Prosegue la maxi-riorganizzazione di Telecom Italia. È stato raggiunto un accordo fra Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Tim che prevede un massimo di 2 mila uscite volontarie in "isopensione", ovvero la possibilità di andare in pensione fino a sette anni prima del termine stabilito. Non si tratta, quindi, di nuovi licenziamenti, precisano i soggetti firmatari, ma di "uscite concordate con i dipendenti, che provano a dare maggiore sostenibilità all'azienda, riducendo in maniera volontaria il numero degli occupati, in un contesto particolarmente complicato".

Lo scorso anno, Tim aveva firmato 1.200 uscite volontarie per chi aveva raggiunto l’età anagrafica, e un accordo di espansione fino ad altri 2.200 addetti. L’espansione prevede uno scivolo fino a cinque anni, ma in parallelo consente all’azienda di assumere nuove giovani risorse. Nel 2022 Tim ha ridotto l’organico a livello nazionale di 1.595 unità, aumentando di 58 il numero di dipendenti all’estero (saliti anche per l’acquisto di un ramo d’azienda di Oi).

Positivo il commento dei sindacati, che sottolineano "il difficile contesto in cui si trova il gruppo, impegnato nella separazione della società della rete, e l'intero settore delle telecomunicazioni. Si tratta di un accordo che, in un contesto complicatissimo per il gruppo Tim e per tutte le tlc, realizza una tenuta degli attuali livelli occupazionali, gestendo gli esuberi in maniera non traumatica".  

Cos'è l'isopensione

L'isopensione è un vero e proprio scivolo pensionistico, introdotto dalla legge Fornero e pensato esclusivamente per i dipendenti del settore privato, pagato interamente dall’azienda, che colma il periodo di attesa della maturazione del diritto alla pensione. Consente un anticipo dell’età pensionabile fino a sette anni (dunque, a sessant'anni e nove mesi), mentre prima erano quattro, per il triennio 2021-2023, allungato fino al 2026 dall’ultimo decreto "milleproroghe" (convertito il 24 febbraio scorso nella legge 14/2023).

Lo strumento può essere usato nelle imprese che hanno più di 15 dipendenti, in presenza di uno specifico accordo con le organizzazioni sindacali, previo il nulla osta dell’Inps, che deve verificare il rispetto di tutte le condizioni di legge. 

Il giudizio dei sindacati

"Siamo soddisfatti di poter continuare a gestire la situazione assai complicata di Tim con strumenti concordati", commenta il segretario nazionale Slc Riccardo Saccone: "Per la prima volta registriamo la dichiarazione dell’azienda circa l’impossibilità di poter garantire per il futuro il prosieguo di quest'impostazione. Non possiamo che concordare circa la gravità della situazione, sia aziendale sia dell’intero settore, pur continuando a dissentire totalmente sulla soluzione". Per il dirigente sindacale "lo 'spezzatino' non è certo la via per ridare slancio e salvare l’occupazione. È urgente mobilitare il settore contro una deriva inaccettabile".

Preoccupazione per la situazione delle telecomunicazioni manifesta il segretario generale Fistel Cisl Alessandro Faraoni, rimarcando anche “l'indifferenza che il governo manifesta nei confronti di tutti i lavoratori del settore”. Riguardo l’accordo, l’esponente sindacale evidenzia che “alleggerire gli organici con accordi non traumatici, accompagnando i lavoratori e le lavoratrici alla pensione con 6 e 7 anni di anticipo, è un risultato straordinario e una valorizzazione delle risorse”.

"Ancora una volta, responsabilmente, abbiamo sottoscritto un'intesa con Tim, che prova a dare maggiore sostenibilità all'azienda", rileva il segretario nazionale Uilcom Uil Luciano Savant Levra: "Ma è ormai giunto il momento di affrontare complessivamente i tanti problemi del settore, aprendo urgentemente un tavolo istituzionale che coinvolga i ministeri competenti. I singoli tavoli, attivati presso le varie aziende, per arginare le tante crisi in atto, non sono più in grado di risolvere un problema che è ormai di sistema".