano meno di 12 mesi alla maturazione della pensione, 24 mila euro per chi matura entro 24 mesi il diritto alla pensione e 72 mila euro per chi non ha i requisiti e volesse accedere volontariamente al piano”.
Crisi aperta alla G&W Electric di Foggia (114 dipendenti). Mercoledì 18 gennaio la multinazionale americana, produttrice di quadri elettrici di bassa e media tensione, ha annunciato la chiusura dello stabilimento e il conseguente avvio della procedura di licenziamento collettivo. I sindacati stigmatizzano “l'immediatezza con la quale l'azienda ha agito, senza alcun confronto preventivo né con la rappresentanza sindacale interna né con le segreterie territoriali". Il primo tavolo di confronto si terrà venerdì 3 febbraio, previsti anche uno sciopero e un presidio.
Un anno di cassa integrazione straordinaria: questo l’accordo sottoscritto lunedì 16 gennaio tra la Fox Bompani di Ferrara (108 lavoratori) e i sindacati. L’azienda di elettrodomestici sta attraversando una forte crisi di liquidità (cui conseguono ritardi nei pagamenti degli stipendi) e di calo delle commesse. “Era quello che chiedevamo da tempo”, commenta la Fiom Cgil: “L'azienda sta affrontando una crisi decisamente importante, da mesi era in piedi la cassa integrazione ordinaria”. La società, iscritta dall'ottobre 2021 nel “Registro speciale dei marchi storici d’interesse nazionale”, ha dichiarato di aver pronto un business plan e di stare cercando di beneficiare del Fondo salvaguardia imprese di Invitalia.
È scattato lunedì 9 gennaio il contratto di solidarietà per 467 dipendenti (su 650) della Magneti Marelli dell’Aquila, azienda di componentistica per il settore dell'automotive. L’ammortizzatore sociale, che coinvolge tutti gli addetti alla produzione, resterà in vigore fino al 23 dicembre. L’azienda, che è già ricorsa più volte alla cassa integrazione, sta attraversando un periodo di difficoltà legato sia alla crisi del settore iniziata con la pandemia sia al calo di commesse proveniente dalla Sevel di Atessa, principale cliente della Magneti Marelli.
Raggiunto ai primi di gennaio l’accordo per l’acquisizione da parte della Goi Energy (ramo del settore energetico del fondo cipriota Argus) dell’impianto petrolchimico Isab-Lukoil di Siracusa. Il closing dell’operazione è previsto entro la fine di marzo. L’acquisizione, ha spiegato Goi Energy, assicura “la continuità operativa della raffineria e salvaguarda i posti di lavoro”. Cauto il giudizio della Filctem Cgil: “Potrebbe essere una svolta per l'impianto e per il territorio, ma la prudenza è d'obbligo. Aspettiamo di conoscere il piano industriale, di avere certezza che saranno assicurati gli attuali livelli occupazionali e che ci siano anzi prospettive di crescita”.
Notizie positive per i 126 lavoratori delle ex Saga Coffee di Bologna. Agli addetti sono stati concessi altri due mesi di cassa integrazione straordinaria per cessazione (la precedente era stata aperta il 7 marzo 2022 ed era scaduta il 31 dicembre scorso), dopo passeranno alla newco Gaggio Tech. In marzo, come previsto dall'accordo siglato in Regione Emilia Romagna nel febbraio 2022, si concluderà definitivamente la vertenza “con l'uscita volontaria delle lavoratrici e dei lavoratori – spiegano Fiom Cgil e Fim Cisl – che hanno accettato l'incentivo e il passaggio graduale nella nuova azienda di coloro che hanno accettato di proseguire il rapporto di lavoro con la newco”.
Firmato a metà gennaio il contratto di solidarietà per i 120 dipendenti della Superjet International di Venezia, sarà valido dal 3 febbraio al 28 aprile. L’obiettivo della misura è traghettare l'azienda verso la nuova proprietà, il fondo Markab Capital di Dubai. L’azienda aeronautica era entrata in difficoltà con l'avvio del conflitto in Ucraina e le sanzioni alla Russia, in quanto partecipata a maggioranza dalla società russa Sukhoi Holding. “Ora aspettiamo di vedere il piano industriale – commenta la Fiom Cgil – anche per capire quali tempi saranno necessari per l'avvio della produzione”.
Torna nuovamente in bilico la situazione della Sanac (320 dipendenti), azienda produttrice di materiali refrattari per la siderurgia. Dal 2015 la società è in amministrazione straordinaria e il 41% dei lavoratori è in cassa integrazione. Lunedì 23 gennaio i commissari straordinari hanno comunicato che anche il terzo bando di vendita dell'azienda non è andato a buon fine, visto il ritiro delle offerte dei due gruppi internazionali interessati (Dalmia e Rhi Magnesita). Sul futuro dei quattro stabilimenti, dunque, si attendono ora le decisioni del governo.
Chimica, tessile-arredamento e occhialeria
Chiude la Suominen di Como (92 addetti). Giovedì 26 gennaio la multinazionale finlandese ha avviato la procedura di licenziamento per 57 addetti alla produzione dello stabilimento di tessuto-non tessuto in rotoli. I dipendenti erano già da tempo in cassa integrazione, la decisione è stata motivata con a forte concorrenza internazionale e gli alti costi energetici. “Siamo di fronte – commenta la Filctem Cgil – all’ennesima scelta di una multinazionale che guarda ai profitti senza pensare alle ricadute sui lavoratori”. Forte la protesta dei dipendenti, che hanno dichiarato lo sciopero a oltranza.
AkzoNobel, chiusura e delocalizzazione in Svezia
La multinazionale olandese Akzo Nobel (600 dipendenti in cinque impianti), produttrice di vernici e solventi, chiude lo stabilimento di Scorzè (Venezia), acquistato nel 2000, delocalizzando la produzione in Svezia (a Malmö). Lo ha comunicato ai sindacati mercoledì 18 gennaio, la dismissione è prevista per il 1° giugno. Gli esuberi sono 46, su 55 addetti. “È incredibile come una multinazionale sana a livello finanziario decida in tempi stretti di provocare un dramma sociale e familiare enorme”: questo il commento della Filctem Cgil che, assieme alla Femca Cisl, ha subito avviato una forte mobilitazione. Mercoledì 8 febbraio è in calendario un nuovo incontro tra azienda e sindacati.
Sono sei i dipendenti che saranno licenziati nei prossimi tre mesi dalla Brioni Roman Style (700 dipendenti) nei tre stabilimenti dell’Aquila. Gli addetti sono gli ultimi esuberi del piano industriale presentato il 13 aprile 2021. Il 17 ottobre scorso l’azienda di alta moda maschile (controllata dal gruppo Kering) aveva dichiarato 24 esuberi, poi scesi a 15 con l’accordo del 29 dicembre. Di questi, nove sono usciti il 20 gennaio accettando la non opposizione al licenziamento e un incentivo economico di 14.250 euro.
“Esplorare soluzioni alternative”: questa la formula usata da Safilo giovedì 26 gennaio per indicare la situazione dell’impianto di Belluno (472 dipendenti), considerato “non più strategico” dal gruppo produttore e distributore di occhiali. Uno stabilimento già segnato nel 2019 da una pesante ristrutturazione e coinvolto fino al dicembre 2022 nell’utilizzo della cassa integrazione. “Una scelta ingiustificata e assurda”: così commentano i sindacati la decisione, rilevando che “risponde alla sola logica del profitto e di spregio assoluto nei confronti delle persone”. Per mercoledì 8 febbraio è stato dichiarato uno sciopero nelle tre sedi venete, con manifestazione a Longarone (Belluno).
Si aprono spiragli per la reindustrializzazione della Treofan di Terni (110 dipendenti), attualmente in liquidazione. Nell’incontro al ministero delle Imprese del 13 gennaio scorso sono state rese note le due proposte della società Hgm e dell’Università Niccolò Cusano, sulle quali l’advisor sta conducendo approfondimenti che dovrebbero concludersi entro pochi giorni. Nel medesimo vertice, la Regione Umbria ha rassicurato i lavoratori sulla possibile prosecuzione della cassa integrazione, la cui scadenza è prevista il 26 febbraio. Il tavolo ministeriale è stato aggiornato al 20 febbraio prossimo.
Scongiurati i 71 licenziamenti nei due stabilimenti bolognesi della Sherwin-Williams (780 dipendenti), annunciati il 5 dicembre dalla multinazionale statunitense attiva nella produzione di vernici. Lunedì 30 gennaio è stato siglato un accordo che prevede un mix di misure: ricorso agli ammortizzatori sociali, reskilling verso altre attività ed esodi incentivati.
Licenziamenti evitati, almeno per ora, alla Beaulieu Fibres International di Terni (90 addetti). La multinazionale belga, attiva nella produzione di “fiocco” in polipropilene, aveva a metà gennaio annunciato una ventina di esuberi, motivando la decisione con la contrazione del mercato e gli alti costi energetici. Azienda e sindacati hanno trovato l’accordo sul contratto di solidarietà, valido per quattro mesi (fino a maggio), che prevede una riduzione dell’orario di lavoro.
Boccata d’ossigeno per i circa 70 lavoratori della Leggiuno di Varese. Venerdì 20 gennaio è stato firmato l’accordo per la proroga per altri otto mesi (scadrà il 28 agosto prossimo) della cassa integrazione straordinaria per cessata attività. La storica azienda tessile è stata infatti messa in liquidazione e i lavoratori posti in mobilità. Filctem Cgil e Femca Cisl auspicano che questo tempo venga utilizzato per trovare nuovi finanziatori che possano far proseguire l’attività.
