Pensate un attimo a Stefano Cucchi. Prendete in mano la terribile foto che la sorella mostrò, col cuore gonfio di rabbia, in mondovisione per denunciare la violenza su quel corpo inerme. Soffermatevi sul volto scavato, pieno di lividi ed ecchimosi. Ora fate un salto indietro e tornate a Genova, in quel maledetto luglio del 2001. Focalizzatevi sulle pozze di sangue sul pavimento e gli schizzi sui muri della scuola Diaz. Potete ancora sentire l’odore acre di quella mattanza. Due episodi, ma potremmo citarne altri cento, dove lo Stato smette di esercitare le sue funzioni costituzionali. E diventa carnefice, giustiziere, aguzzino, vendicatore, favoreggiatore di un odio perverso sotto forma di una divisa. Dietro il becero disegno di legge di Fratelli d’Italia per abrogare il reato di tortura si nasconde la vera matrice di un esecutivo repressivo e, dunque, pericoloso. Dove per governare non serve il cervello ma è più utile il fido manganello.