Mi chiamo Roberto Clausi e sono rappresentante sindacale aziendale della Flc Cgil alla International School of Florence (Isf), scuola privata prestigiosa ubicata nei pressi della lussuosa zona di piazzale Michelangelo a Firenze. Dal 2003 sono un docente della scuola, della quale, dal 2009, sono anche direttore atletico. Dopo anni di battaglie con la direzione della scuola per far valere i diritti previsti dal contratto nazionale e dal contratto integrativo aziendale, il 3 Giugno 2019 vengo sospeso dal servizio a seguito dell’apertura di un provvedimento disciplinare.

Il 12 Giugno 2019 la Flc di Firenze proclama lo sciopero del personale con presidio davanti ai cancelli dell’istituto a seguito della mia sospensione che appariva agli occhi dei miei colleghi assolutamente arbitraria e ingiustificata. Il primo di luglio 2019 la scuola mi licenzia come conseguenza del provvedimento disciplinare e il 23 di luglio mi licenzia una seconda volta per aver rilasciato una dichiarazione a una giornalista il giorno dello sciopero.

Il 9 dicembre 2019 il Tribunale il, del lavoro di Firenze mi reintegra sul posto di lavoro annullando i due provvedimenti di licenziamento, che giudica illegittimi perché discriminatori. La giudice motiva la reintegra ritenendo che quanto addebitatomi fosse un cumulo di accuse la cui veridicità non è mai stata provata, costruito con chiaro intento di espellermi dalla scuola.

L’8 gennaio 2020 la Isf fa opposizione all’ordinanza di reintegra, ma, a causa dell’emergenza Covid, i tempi si allungano. La scuola non mi reintegra e trattiene gli stipendi, che mi vengono pagati solo nel giugno successivo dopo aver ricevuto l’atto di precetto dei miei avvocati. Nel frattempo Isf in aprile 2020 mi sospende di nuovo, e a maggio mi licenzia per la terza volta, a distanza di 10 mesi dai primi due licenziamenti.

Mi vengono contestate 28 diverse infrazioni, sebbene io non fossi più rientrato a scuola, tra le quali, una delle più assurde è quella di mangiare hamburger e patatine fritte (peraltro venduti nella mensa della scuola) di fronte agli studenti, quindi di non veicolare così il corretto messaggio educativo sulla nutrizione. Alcuni dei fatti contestati risalivano addirittura a otto anni prima.

Il 5 Giugno 2021 la giudice annulla anche questo terzo licenziamento dichiarandone la natura discriminatoria: ancora una volta gli addebiti non sono minimamente provati ed è palese l’intento di espellermi per la mia attività sindacale. Dopo aver atteso tre mesi, nel settembre 2021 viene emesso dai miei avvocati un ordine di precetto per il pagamento degli stipendi arretrati (aprile 2020 - settembre 2021), ma la scuola si oppone sia al precetto che al pignoramento, lasciandomi senza soldi pur sapendo che siamo famiglia monoreddito (moglie, due bambini piccoli e mutuo a carico).

Ovviamente tutte le opposizioni vengono rigettate e finalmente, dopo due cause, a dicembre 2022 i giudici mi danno ragione e il pignoramento va in porto. Ad oggi attendo ancora il pagamento degli stipendi che vanno da settembre 2021 ad aprile 2023. I miei avvocati hanno già emesso un ordine di precetto per farmi pagare queste mensilità arretrate ma la Isf sembra voler seguire la strategia precedente per allungare i tempi del pagamento, forse nell’intento di sfiancarmi economicamente. Nell’ottobre del 2022 con sentenza di 1° grado il Tribunale del lavoro rigetta l’opposizione della Isf al primo e secondo licenziamento e ne conferma la nullità, perché discriminatori e tendenti a eliminarmi poiché rappresentante sindacale.

Ancora una volta la Isf è condannata a reintegrarmi e risarcirmi. Nel gennaio del 2020 la Flc cita in giudizio la scuola per condotta antisindacale, in quanto ha omesso di informare preventivamente le organizzazioni sindacali della emanazione di un regolamento per il personale e della installazione di tre telecamere di sorveglianza. Vittoria su ambedue i fronti: il 25 giugno dello stesso anno il giudice riconosce le nostre ragioni in quanto la scuola ha violato il contratto nazionale e lo Statuto dei lavoratori.

Non contenta, la scuola ha fatto opposizione all’ordinanza, ma nel giugno del 2022 ha subito un’altra sconfitta: Isf ha violato le norme a tutela dell’attività sindacale. Ad oggi la Flc ha nuovamente citato in giudizio la scuola per condotta antisindacale (a seguito di una comunicazione rivolta ai dipendenti contenente affermazioni ritenute da noi lesive delle prerogative sindacali), e l’istituto ha fatto opposizione all’ordinanza del giudice sulla nullità del terzo licenziamento.

Dopo ben sette condanne emesse dal Tribunale di Firenze Isf sembra non voler cambiare rotta e insiste a sprecare il denaro delle famiglie in azioni giudiziarie fallimentari, evidentemente con il fine di spingermi, per stanchezza o per i costi legali da sostenere, a interrompere le mie azioni a tutela e ad accettare di non essere reintegrato. Ovviamente, non ho alcuna intenzione di dargliela vinta.

Mi chiedo per quanto tempo ancora l’istituto intenda dilapidare in questo modo le risorse che le famiglie hanno investito per l’educazione dei propri figli, invece di utilizzarle a favore della didattica e per riconoscere al personale la qualità del proprio lavoro con aumenti salariali soddisfacenti. Credo che la mia storia, però riguardi tutti i lavoratori, e specialmente chi ricopre cariche di rappresentanza sindacale: non esistendo alcuna sanzione realmente dissuasiva rispetto a questi comportamenti, un’azienda può licenziare un lavoratore un numero infinito di volte, costringendolo ad un percorso giudiziale infinito, che non si concluderà con il pronunciamento di un giudice, ma con la fine delle risorse economiche di una famiglia a causa dei costi della giustizia.