Lunedì 23 gennaio è stata firmata l'intesa per la cassa integrazione straordinaria, dal 14 febbraio al 31 dicembre 2023, per 449 lavoratori dello stabilimento Natuzzi di Bari. Con questo accordo viene meno la possibilità di esuberi e licenziamenti collettivi. Al tavolo, oltre ai sindacati e alla multinazionale del mobile imbottito, hanno partecipato Arpal Puglia, Regione Puglia e Confindustria. Per i restanti 1.500 addetti, infine, resta in vigore fino al prossimo novembre il contratto di solidarietà.
Elettronica e telecomunicazioni
Sono partiti martedì 31 gennaio i 48 licenziamenti avviati da Ericsson Italia a metà novembre. La multinazionale svedese ha motivato la decisione con il fatto che le precedenti incentivazioni all’esodo e le riqualificazioni realizzate non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. “Nonostante la nostra ampia disponibilità – commentano i sindacati – nell’individuare ogni possibile soluzione che scongiurasse i licenziamenti, l’atteggiamento aziendale è stato di totale chiusura”.
Jabil, un mese per evitare 190 licenziamenti
Ancora un mese di cassa integrazione straordinaria per i 190 lavoratori di Jabil Circuit Italia (440 dipendenti) di Caserta, coinvolti nella procedura di mobilità collettiva aperta a fine settembre dalla multinazionale di componenti elettronici. La data di scadenza per l’invio delle lettere di licenziamento è stata dunque spostata a fine febbraio. I lavoratori in esubero dovrebbero poi essere ricollocati presso una newco creata da Tme e Invitalia. “La multinazionale – commentano Cgil e Fiom – non può liberarsi dei lavoratori tramite aziende interessate solo ai soldi, senza preoccuparsi insieme alle istituzioni se i progetti industriali siano credibili e realizzabili”.
Accordo raggiunto tra Facebook-Meta e sindacati sulla gestione degli esuberi nella sede di Milano (127 dipendenti), inaugurata nel 2014, annunciati a inizio novembre dal gigante digitale all’interno di un piano mondiale di 11 mila licenziamenti. Gli esuberi italiani scendono da 23 a 12, la modalità sarà quella dell’uscita volontaria. “I lavoratori che usciranno – spiegano i sindacati – riceveranno un’indennità di licenziamento adeguata e un supporto per la ricerca di nuovi impieghi”.
Alimentare
È arrivata venerdì 20 gennaio la conferma della chiusura della Grandi Pastai Italiani (meglio nota come Ex Bertarini) di Cremona, con il conseguente licenziamento dei 54 dipendenti. La decisione di chiudere lo storico raviolificio è stata presa, a detta dell’azienda, per una grave crisi finanziaria. I sindacati auspicano “un'assunzione di responsabilità da parte della proprietà, che si deve manifestare con l’accesso alla cassa integrazione straordinaria in deroga e la copertura economica del periodo dal 9 gennaio, quando i lavoratori sarebbero dovuti rientrare al lavoro dopo le ferie, fino al termine della procedura di licenziamento o fino all'apertura della cassa”.
Accordo raggiunto alla Arborea di Trento (95 dipendenti) per la gestione degli esuberi. I licenziamenti dichiarati dalla cooperativa sarda nello stabilimento della ex Trentinalatte (acquistato nel 2018) sono scesi da 35 a 27 (di cui 14 nel reparto produttivo). Gli allontanamenti sono iniziati mercoledì 25 gennaio. Azienda e sindacati hanno condiviso i criteri sui quali individuare gli esuberi e suddividere gli incentivi all’uscita (pari a 270 mila euro complessivi). “Restano incertezze sul futuro”, commentano Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil: “Continueremo a incalzare l’azienda sul piano industriale e gli investimenti”.
Appalti e logistica
Epilogo amaro per i 931 ex Lsu e appalti storici esclusi dal processo d’internalizzazione dei servizi di pulizia e ausiliariato nelle scuole italiane. La procedura di licenziamento collettivo avviata dalle imprese del settore si è conclusa con la sottoscrizione di un verbale di mancato accordo. “Disatteso anche – commentano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti – il richiesto provvedimento di proroga della cigs per cessazione di attività, non inserito nella manovra 2023, che avrebbe consentito di prolungare le tempistiche e d’individuare soluzioni alternative ai licenziamenti, quantomeno per le situazioni più complesse”.
Siglata il 13 gennaio l’intesa tra Adidas, società appaltatrici (Difarco e Mm Operation) e sindacati per la tutela dei 154 addetti del magazzino di Piacenza, che chiuderà il 30 giugno 2024. Per i dipendenti sono previsti la conservazione dei posti di lavoro presso il sito attraverso la ricerca di nuovi clienti, la ricollocazione su base volontaria in altri impianti di logistica (con indennizzi per lo spostamento) e incentivi all'esodo per gli esuberi. La vertenza era iniziata nel maggio scorso con la decisione della multinazionale tedesca di trasferire tutta la logistica in un nuovo impianto a Mantova.
Ritirati i 35 licenziamenti dichiarati il 15 novembre scorso dalla Iss Palumbo di Livorno, azienda che all’interno della raffineria Eni si occupa di stoccaggio, logistica e movimentazione dei lubrificanti. L’appalto da parte di Eni, che sarebbe scaduto il 31 gennaio, è stato prorogato per 12 mesi, di conseguenza l’azienda ha annullato la procedura. Soddisfatta la Cgil, che però rimarca come sia “inammissibile che la scadenza di un appalto possa essere gestito tramite licenziamenti preventivi”.
Turismo e commercio
È stata avviata venerdì 27 gennaio dalla Gdm la procedura di licenziamento collettivo dei 176 lavoratori di due supermercati (un ex Ipercoop e un ex Auchan-Conad) di Napoli. Una vicenda complessa, iniziata nel 2019, e che ora sembra concludersi con le due chiusure. “Stiamo parlando – spiega la Filcams Cgil locale – di un personale qualificato ma non giovanissimo, soprattutto donne monoreddito con una lunga anzianità di servizio, che era in cassa integrazione a zero ore e che avrà difficoltà a trovare una collocazione in un'area con problemi di lavoro e sofferenza sociale”.
Sottoscritto martedì 17 gennaio l’accordo per due anni di cassa integrazione per ristrutturazione aziendale per i 200 lavoratori (tra tempi indeterminati e stagionali) dell’Hotel Bauer di Venezia. Sono stati così scongiurati i licenziamenti, che erano stati annunciati nel giugno scorso. Al termine della cig (erogata per l’80% dallo Stato e per il restante 20 dall'azienda) l’albergo riaprirà sotto la nuova insegna del gruppo Rosewood. “Grande soddisfazione per la chiusura positiva” esprimono Filcams Cgil e Uiltucs, rilevando che l’accordo “prevede anche l’uscita su base volontaria attraverso degli incentivi”.
È stata ritirata la procedura di licenziamento collettivo per i lavoratori del Park Hotel Villa Fiorita di Treviso. L’azienda, che fa parte del gruppo Sogedin, aveva annunciato i licenziamenti il 18 novembre scorso, in seguito alla sua trasformazione in struttura alberghiera solo stagionale (finora invece era aperta tutto l’anno). Il 20 dicembre è stato raggiunto un accordo che prevede il trasferimento dei sette dipendenti in altri rami d’azienda.
Foto di copertina Marco Merlini
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Dall'Electrolux a Facebook, da Jabil a Ericsson: le multinazionali avviano gli esuberi di fine anno. Ecco l'aggiornamento delle crisi aziendali
Aumentano i licenziamenti di natura economica e disciplinare. Nei primi nove mesi del 2022 si è registrato un forte incremento delle cessazioni dei contratti a tempo indeterminato (rispetto al medesimo periodo del 2021): +73% per quelli di natura economica e +20% per quelli disciplinari.
A dirlo è l’Osservatorio sul precariato dell’Inps, ricordando che fino al 30 giugno 2021 (per gran parte dell’industria) e fino al 31 ottobre 2021 (per il terziario e il resto dell’industria) i licenziamenti economici erano bloccati dalle normative introdotte nel 2020 a fronte della pandemia. Le dimissioni da rapporti di lavoro a tempo indeterminato registrano un incremento nel periodo gennaio-settembre 2022 pari al +17% rispetto al corrispondente periodo del 2021 e +27% rispetto ai corrispondenti nove mesi del 2019.
Industria
Sono oltre 300 gli esuberi dichiarati dalla Electrolux: 222 dipendenti diretti, cui si aggiungono i mancati rinnovi dei contratti in scadenza (alcuni già a fine anno). Queste le cifre comunicate dalla multinazionale svedese ai sindacati nell’incontro del 28 novembre: a pagare il prezzo più alto sono gli impianti di Forlì, con 96 licenziamenti (di cui 77 operai), e Porcia (Pordenone), con 76 licenziamenti (di cui 36 operai). “Per la gestione degli esuberi – dichiara la Fiom Cgil – non esiste alternativa all’uso degli ammortizzatori conservativi, con eventuale previsione di uscite volontarie anche e soprattutto per è chi vicino alla pensione”. Il prossimo appuntamento è in calendario a gennaio.
Epta, sciopero e presidio contro gli esuberi
Scioperi, presìdi e blocco di straordinari e flessibilità alla Epta (1.300 addetti) per la decisione aziendale di non rinnovare i 286 contratti in somministrazione in scadenza a dicembre: 253 nello stabilimento di Belluno e 33 in quello di Padova. La multinazionale della refrigerazione industriale ha motivato la decisione con l’attuale calo delle commesse e le incertezze per il 2023. “C’è un patrimonio di professionalità – afferma la Fiom – che non si deve disperdere, la nostra proposta sono il contratto di solidarietà o la proroga dei contratti con successiva attivazione della cassa integrazione”.
