La crisi sta colpendo duro anche nel settore alimentare. Per la precisione, in quella fascia che va oltre l'artigianato, ma che, nel contempo, non ha le economie di scala della grande industria. Accade in Valle Peligna (L'Aquila), presso il caseificio Reginella d'Abruzzo, che ha deciso di licenziare 19 dipendenti, dopo averne già mandati a casa una decina l'estate scorsa.

Così, da circa un mese, lo storico marchio di Sulmona, che vanta oltre un secolo di attività alle spalle e già dal secondo dopoguerra si era imposto sul mercato dei formaggi freschi e stagionati, ha fermato i macchinari. Una chiusura che, oltre al danno dei posti di lavoro persi e all’economia regionale, è anche un colpo alla tradizione del settore della trasformazione.

La situazione dell'azienda

Uno stop tecnico, ha precisato l'imprenditore Paolo D'Amico, che è diventato presto un'impossibilità economica sul come continuare di fronte all'impennata dei costi energetici e dei prezzi delle materie prime. Il latte, in particolare, dal settembre scorso a oggi ha subìto un aumento del 70%. Per non parlare dell'energia elettrica, e dei costi per imballaggi e logistica (aumentati del 50%). “Gli aiuti arrivati sotto forma di credito d'imposta – ha sottolineato – hanno inciso poco e niente. La sostenibilità economica dell’impresa è saltata e non si può resistere all’infinito. Stiamo valutando se intraprendere nuove strade, per il momento ci siamo fermati”.

La posizione dei sindacati

Le organizzazioni si sono subito mobilitate di fronte al blocco della produzione del caseificio, vista anche l'ennesima doccia fredda per l'economia del territorio. Giovedì 27 aprile, presso la sede della Regione Abruzzo a Pescara, si è tenuto un confronto con il ministero del Lavoro, la Regione e la società Reginella D’Abruzzo (rappresentata da Confindustria L’Aquila).

In quell'occasione è stato sottoscritto un accordo di cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività (ai sensi dell’articolo 44 e del decreto legislativo 109/2018) in favore dei 19 lavoratori occupati presso il sito di Sulmona. .I lavoratori coinvolti nella cigs fino al 31 dicembre prossimo saranno chiamati a un percorso di formazione, in quanto soggetti potenzialmente fuori dal mercato del lavoro.

"Chiediamo al sindaco di Sulmona, città capofila della Valle Peligna, ma che non esclude altre amministrazioni, di aprire un apposito tavolo di confronto per cercare soluzioni al rilancio dell’economia a Sulmona e in tutta la Valle", ha commentato il segretario generale Flai Cgil L'Aquila Luigi Antonetti: "Occorre creare un ente di formazione professionale che ne certifichi la relativa qualifica, e che vada in direzione delle realtà presenti nel territorio peligno, dando la possibilità di ricollocazione per chi perde il lavoro, ma anche per i giovani disoccupati o inattivi".