Rimane ancora tutto da definire il percorso di reindustrializzazione della Qf (ex Gkn) di Firenze (370 addetti). Ministero delle Imprese e istituzioni locali, nell’incontro del 30 novembre scorso, hanno chiesto alla società di “redigere e formalizzare il piano necessario per la richiesta di cassa integrazione, passo fondamentale per il futuro industriale dello stabilimento”. La Fiom Cgil sottolinea che i lavoratori non percepiscono le retribuzioni da ottobre e ricorda che la società ha “presentato un progetto (mai diventato piano industriale) considerato irragionevole proprio dal ministero”.
Procede con grande lentezza la vertenza dello stabilimento Whirlpool di Napoli (317 addetti). Nell’incontro del 14 dicembre al ministero delle Imprese si è stabilito che entro il 31 dicembre l’impianto verrà acquisito dalla Zes Campania al prezzo simbolico di un euro. A inizio 2023 si passerà all’individuazione del soggetto (con apposito bando) che si incaricherà del progetto di reindustrializzazione. “La messa in sicurezza del sito è un atto importante”, commentano i sindacati: “Ma in tre anni di vertenza non è stato ancora trovato un soggetto in grado d'investire per il rilancio industriale”.
Sono due le manifestazioni d’interesse pervenute al terzo bando di gara per l’acquisizione dei quattro stabilimenti Sanac (320 dipendenti), azienda produttrice di materiali refrattari per la siderurgia. Dal 2015 la società è in amministrazione straordinaria e il 41% dei lavoratori è in cassa integrazione. Nell’incontro al ministero delle Imprese del 6 dicembre i commissari hanno comunicato l’interesse della multinazionale indiana Dalmia e della Rhi Italia (società della multinazionale Rhi Magnesita). Le offerte vincolanti sono attese entro il primo trimestre 2023, con l’obiettivo di concludere l’iter entro aprile 2023, procedendo così alla cessione unitaria del complesso aziendale.
Wärtsilä, prima intesa sulla reindustrializzazione
Raggiunta tra governo, azienda e sindacati una prima intesa per la reindustrializzazione dello stabilimento Wärtsilä di Trieste (970 addetti), per il quale la multinazionale finlandese aveva avviato 451 esuberi, poi revocati in settembre in seguito al decreto del giudice del lavoro. L’accordo, siglato il 30 novembre e approvato dai lavoratori il giorno seguente, ripristina temporaneamente le attività produttive dell’impianto, vincolando l’azienda a non attivare licenziamenti almeno fino al 30 settembre 2023. Entro il 31 gennaio prossimo, inoltre, Wärtsilä dovrà presentare un piano industriale triennale comprensivo degli investimenti per i quattro siti italiani.
Appalti
Sono 100 i lavoratori (tra diretti e indiretti) coinvolti nella procedura di licenziamento collettivo aperta a inizio novembre dalla Ceva Logistics di Roma, in merito all’appalto di Tim. Per la Filt Cgil “non è accettabile che una diversa allocazione delle attività produttive, con l’unico obiettivo del ribasso esclusivamente dei costi del lavoro, debba significare l’espulsione dal lavoro degli addetti”. Il sindacato, inoltre, lamenta che “né il committente Tim, né Ceva, né Sda (la società che gestirà la commessa), hanno ricercato soluzioni per gestire la continuità occupazionale di lavoratrici e lavoratori”.
Avviata dalla Soes la procedura di licenziamento collettivo per 26 dipendenti. L’azienda campana, che gestisce il servizio parcheggi e gli autovelox nel Comune di Minturno (Latina), concluderà l’appalto il 31 dicembre. A motivare la decisione, l’incremento dei costi e la diminuzione dei ricavi, che hanno reso l’appalto “anti-economico”. La Soes ha anche comunicato la mancanza di alternative agli esuberi. Forte la preoccupazione della Filcams Cgil, impegnata nel “trovare tutte le soluzioni possibili, salvaguardando l’occupazione e interessando le istituzioni”.
Sono 30 gli esuberi avviati dalla Iss Palumbo di Livorno, azienda che all’interno della raffineria Eni si occupa di stoccaggio, logistica e movimentazione dei lubrificanti. La procedura è partita il 15 novembre, diventerà operativa il 1° febbraio 2023. “Una decisione inaccettabile”, commenta la Filcams Cgil, rimarcando che si tratta di un vero e proprio “licenziamento preventivo”, in quanto il contratto di appalto tra l’azienda ed Eni scadrà il 31 gennaio 2023.
Chiusura dell’attività e licenziamento dei 12 dipendenti a partire dal 1° febbraio 2023. Questa la decisione della Teseo di Terni, azienda (attiva nel campo dell’information technology) dell’indotto delle acciaierie, cui la Ast non ha rinnovato l’appalto. Fiom Cgil e Fim Cisl hanno indetto lo stato d’agitazione e proclamato tre giorni di sciopero dal 9 all’11 dicembre. “Siamo di fronte al paradosso – aggiungono i sindacati – che i lavoratori, nonostante abbiano già ricevuto la lettera di licenziamento, sono chiamati allo straordinario programmato fino al termine dell’appalto”.
Confermati i 45 licenziamenti (30 a Padova, 15 a Bologna) alla Call Direction. La società di call center operava in sub-appalto per la società Gap, a propria volta appaltatrice della Previmedical, attiva nella prestazione di servizi di varia natura per il settore della sanità integrativa. Il 12 settembre scorso Previmedical ha disdetto l’appalto a Gap, e di conseguenza anche ai dipendenti della Call Direction. I lavoratori sono attualmente posti in cassa integrazione per cessata attività fino al 31 dicembre.
Sono 523 gli operatori di Almaviva Contact (tra Catania, Palermo, Napoli, Rende e Milano) a forte rischio licenziamento. A fine anno scadrà la proroga concessa dal ministero della Salute alla commessa del numero 1500, istituito per l’emergenza Covid e che non sarà rinnovato. Per questi lavoratori al momento non ci sono prospettive, se non due mesi di cassa integrazione (fino al 28 febbraio 2023). La società di call center ha intanto avviato un piano per esodi incentivati (da 10 a 25 mila euro lordi secondo la qualifica) e offerto a 130 lavoratori un corso di riqualificazione in professionisti di tecnologia digitale.
Chimica e farmaceutica
Sono 71 i licenziamenti comunicati il 6 dicembre dalla Sherwin-Williams, multinazionale statunitense attiva nella produzione di vernici. Gli esuberi sono 59 nello stabilimento bolognese di Pianoro (380 dipendenti), dieci in quello bolognese di Minerbio (400 addetti) e due in quello di Monza. A motivare la decisione, il calo dei consumi e delle vendite per il contesto internazionale, nonché il rincaro dell'energia. Immediata la reazione dei sindacati, che hanno indetto il blocco degli straordinari e uno sciopero che si è tenuto il 19 dicembre.
Si è conclusa con 97 esodi volontari incentivati la vertenza dello stabilimento Pfizer di Catania. Nel febbraio scorso la multinazionale aveva avviato una procedura di licenziamento collettivo per 130 dipendenti, poi trasformata (dopo l’accordo sindacale del 28 aprile) in un piano di adesioni volontarie all’uscita. Altri dieci lavoratori hanno accettato la proposta di trasferimento nella fabbrica di Ascoli Piceno, mentre le figure rimanenti sono state recuperate grazie a una riorganizzazione interna.
Scongiurati i 41 licenziamenti alla Venator Italy di Grosseto (240 addetti). Mercoledì 23 novembre sindacati e multinazionale inglese hanno trovato un accordo sulla gestione della riduzione del personale sulla base della “non opposizione al licenziamento” (art. 5, legge 223/1991). Gli allontanamenti (che debbono avvenire entro marzo 2023) saranno solo su base volontaria: chi accetterà l’uscita riceverà da 2,5 a 4 mensilità lorde, calcolate secondo gli anni di anzianità. Chi si opporrà, sarà posto dal 19 dicembre in cassa integrazione ordinaria (a rotazione per 13 settimane).
Isab-Lukoil, approvato il decreto per il "salvataggio"
Approvato dal Consiglio dei ministri di giovedì 1° dicembre il decreto per il “salvataggio” della Isab-Lukoil (1.000 dipendenti) di Priolo (Siracusa), minacciata di chiusura in seguito all’embargo del petrolio russo entrato in vigore il 5 dicembre. Il provvedimento dispone l’amministrazione temporanea di 12 mesi (prorogabili di ulteriori 12) delle imprese che gestiscono infrastrutture strategiche per l’interesse nazionale nel settore degli idrocarburi. “Un primo passo positivo – commenta la Fiom – che consente di mettere per il momento in sicurezza un sito strategico in cui operano migliaia di lavoratori diretti e indiretti”.
Accordo raggiunto tra Sanofi Aventis di Frosinone (500 dipendenti) e sindacati sulla gestione dei 45 esuberi chiesti dalla multinazionale il 17 ottobre scorso e motivati dalla forte contrazione del mercato. Il personale sarà individuato nei “lavoratori che non si oppongano alla risoluzione del rapporto e che abbiano già maturato i requisiti pensionistici o che li matureranno entro il periodo massimo di fruizione della Naspi”. Positivo il giudizio della Filctem Cgil, che evidenzia come “si potranno creare spazi per rigenerare la forza lavoro nel 2025”.
Alimentare e trasporti
Sembrano ormai non esserci più speranze per i 35 esuberi dichiarati da Arborea di Trento (95 dipendenti). La cooperativa sarda ha infatti confermato che allo scadere del contratto di solidarietà, la cui deadline è il 1° gennaio 2023, licenzierà un terzo del personale (29 in produzione, sei in amministrazione e controllo qualità) dello stabilimento ex Trentinalatte, acquistato appena quattro anni fa. La società ha rifiutato la possibile attivazione della cassa integrazione, scegliendo di andare direttamente ai licenziamenti.
Niente esuberi, ma due anni di cassa integrazione straordinaria a rotazione (fino al 31 dicembre 2024) per riorganizzazione aziendale. Questo l’accordo siglato il 19 dicembre tra la società di acque minerali San Benedetto e i sindacati. L’ammortizzatore sociale riguarderà 150 lavoratori dello stabilimento di Scorzè (Padova, 950 addetti) e 20 in quello di Paese (Treviso, 150 addetti). La cassa integrazione sarà su base volontaria, a sostegno del reddito i lavoratori riceveranno anche un sostegno economico. Previsti anche corsi di formazione e ricollocamenti di personale all’interno del gruppo.
Continua la mobilitazione di Filt Cgil e Uiltrasporti contro la decisione della compagnia aerea spagnola Vueling, comunicata a metà settembre, di avviare 17 esuberi di assistenti di volo della base di Roma Fiumicino (su 120 complessivi). Venerdì 2 dicembre si è tenuto il quarto sciopero (i primi tre sono del 1° e del 21 ottobre, e dell’11 novembre). “Dopo un’estate – spiegano i sindacati – in cui hanno mostrato tutta la loro dedizione e professionalità, i lavoratori necessitano di ricevere risposte concrete in termini di garanzie occupazionali, nonché sul riconoscimento dei diritti e sul pagamento delle ferie pregresse”.
Elettronica e digitale
Nell’incontro del 14 dicembre Ericsson Italia ha confermato la procedura di licenziamento collettivo per 48 dipendenti avviata il 4 novembre. La multinazionale svedese ha motivato la decisione con il fatto che le precedenti incentivazioni all’esodo e le riqualificazioni realizzate non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. I sindacati, che chiedono il ritiro della procedura, hanno indetto scioperi di due ore a fine turno nelle giornate del 23 e del 30 dicembre, del 5 e del 13 gennaio.
Sono una ventina i lavoratori italiani che saranno licenziati da Facebook Italy, all’interno del piano di 11 mila esuberi in tutto il mondo annunciato dal gigante digitale. Gli addetti coinvolti sono tutti della sede di Milano, pari al 15 per cento dell’intero personale (127 dipendenti). Il secondo vertice tra azienda e sindacati si è tenuto il 13 dicembre, ma non ha prodotto novità. “Il quadro che emerge conferma l’assenza di effettive soluzioni”, spiega la Filcams Cgil, rilevando che “Facebook promette intese che non vedono poi una reale traduzione pratica, intenti ‘virtuali’ e non concreti”.
Licenziamenti sospesi fino al 31 gennaio e cassa integrazione estesa fino alla stessa data: queste le decisioni sulla Jabil Circuit Italia di Caserta (440 addetti) assunte nei due tavoli del 5-6 dicembre con ministero del Lavoro e Regione Campania. In settembre la multinazionale statunitense dell’elettronica aveva annunciato 190 esuberi, che sarebbero scattati l’11 dicembre. I sindacati sollecitano governo e istituzioni locali a sfruttare questo ulteriore tempo a disposizione per trovare soluzioni industriali che possano essere alternative ai licenziamenti.
Confermata dalla Commscope Italy (158 addetti) di Monza la procedura di licenziamento collettivo per 42 dipendenti aperta il 15 settembre scorso. La società d’infrastrutture per le telecomunicazioni intende delocalizzare alcune attività in altri stabilimenti del gruppo ubicati in Cina e India. Fortemente contrari i sindacati, che rilevano come l’azienda sia in salute e negli ultimi tre anni abbia fatto registrare utili importanti.
Tessile ed editoria
Prosegue lo stato di agitazione dei 950 lavoratori della Brioni Roman Style contro i 24 licenziamenti annunciati nello stabilimento dell’Aquila. L’azienda di alta moda maschile (controllata dal gruppo Kering) sta ultimando il piano di uscite previste nel piano industriale presentato il 13 aprile 2021, che prevedeva 321 esuberi. Di questi, ne sono stati realizzati 245 mediante esodi incentivati. Netta l’opposizione di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil: “Siamo disposti ad andare fino in fondo con tutti i mezzi per salvaguardare il reddito e il futuro di questi lavoratori”.
Grafici e giornalisti dell’agenzia di stampa Dire hanno indetto il 7 dicembre scorso lo stato di agitazione a seguito dell’annuncio da parte dell’editore d'interrompere il percorso di ammortizzatori sociali (contratto di solidarietà sottoscritto a luglio) e di voler procedere con un piano di esuberi pari a circa il 30% della forza lavoro. L’assemblea dei lavoratori considera l’azione dell’editore “un grave strappo della volontà di collaborazione” e ricorda che “l’attuale situazione finanziaria aziendale, addebitabile in gran parte alla catena di errori e illeciti della precedente proprietà contestati dall’autorità giudiziaria, non può ricadere sulle spalle dei lavoratori”.
Terziario
Indetto lo stato d’agitazione alla Southlands International School (72 dipendenti) di Roma. Ai primi di dicembre l’istituto privato inglese (attivo dal 1976) ha annunciato la chiusura dell’attività il 30 giugno 2023, ribadita nel primo incontro con i sindacati del 15 dicembre, adducendo motivazioni economiche e di riduzione del numero degli iscritti, nonché problemi sorti con i proprietari degli immobili e terreni su cui si trova la scuola. Forte l’opposizione della Flc Cgil, che denuncia “il comportamento ambiguo e non trasparente nelle relazioni sindacali di Southlands”, annunciando la messa “in campo di ogni singola azione di mobilitazione e di lotta”.
Chiude a Trieste lo storico negozio di sport e attività all’aria aperta Sportler. Venerdì 2 dicembre l’azienda, con una lettera inviata ai sindacati, ha annunciato la dismissione dell’attività, con il conseguente licenziamento degli 11 addetti (sette a tempo indeterminato e quattro con contratto a termine). Il punto vendita non ha indicato una data, ma la chiusura dovrebbe essere a fine febbraio. L’azienda ha sede a Bolzano e annovera complessivamente 653 dipendenti.
A Treviso il Park Hotel Villa Fiorita si trasforma in una struttura alberghiera solo stagionale (finora invece era aperta tutto l’anno) e licenzia sette dipendenti. L’azienda, che fa parte del gruppo Sogedin, ha annunciato la procedura di licenziamento collettivo il 18 novembre, confermandola nell’incontro con i sindacati del 12 dicembre. Filcams Cgil e Fisascat Cisl chiedono “l’immediato ritiro della procedura e la possibilità di attivare un percorso di ricollocamento nelle numerose strutture del gruppo, garantendo percorsi di riqualificazione”.
Foto di copertina: Marco Merlini
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In sette mesi hanno perso il lavoro in quattro milioni, crollano i tempi indeterminati. Ecco l'aggiornamento delle crisi aziendali
I licenziamenti sono in aumento. Un vero e proprio boom: il 31% in più (rispetto all’anno precedente) nel periodo che va da gennaio a luglio scorso. A dirlo è l’Osservatorio sul precariato dell’Inps, precisando che nei primi sette mesi dell’anno le cessazioni dei rapporti di lavoro sono state 3 milioni 949 mila.
La crescita vertiginosa riguarda tutte le tipologie contrattuali. L’incremento di esuberi più drammatico riguarda i contratti a tempo indeterminato, che registrano il valore più alto dell’ultimo decennio (+30%). Forte anche l’aumento dei licenziamenti nei contratti intermittenti (+53%), stagionali (+48%), in apprendistato e a tempo determinato (+30%) e in somministrazione (+26%).
Chimica e farmaceutica
Sono 65 i licenziamenti (45 tempi indeterminati e 25 interinali) avviati dalla Sanofi Aventis di Frosinone (500 dipendenti). La multinazionale farmaceutica ha motivato la decisione, comunicata per lettera il 17 ottobre, con la forte contrazione del mercato di riferimento. Il 24 ottobre si è tenuto il primo incontro, nel quale l’azienda ha ribadito la propria posizione. “Una vertenza complessa – commenta la Filctem Cgil – cui il sindacato darà una risposta sia nelle proposte sia negli strumenti da adottare per gestire gli esuberi”. Il prossimo confronto è previsto per giovedì 10 novembre.
Licenziamento collettivo per 34 lavoratori della Valeas di Milano (81 addetti), azienda attiva dal 1934 e acquistata nel luglio 2022 dalla Neopharmed Gentili (controllata al 90% dal Fondo Ardian). I sindacati, che il 20 ottobre hanno organizzato un presidio davanti la sede di Assolombarda, si oppongono nettamente agli esuberi, rimarcando che questi sono avviati “per puro scopo speculativo” e che l’azienda ha fatturati in crescita, chiedendo invece percorsi di ricollocazione.
Finite le speranze per gli 82 lavoratori della Maier Cromoplastica di Bergamo. In luglio la multinazionale basca aveva annunciato la messa in liquidazione, dal 6 ottobre i lavoratori sono stati posti in mobilità. Venerdì 28 ottobre si è tenuto il primo incontro con l’ente provinciale per avviare il percorso di reinserimento lavorativo degli 82 addetti. Forte la condanna da parte dei sindacati per la conclusione della vicenda, a causa dell’opposizione intransigente della società al ricorso a un periodo di cassa integrazione straordinaria.
Si fa sempre più aspra la vertenza della Baritech Operations (ex Osram) di Bari (117 dipendenti), produttrice di tessuti per mascherine chirurgiche. A fine anno scadrà la cassa integrazione (iniziata in marzo) e per i lavoratori scatterà il licenziamento. “L’azienda – denuncia la Cgil – ha dichiarato di non voler attivare la cassa integrazione per transizione occupazionale per la messa in sicurezza dei lavoratori, nello stesso tempo ha rigettato le manifestazioni d’interesse da parte di due nuovi possibili acquirenti”. Martedì 8 novembre è partita la mobilitazione dei lavoratori che durerà per l’intera settimana, mentre venerdì 11 è prevista la riunione della task force regionale sull’occupazione.
Venator, la multinazionale inglese licenzia
Sono 41 gli esuberi avviati dalla Venator Italy di Grosseto (240 addetti), la cui procedura scadrà il 19 novembre. Nell’ultimo incontro del 7 novembre la multinazionale inglese ha “aperto” alla possibilità di ricorrere alla cassa integrazione o ai contratti di solidarietà. Una vertenza molto complessa anche dal punto di vista amministrativo, poiché s’intreccia con la necessità di reperire nuovi siti di stoccaggio temporaneo di alcuni scarti (gessi rossi) della produzione principale (biossido di titanio), in vista della processazione industriale per un loro riutilizzo in campo edile.
Sono scesi a 83, dai 134 iniziali, i licenziamenti richiesti dalla Diab di Belluno (250 lavoratori) in seguito alla decisione del gruppo svedese di chiudere il “reparto pvc” dello stabilimento. La riduzione, comunicata nell’incontro in Regione Veneto del 17 ottobre, è stata resa possibile grazie a uscite volontarie e ricollocamenti interni. A fine anno terminerà la cassa integrazione straordinaria per chiusura, sono imminenti nuovi incontri tra azienda e sindacati per la gestione degli esuberi.
Industria
Tutta da definire è la situazione della Dema (680 dipendenti), società di aerospazio (controllata dal Fondo Cairn Capital di Mediobanca) che il 7 ottobre scorso ha presentato istanza di concordato preventivo al Tribunale di Napoli a causa della forte instabilità finanziaria. Nell’incontro ministeriale del 12 ottobre l’azienda ha assicurato la presentazione di un piano industriale entro fine anno e garantito che non procederà a riduzioni del personale fino al prossimo vertice ministeriale. “Abbiamo chiesto di avere un prossimo appuntamento al ministero – spiega la Fiom Cgil – solo in presenza di un progetto approfondito che metta al centro il rilancio industriale e il mantenimento occupazionale nei quattro siti del gruppo”.
Una riduzione globale di personale che potrebbe arrivare fino a 4 mila esuberi, di cui 300 in Italia. Questo ha comunicato ai sindacati la multinazionale degli elettrodomestici Electrolux, nell’incontro che si è tenuto martedì 8 novembre. Gli esuberi saranno equamente divisi tra personale operaio e personale impiegatizio e dirigenti. Al momento, spiegano Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, la direzione di Electrolux “non è stata più specifica, ma ha rinviato a un incontro successivo nel quale vogliamo entrare maggiormente nel merito”.
La vertenza della Wärtsilä di Trieste (970 addetti) continua. Malgrado la multinazionale finlandese abbia revocato la procedura di licenziamento collettivo per 451 lavoratoriin seguito al decreto del giudice del lavoro, nel vertice del 25 ottobre ha comunque confermato l'intenzione di dismettere la produzione dello stabilimento. “Un incontro deludente”, lo hanno definito i sindacati, rimarcando la mancanza di “informazioni di dettaglio sull'andamento economico e produttivo del gruppo e dei singoli siti, sulle prospettive occupazionali e sugli investimenti”.
Wärtsilä, Trieste trema ancora
Licenziamenti evitati alla Vm Motori di Ferrara (700 dipendenti). Il 3 novembre l’azienda del gruppo Stellantis e i sindacati hanno firmato un accordo per l’uscita dallo stabilimento di circa 300 addetti, a causa dello stop dal 2023 della produzione dei diesel V6 destinati al mercato statunitense. Per 160 addetti sarà possibile trasferirsi nello stabilimento Maserati di Modena (con un contributo forfettario di massimo 15 mila euro); per i restanti sono previsti, sempre su base volontaria, esodi incentivati fino a 48 mesi verso il pensionamento (con integrazione rispetto alla Naspi) o ricollocazione esterna mediante strumenti di active-placement.
Nebbia fitta sul futuro della Whirlpool in Italia (5 mila lavoratori). Il 21 ottobre la multinazionale ha comunicato l’avvio della procedura di cessione dell’area produttiva Emea (che riguarda gli stabilimenti italiani) e di essere in trattativa con due potenziali acquirenti. I sindacati hanno subito chiesto “un tavolo al ministero per vincolare l’eventuale cessione a garanzie occupazionali e produttive”. Riguardo il sito dismesso di Napoli (317 addetti), va segnalato che nell’incontro al ministero del 21 ottobre è stata siglata un’intesa per l’acquisizione del sito produttivo da parte dello Zes Campania, al fine di mettere in sicurezza lo stabilimento per poi cederlo al soggetto che si occuperà della reindustrializzazione.
Si fa sempre più tesa la situazione della Qf (ex Gkn) di Firenze (370 addetti). I sindacati, nell’incontro al ministero del 3 novembre, hanno rilevato che “il progetto industriale, dopo molti mesi, non trova realizzazione”, mentre resta ancora in sospeso la richiesta di cassa integrazione. Da segnalare il presidio del 7 novembre davanti ai cancelli dell’impianto, teso a impedire lo svuotamento da parte dell’azienda dei rifiuti del materiale ferroso presenti nello stabilimento, azione che la Fiom ha denunciato come “una grande operazione di distrazione di massa”.
Situazione difficile alla Ilmas di Udine (44 dipendenti). A metà dicembre scadrà il secondo anno del contratto di solidarietà e la società di stampaggio e produzione di materiali plastici per l’automotive ha comunicato ai sindacati il 10 ottobre scorso la necessità di avviare 12-15 esuberi.
Elettronica
Esuberi confermati alla Jabil Circuit Italia di Caserta (440 addetti). Nell’incontro del 29 ottobre la multinazionale americana ha ribadito la decisione (annunciata in settembre) di procedere con 190 licenziamenti, indicando domenica 11 dicembre come deadline della procedura. Forte la mobilitazione di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, che ricordano come “i lavoratori si siano ridimensionati le retribuzioni e abbiano utilizzato tutti gli strumenti di sostegno al reddito, concertati con le istituzioni, pur di convincere la multinazionale a rimanere nello stabilimento”.
Jabil Circuit, 190 esuberi confermati
Netta opposizione da parte dei sindacati alla decisione della Flextronics Manufacturing di Trieste (480 dipendenti) di confermare, nell’incontro al ministero del 27 ottobre, la rescissione di 69 contratti di somministrazione. “Non condividiamo – dicono Cgil e Fiom – la decisione unilaterale dell'azienda d'interrompere i rapporti di lavoro e disapproviamo che la stessa, pur dando la disponibilità al riconoscimento di tre mensilità al personale in staff leasing, vincoli lo stesso alla sottoscrizione di un verbale di conciliazione tombale”.
Scongiurata la chiusura dell’azienda di vendita online di auto usate BrumBrum di Reggio Emilia (180 addetti), di proprietà dell’inglese Cazoo. La società, che il 9 settembre scorso aveva annunciato 750 licenziamenti in tutta Europa e la dismissione della controllata italiana, il 31 ottobre è stata acquistata da AramisAuto, società francese controllata al 60% dal gruppo Stellantis.
Tessile
Netta opposizione da parte di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil ai 24 licenziamenti annunciati dalla Brioni Roman Style dell’Aquila (950 lavoratori). L’azienda di alta moda maschile (controllata dal gruppo Kering) sta ultimando il piano di uscite previste nel piano industriale presentato il 13 aprile 2021, che prevedeva 321 esuberi. Di questi, ne sono stati realizzati 245 mediante esodi incentivati. “Un colosso come Kering – commentano i sindacati – deve assumersi la responsabilità politica e sociale dell'azione che sta irragionevolmente portando avanti. Dichiararsi socialmente responsabile significa soprattutto spendersi per quella umana e sociale”.
Sembra risolta la vertenza della Manifattura del Casentino di Arezzo (18 dipendenti), cooperativa produttrice dello storico e famoso “panno” in lana, attualmente in liquidazione. Dopo un periodo di difficoltà durato quattro anni, il 27 ottobre lo stabilimento è stato acquisito dagli imprenditori tessili Maurizio e Luca Bellandi di Prato. Di conseguenza, i 18 licenziamenti sono stati revocati.
Credito e trasporti
Una “intesa sofferta”: così i sindacati hanno definito l’accordo raggiunto il 21 ottobre sui 144 licenziamenti alla Verti Assicurazioni di Milano (605 addetti). Il 1° agosto la società del gruppo spagnolo Mapfre (ex Direct Line) aveva aperto la procedura per 175 licenziamenti, con la completa dismissione del contact center e la riduzione di tutti gli altri reparti, poi scesi a 144 tra salvaguardia dei fragili, prepensionamenti e uscite volontarie. Da segnalare, inoltre, che nel novembre 2021 erano già usciti (mediante incentivi all’esodo) 129 lavoratori. Gli addetti licenziati riceveranno 14 mensilità piene, oltre ai sei mesi di preavviso, e vedranno attivati percorsi di riqualificazione, ricollocamento e outplacement.
Continua il braccio di ferro tra sindacati e Vueling sui 17 esuberi di assistenti di volo della base di Roma Fiumicino (su 120 complessivi), dichiarati a metà settembre. Venerdì 11 novembre si tiene il terzo sciopero (i primi due stop sono del 1° e del 21 ottobre) indetto da Filt Cgil e Uiltrasporti. “È inaccettabile che la compagnia aerea – spiegano i sindacati – non abbia ancora aperto un tavolo di confronto volto a trovare soluzioni che tutelino tutto il personale navigante coinvolto”.
Appalti e logistica
Rimane preoccupante la situazione della Blu Service di Verbania (120 lavoratori). Nell’incontro del 3 novembre scorso la cooperativa ha ritirato la procedura di licenziamento collettivo per 39 dipendenti (perlopiù donne e con una età media di 50 anni) annunciati in settembre (a causa della perdita, dopo 12 anni, della commessa per l’assemblaggio delle caffettiere Bialetti), avviando il ricorso alla cassa integrazione fino a dicembre. I sindacati non nascondono “l’inquietudine per l'opacità della situazione” e avvertono di “mettere in campo ogni azione per salvaguardare i posti di lavoro”.
Aperta la procedura di licenziamento collettivo per i 46 dipendenti del call center Call Direction (società del gruppo Sgb Humangest) di Bologna e Padova. A motivare la decisione, il recesso dei contratti di appalto di Previmedical. Slc e Fiom Cgil chiedono “il blocco dei licenziamenti, l'attivazione immediata di ammortizzatori sociali e la verifica del rispetto delle norme di legge e di contratto nazionale sulle clausole di tutela occupazionale in caso di cambio appalto o d’internalizzazione di attività”.
Tornano a forte rischio 600 posti di lavoro di Almaviva Contact (tra Catania, Palermo e Milano). Ai 200 operatori del call center impegnati sul numero 1500 (emergenza Covid) del ministero della Salute è stata concessa una proroga della commessa fino a fine anno, ma il loro futuro da gennaio è tutto da definire; va anche segnalato che il servizio si è molto ridotto, di conseguenza i lavoratori sono da giugno in cassa integrazione. Altrettanto incerto è il destino dei 400 addetti inbound e outbound della commessa Vodafone, che attendono l'esito della trattativa per il transito dell’appalto a un nuovo operatore di mercato.
Accordo raggiunto per i 200 lavoratori in appalto del magazzino Adidas di Piacenza. La vertenza era iniziata sei mesi fa con la decisione della multinazionale tedesca di trasferire tutta la logistica in un nuovo impianto a Mantova. L’intesa, siglata il 21 ottobre, prevede che l’azienda lascerà il sito il 30 giugno 2024. Le società appaltatrici (Difarco e Mm Operation) si sono impegnate a trovare nuovi clienti per il magazzino piacentino, mentre sono stati garantiti ai lavoratori indennizzi in caso di trasferimento (su base volontaria) e incentivi all'esodo (in base all'anzianità di servizio).
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Centinaia di migliaia rischiano di perdere il lavoro: nella grande industria, nel credito, nel tessile. Ecco l'aggiornamento delle crisi aziendali
Le crisi aziendali non si sono certo fermate per la campagna elettorale. Al ministero dello Sviluppo economico sono attualmente aperti 73 tavoli di crisi, per complessivi 95 mila lavoratori. Di questi, 27 sono di monitoraggio, deputati cioè a verificare il buon esito dei percorsi di reindustrializzazione e rilancio (tra i più significativi, ricordiamo quelli di Bosch, Caterpillar, Corneliani, Elica, Natuzzi e Sicamb). I restanti 46 sono vertenze del tutto incerte, che potrebbero risolversi in nuove prospettive di sviluppo oppure in drammatiche chiusure e licenziamenti collettivi.
Queste 73 vertenze riguardano però solo le società con più di 250 dipendenti. Sotto quella soglia le difficoltà delle singole imprese vengono affrontate a livello territoriale o regionale. Si apre quindi un universo di medie e piccole aziende, alle prese oggi anche con la rapida impennata della bolletta energetica, i cui numeri sono impossibili da calcolare con esattezza. Ci sono, insomma, centinaia di migliaia di lavoratori che stanno proprio ora lottando per assicurare un futuro a sé e alle proprie famiglie. E di cui tutti dovremmo interessarci molto, molto di più.
Industria
Importante passo avanti nella vertenza della Wärtsilä (970 dipendenti) di Trieste. Il 28 settembre la multinazionale finlandese ha revocato la procedura di licenziamento collettivo per 451 dipendenti (con la contemporanea chiusura della linea produttiva di motori navali), in ottemperanza al decreto del giudice del lavoro di Trieste che il 23 settembre aveva condannato la società per comportamento antisindacale. Soddisfatta la Fiom Cgil: “Una sentenza esemplare, che condanna Wärtsilä per non aver adempiuto agli obblighi d'informazione previsti dal ccnl e dagli accordi aziendali”. Il giudice ha anche sollecitato un incontro a breve tra azienda e sindacati, ma la data ancora non è stata decisa.
Whirlpool, si annunciano nuove chiusure
Si inasprisce la vertenza della Whirlpool, dopo che la multinazionale ha avviato nell’aprile scorso una “revisione strategica” delle attività in Europa. La società, dopo aver dismesso l’impianto di Napoli (310 addetti), sarebbe ora in procinto di annunciare nuove chiusure. Intanto ha disertato la riunione del 28 settembre al Mise, dichiarando di voler attendere i dati economici del terzo trimestre e chiedendo uno spostamento al 21 ottobre. Immediata la replica dei sindacati, che hanno dichiarato quattro ore di sciopero a livello territoriale e lo stop degli straordinari, mobilitazione che non si fermerà fin quando non sarà convocato un nuovo confronto.
Procede con qualche fatica il progetto di riconversione industriale della Qf (ex Gkn Driveline, 370 lavoratori) di Firenze. Negli incontri al Mise del 31 agosto e 5 settembre la nuova società ha comunicato l’obiettivo di definire un “accordo di sviluppo” con Invitalia per la reindustrializzazione dello stabilimento attraverso il progetto “e-drive 5.0” (con un investimento di 50 milioni di euro) e il ricollocamento dell’attuale forza lavoro in cinque anni (100 addetti il primo anno). La Fiom Cgil, pur approvando “la scelta di utilizzare il veicolo dell'accordo di sviluppo, che permette la presenza di soggetti pubblici negli investimenti”, ha criticato il piano industriale, giudicandolo “fumoso e privo di dettagli, senza effettivi sviluppi su cronoprogrammi e senza certezze sulle prospettive di mercato”.
Buone notizie per la Titagarh Firema (350 dipendenti) di Caserta, azienda specializzata nella progettazione, costruzione e riparazione di materiale ferroviario. L’8 settembre scorso è stato formalizzato al Mise l'investimento che porterà il capitale sociale dell'azienda a 33 milioni di euro, supportato dal Fondo salvaguardia imprese (gestito da Invitalia), che partecipa con una quota di minoranza di 10 milioni di euro, affiancando l'investitore privato (Hawk Eye) e l'attuale azionista di riferimento.
Stellantis dismette le attività di Cnh Industrial e Iveco gestite da Fca Services, società del gruppo che fornisce servizi amministrativi e di contabilità. La decisione, che coinvolge circa 200 dei 700 addetti (in larga parte occupati a Torino), è stata comunicata ai sindacati il 29 settembre: la dismissione sarà conclusa entro il 2023. L'azienda ha dichiarato di non voler aprire procedure di licenziamento ed esuberi. “Tali affermazioni di principio non possono però rassicurarci”, commentano i sindacati, chiedendo a Stellantis “di aprire un tavolo di confronto che monitori l'operazione sia a livello nazionale sia a livello territoriale”.
Procedono con poche novità al ministero dello Sviluppo economico i tre tavoli tecnici sulla vertenza Blutec (580 addetti) di Palermo, dopo l’approvazione da parte della Regione Sicilia del Fondo di coesione sociale europeo di 30 milioni di euro per percorsi di politica attiva e accompagnamento alla pensione dei lavoratori ex Fiat. Sul tema della reindustrializzazione, nel vertice al Mise del 16 settembre i commissari hanno dichiarato che continuano le interlocuzioni con possibili investitori. “C'è la sensazione – dichiara la Fiom Cgil – che si stia perdendo tempo prezioso: non è stato ancora definito, tra Regione, Mise e Invitalia, l'accordo di programma fondamentale per arrivare a raggiungere l'obiettivo”.
Boccata d’ossigeno per la Fimer (610 lavoratori) di Arezzo. Il 22 settembre l’azienda, attiva nel campo delle energie rinnovabili e della mobilità elettrica, ha ricevuto dal Tribunale l'ammissione alla procedura di concordato, sulla base del piano industriale presentato lo scorso 28 giugno. Il piano, spiega il management, prevede “il progressivo ma costante superamento della crisi finanziaria che ha colpito l'azienda durante la pandemia”. Elemento essenziale per il rilancio delle attività produttive è il supporto di nuova finanza per 45 milioni di euro (autorizzata dal Tribunale aretino) che verranno erogati da Generalfinance.
Da segnalare, infine, la situazione della Primotecs (390 dipendenti) di Torino: la società tedesca di automotive ha richiesto 120 esuberi (pur assicurando nell’incontro di fine luglio il blocco dei licenziamenti per l’intero 2023, al netto delle uscite volontarie), di cui si discuterà nel vertice del 9 novembre prossimo.
Alimentare e credito
Raggiunto l'accordo tra azienda e sindacati per la proroga di un anno della cassa integrazione dei lavoratori della Pernigotti (50 dipendenti) di Alessandria. Il via libera dei ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro è arrivato il 19 settembre, in seguito al parere positivo espresso al piano industriale (che prevede investimenti per 3,2 milioni) presentato da Jp Morgan, nuovo proprietario dell’azienda dolciaria, per il rilancio dell’attività. La proroga dell’ammortizzatore sociale è propedeutica alla formalizzazione dell'accordo di cessione della Pernigotti tra i nuovi acquirenti e il gruppo turco Toksoz, previsto per il 20 ottobre.
Verti, i licenziamenti non si fermano
Ultima fase della procedura di licenziamento collettivo alla Verti Assicurazioni. Il 1° agosto la società del gruppo spagnolo Mapfre aveva aperto la procedura per 175 licenziamenti, con la completa dismissione del contact center e la riduzione di tutti gli altri reparti. Nei mesi precedenti circa 140 unità avevano lasciato la società tramite esodi incentivati. “Da un anno sentiamo soltanto che l'azienda deve risparmiare sui costi del personale”, commenta la Fisac Cgil: “Verti deve mettere sul tavolo qualcosa di credibile, a partire dai ricollocamenti”. Un secondo incontro con l'azienda (dopo il "fallimento" del primo vertice del 28 settembre), con sciopero dei dipendenti, è previsto per martedì 11 ottobre.
Chimica e farmaceutica
Si apre la vertenza della multinazionale inglese Venator Italy (240 addetti) di Grosseto. Il 21 settembre l’impresa chimica ha annunciato 41 esuberi, che si aggiungerebbero ai 17 che già avevano lasciato l’azienda nei mesi precedenti. Immediata la mobilitazione sindacale, con un primo sciopero che si è tenuto il 23 settembre. La Rsu rileva che “la crisi è stata determinata da gravi errori gestionali e strategici della direzione aziendale”, denunciando come “la procedura decisa unilateralmente dall'azienda disattenda gli impegni presi con la Rsu il 5 agosto scorso, mirati alla collaborazione e alla ricerca di soluzioni condivise”.
Ancora nessuna soluzione per la Maier Cromoplastica (82 dipendenti) di Bergamo. In luglio la multinazionale basca ha annunciato la messa in liquidazione, dal 6 ottobre i lavoratori sono stati posti in mobilità. Nel vertice del 5 ottobre la proprietà non ha accolto la manifestazione d’interesse presentata formalmente dalla Imr Industries; continua, inoltre, a dirsi contraria alla richiesta di cassa integrazione straordinaria e alla concessione di esodi incentivati. Le speranze di un salvataggio in extremis, dunque, sono ormai molto ridotte.
Si aprono spiragli per una positiva soluzione della Treofan (110 lavoratori) di Terni, azienda chimica attualmente in liquidazione. Nell’incontro al Mise del 5 settembre il commissario liquidatore ha comunicato la proposta di un investitore, la Hgm, che prevede il reimpiego di tutti i dipendenti. Il progetto di reindustrializzazione sarà finalizzato alla produzione di servizi per la telecomunicazione. I sindacati, pur apprezzando la proposta, hanno chiesto a Treofan e istituzioni di valutare l’esistenza di concrete proposte alternative nel campo delle plastiche e bioplastiche. Riguardo la tempistica, per febbraio 2023 deve concludersi il processo di acquisizione, anche alla luce della scadenza della cassa integrazione.
Passi avanti per la Corden Pharma (300 dipendenti) di Latina, sottoposta a procedura di concordato e interessata da una richiesta di 44 esuberi. Nell’incontro del 27 settembre scorso la società ha comunicato di aver ricevuto una proposta d’acquisto (da un’azienda biofarmaceutica) per lo stabilimento di Sermoneta, da definire entro la fine dell’anno mediante la sottoscrizione di un “accordo di programma”. I lavoratori sono in cassa integrazione straordinaria fino al 10 ottobre, ammortizzatore sociale che è stato prolungato (per crisi aziendale) per un altro anno. Attivato anche un piano di esodi incentivati, che resterà aperto fino al 30 settembre 2023.
Edilizia ed elettronica
In via di definizione sembra essere il futuro della Cooperativa muratori e cementisti (1.400 addetti) di Ravenna, impegnata dal 2020 in un difficile piano concordatario. Nell’incontro al Mise del 12 settembre, la terza società italiana d'infrastrutture ha annunciato “l’intervenuta elaborazione di due progetti che dovrebbero garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali e produttivi, attraverso il coinvolgimento di soggetti industriali e l’intervento di risorse pubbliche a supporto dell’operazione”, che dovrebbe chiudersi entro ottobre. Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil hanno ribadito l’urgenza di prorogare la cassa integrazione straordinaria, proroga assicurata dal ministero del Lavoro.
Cmc, in 1.400 col fiato sospeso
Il 23 settembre scorso la società americana Jabil Circuit Italia (440 dipendenti) di Caserta ha comunicato l'avvio della procedura di licenziamento per 190 lavoratori. La scelta (confermata nel vertice del 29 settembre) è motivata, ha spiegato l’azienda, dal “deterioramento delle condizioni globali di mercato”. Questa procedura è il “secondo tempo” di una vertenza iniziata nel 2019 e che ha già visto 250 lavoratori uscire dall’azienda. I sindacati chiedono il ritiro della procedura e la presentazione di un nuovo piano industriale, avviando nel contempo la mobilitazione. Il prossimo incontro è in calendario per lunedì 17 ottobre.
Sarà firmato il 20 ottobre al Mise l’accordo per la Flextronics Manifacturing (570 addetti) di Trieste. Nel maggio scorso la società aveva annunciato 280 esuberi e la delocalizzazione in Romania di parte della produzione: l’intesa raggiunta prevede il mantenimento delle produzioni, 48 esodi incentivati e il non-rinnovo di 72 contratti di lavoratori somministrati (che scadranno a fine ottobre). Nel febbraio 2023 si chiuderanno i contratti di solidarietà, che attualmente impegnano 75 dipendenti per il 10% dell'orario settimanale.
L’azienda inglese di vendita online di auto Cazoo ha annunciato il 9 settembre scorso 750 licenziamenti in tutta Europa. La decisione coinvolge la controllata BrumBrum (80 lavoratori) di Reggio Emilia, di cui è stata comunicata la chiusura, motivando la scelta con una perdita di 17 milioni di euro e con la difficoltà di trovare auto usate da immettere nel mercato. “Un fulmine a ciel sereno”, commenta la Fiom Cgil: “Il nostro obiettivo è evitare i licenziamenti e ricorrere agli ammortizzatori, oltre a capire se esistono soggetti imprenditoriali che vogliono rilevare l'attività”.
Aperta il 15 settembre scorso dalla statunitense Commscope Italy (158 addetti) di Monza la procedura di licenziamento collettivo per 42 dipendenti. La società d'infrastrutture per le telecomunicazioni intende delocalizzare alcune attività in altri stabilimenti del gruppo ubicati in Cina e India. Il confronto tra le parti va avanti, un nuovo vertice è previsto per il 17 ottobre. Prosegue anche la mobilitazione, giovedì 13 è in calendario un nuovo sciopero, con un presidio ai cancelli dell’azienda.
Tessile, pelletteria e ceramica
Definito il processo di reindustrializzazione dell'azienda di ceramica Ideal Standard (400 addetti) di Belluno, che nell’ottobre 2021 aveva annunciato la chiusura dello stabilimento. Il 23 settembre il ministero dello Sviluppo economico ha dato il via libera all’operazione (già siglata in giugno) attraverso il marchio Ceramica Dolomite: previsto un investimento complessivo di 15 milioni di euro per la costituzione di una nuova società partecipata in maggioranza (53,3%) da una cordata d'imprenditori veneti guidati da Banca Finint e in quota di minoranza (46,7%) dal Fondo salvaguardia imprese (che investirà 7 milioni di euro).
Aperta la strada per la soluzione della vertenza Ledal Bag (34 dipendenti) di Firenze, azienda di pelletteria che aveva annunciato la chiusura e avviato la procedura per il licenziamento collettivo. Al tavolo regionale del 30 settembre è stato siglato un accordo che prevede la ricollocazione degli addetti in un’altra azienda del territorio del medesimo settore, favorita da un finanziamento della Regione Toscana per le imprese che assumono lavoratori provenienti da aziende in crisi. “L'accordo – commentano Cgil e Filctem – sancisce un principio importante: la responsabilità sociale della filiera”.
è attesa per metà ottobre la convocazione al Mise per la vertenza della Brioni Roman Style (950 lavoratori) dell’Aquila. L’azienda di alta moda maschile è alle prese con la gestione delle uscite previste nel piano industriale presentato il 13 aprile 2021, che prevedeva 321 esuberi. Di questi, ne sono stati realizzati 250 mediante esodi incentivati. Alla conclusione del piano mancano ancora una settantina di allontanamenti, che saranno appunto oggetto del vertice al ministero.
Luci e ombre per la vertenza della Tessitura Albini (110 addetti) di Taranto. Il 4 ottobre è stato siglato l’accordo di proroga della cassa integrazione (per transizione occupazionale) per un altro anno, a partire dal prossimo dicembre. L’azienda di tessuti per camicerie, in liquidazione dal marzo 2021, ha incaricato la società di scouting Vertus d'individuare imprenditori disposti al subentro. Nei mesi scorsi si era fatta avanti la Motion Italia (azienda di dispositivi per poltrone), ma a fine agosto ha annunciato il proprio disimpegno. Continua, quindi, la ricerca di nuovi potenziali investitori.
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Le multinazionali tagliano posti di lavoro o chiudono stabilimenti: la Wärtsilä a Torino, la Whirlpool a Napoli, la Primotecs a Torino. Anche il mondo del credito si ristruttura, come dimostrano Deutsche Bank, Monte dei Paschi e Verti Assicurazioni. Ci sono anche buone notizie (Bosch, Firema, Conpibel), ma il Paese è in evidente difficoltà. Ecco l’aggiornamento della nostra “mappa” delle crisi aziendali e industriali che stringono l’Italia in una morsa.
Le crisi industriali non vanno in ferie. Per migliaia di lavoratori luglio e agosto sono stati (e ovviamente sono tuttora) tempo di mobilitazione e cortei cittadini, di speranze deluse, di accordi ipotizzati e sempre rimandati. L’assenza del governo poi, e quindi la conseguente mancanza di scelte di politica industriale (che in verità già brillavano per assenza nell’esecutivo “tecnico” guidato da Draghi), certamente non favorisce la ricerca di soluzioni alle dichiarazioni di esuberi e alle ristrutturazioni aziendali.
Il caso più eclatante è quello della Wärtsilä di Trieste (970 dipendenti). Il 14 luglio scorso la multinazionale finlandese ha annunciato 451 esuberi nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, con la conseguente chiusura della linea produttiva di motori navali, decisione confermata nella riunione al ministero dello Sviluppo economico del 27 luglio. Dal giorno dell’annuncio i lavoratori sono in presidio permanente davanti ai cancelli dell’azienda, presidio che non si è fermato neanche a Ferragosto.
La fuga di Wärtsilä: Trieste si ribella
Il 4 agosto si è tenuto lo sciopero generale di otto ore indetto in tutti gli impianti del gruppo (Genova, Napoli, Taranto e Cuneo), con manifestazione nazionale nella centrale piazza della Borsa a Trieste, cui hanno partecipato oltre 2 mila persone. Il 19 agosto, infine, i sindacati metalmeccanici hanno depositato presso il Tribunale di Trieste un ricorso per attività antisindacale, confermando “la determinazione – spiega la Fiom Cgil – di contrastare, anche per via legale, la scelta scellerata della multinazionale di dismettere la produzione di motori e avviare il licenziamento di quasi 800 lavoratori diretti e degli appalti”.
Fortemente contestata da lavoratori e sindacati è la decisione della Verti Assicurazioni (del gruppo spagnolo Mapfre), comunicata il 2 agosto, di aprire la procedura di licenziamento collettivo per 175 dipendenti, con la completa dismissione del contact center e la riduzione di tutti gli altri reparti. Nell’azienda era già attivo un piano di esodi volontari che negli ultimi mesi ha portato all’uscita di circa 130 dipendenti. Fisac Cgil e le altre organizzazioni rilevano che “l'obiettivo di questa operazione è aumentare la competitività sul mercato, tagliando sui costi della forza lavoro ed esternalizzando le attività ad aziende terze, attraverso l'uso di lavoratori precari senza diritti, sottopagati e maggiormente flessibili alle esigenze aziendali”.
Ancora molti i nodi da scogliere sulla riconversione industriale della Qf (ex Gkn Driveline, 370 lavoratori) di Firenze. Il tavolo istituzionale del 4 agosto non ha chiarito i dubbi su vincoli d’investimento, piano industriale (che la società guidata da Francesco Borgomeo assicura essere “pari a 50 milioni di euro, al netto di ricerca e formazione”), presenza di nuovi investitori, concessione della cassa integrazione e agibilità dello stabilimento. La Fiom Cgil, ricordando i contenuti dell’accordo-quadro del 19 gennaio scorso, sottolinea che “a oggi tutti gli elementi di chiarimento richiesti sulla fattiva presentazione di un progetto sono rimasti senza risposta”. Il tavolo plenario al ministero dello Sviluppo economico tornerà a riunirsi mercoledì 31 agosto.
(foto Marco Merlini)
Ancora tutto da definire è il futuro della Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna (1.400 addetti), che vede attualmente 160 lavoratori in cassa integrazione (che a settembre dovrebbe essere prorogata). Nell’incontro al Mise del 5 agosto, la terza società italiana d'infrastrutture ha ricordato le difficoltà ad adempiere agli impegni assunti nel piano concordatario del 2020, ma ha informato di aver ricevuto due manifestazioni di interesse per gli eventuali affiancamento o acquisizione. Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil hanno “ribadito le forti criticità sussistenti sul profilo occupazionale, stante l’imminente scadenza degli ammortizzatori sociali, nonché richiesto il coinvolgimento del Mise nella valutazione dei potenziali partner industriali”. L’aggiornamento del tavolo è convocato per giovedì 1° settembre.
Stop and go continui nella vertenza della Whirlpool di Napoli (310 dipendenti). Nuovi problemi sono sorti da parte del Consorzio per la reindustrializzazione del sito (capofila è l’italiana Adler) riguardo lo stabilimento di via Argine (agibilità, presenza di amianto, compatibilità urbanistica, problematiche ambientali del sottosuolo), questioni però che dovrebbero essere superate dai chiarimenti forniti dalla multinazionale e dalla deliberazione della Conferenza dei servizi prevista per fine agosto. La Fiom Cgil chiede il “rispetto della tabella di marcia che prevede, per i primi giorni di settembre, la convocazione dei sindacati da parte dei soggetti istituzionali che hanno assunto impegni per acquisire i progressi fatti e superare le eventuali criticità, allo scopo di arrivare a un accordo complessivo”.
Da segnalare, infine, le difficili situazioni della Corden Pharma di Latina (300 lavoratori), che nell’incontro del 3 agosto ha confermato i 44 esuberi di cui si tornerà a parlare nel vertice del 7 settembre prossimo; della International Trading e Service di Potenza (136 addetti), azienda dell’indotto Stellantis di Melfi, che ha richiesto 85 licenziamenti, la cui gestione (mediante Fondo integrativo speciale o altri ammortizzatori sociali) sarà oggetto della riunione prevista per lunedì 29 agosto; della Arborea di Trento (100 addetti), i cui lavoratori sono in contratto di solidarietà fino al 31 dicembre e ancora attendono il nuovo piano industriale.E non finisce qui: la Primotecs di Torino (390 unità), dove la società tedesca di automotive ha richiesto 120 esuberi (pur assicurando nell’incontro di fine luglio il blocco dei licenziamenti per l’intero 2023, al netto delle uscite volontarie), di cui si discuterà nel vertice del 9 novembre prossimo; la Brioni Roman Style dell’Aquila (950 lavoratori), con la scadenza a fine anno della cassa integrazione straordinaria e la conclusione del piano industriale avviato nell’aprile 2021 che prevedeva 320 licenziamenti, cui mancano ancora circa 70 esuberi (sono 250 gli addetti che hanno accettato l’esodo incentivato); la Magneti Marelli dell’Aquila (650 dipendenti), dove sono ancora in ballo circa 60 allontanamenti.
Per fortuna, però, ci sono anche buone notizie. Iniziamo dalla Bosch di Bari (700 lavoratori): il 5 agosto si è concluso al Mise l’iter di sottoscrizione dell’accordo che impegna la multinazionale tedesca a garantire la continuità produttiva dello stabilimento almeno fino al 2027. Prevista l’adozione di un contratto di solidarietà di 12 mesi, che partirà il 29 agosto prossimo, e un possibile piano di uscite solo volontarie. In questo quinquennio verranno effettuati investimenti per 31 milioni di euro, destinati a favorire lo sviluppo di nuove produzioni rispetto alla trasformazione in corso nel settore automotive e che consentiranno di salvaguardare l’occupazione.
Ultimi adempimenti formali per l’ingresso di Invitalia nel capitale della Titagarh Firema di Caserta (350 addetti). Nel tavolo istituzionale del 20 luglio scorso il Mise ha annunciato l’imminente entrata del Fondo salva-imprese nella compagine sociale, unitamente a un altro investitore. Obiettivo dell’intervento è la salvaguardia della produzione industriale (la società si è di recente aggiudicata importanti commesse pluriennali) e del perimetro occupazionale.
(foto Marco Merlini)
Risolta anche la vertenza dalla Conbipel di Asti (1.200 dipendenti), in amministrazione straordinaria dal gennaio 2021. Il 10 agosto è stata definita l'operazione di rilancio industriale della storica catena di abbigliamento: l’azienda diventa una newco finanziata con complessivi 7,8 milioni di euro, di cui 3,8 milioni dal Fondo salva-imprese di Invitalia (pari al 49 per cento del capitale) e 4 milioni dal fondo di Singapore Eapparels Ltd.
Venti di speranza per i 1.100 lavoratori della Blutec di Palermo, dopo l’approvazione da parte della Regione Sicilia del Fondo di coesione sociale europeo di 30 milioni di euro per percorsi di politica attiva e accompagnamento alla pensione dei dipendenti ex Fiat. La Fiom Cgil evidenzia che nell’incontro al Mise del 1° agosto scorso è stata annunciata “la convocazione di tre tavoli tecnici: sul regolamento attuativo della norma regionale; sul lavoro usurante; sul rilancio del sito attraverso un nuovo bando e l’accordo di programma, fondamentale per attrarre investimenti”.
Da menzionare, infine, due importanti intese nel settore del credito. Il 4 agosto è stato siglato tra sindacati e Monte dei Paschi di Siena il piano industriale 2022-2026 che prevede l'uscita entro il 1° dicembre prossimo, mediante prepensionamenti (fino a sette anni) su base volontaria, di 3.500 lavoratrici e lavoratori attraverso il Fondo di solidarietà. Sempre il 4 agosto è stato sottoscritto dai sindacati il piano di riorganizzazione 2022-2024 di Deutsche Bank, che stabilisce l'uscita volontaria incentivata di 248 dipendenti (mediante pensionamento o accesso al Fondo di solidarietà) e un pacchetto di 125 nuove assunzioni a tempo indeterminato entro giugno 2026, mirato ad assicurare il ricambio generazionale e la stabilizzazione dei rapporti di lavoro in somministrazione o a tempo determinato.