Quattrocento uscite incentivate, concentrate sulle funzioni di staff fra impiegati (310 unità) e operai indiretti (90). Sugli esuberi individuati, comunque, è stato raggiunto un accordo-quadro, che esclude i licenziamenti coatti e individua l'unico criterio della "non opposizione". Questo l'oggetto della nuova ristrutturazione targata Marelli, presentata martedì 21 marzo ai sindacati, il cui confronto proseguirà nei prossimi giorni.

"La direzione aziendale ci ha illustrato le dinamiche fondamentali che hanno pesato negli ultimi anni, vale a dire il rincaro dei costi delle materie prime e la contrazione delle vendite, dovute principalmente alla crisi degli approvvigionamenti", spiegano Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, Fismic Uglm e Aqcfr.: "Marelli ha comunque proseguito lo sforzo di diversificare i clienti e si è riportata in positivo nel quarto trimestre del 2022, pur concludendo l’anno ancora in negativo".

Per l'azienda resta in ogni caso "il grave problema dei costi fissi, nonostante i progressi compiuti l’anno scorso. Le altre due sfide di fondo sono la semplificazione dei processi per migliorare i margini lordi e il rafforzamento della fiducia dei clienti. L’organico in Italia è passato nel corso del 2022 da 7.974 a 7.187 persone. Gli investimenti programmati per il 2023 ammontano a 73 milioni".

Le 400 uscite

Gli incentivi per i pensionabili saranno nell’arco dei 48 mesi: i primi due anni il 90% della retribuzione insieme alla Naspi, gli ultimi due anni l'80% della retribuzione, più l’equivalente dei contributi da versare. Per chi non raggiunge la pensione l’incentivo sarà 12 mensilità da 35 a 39 anni, 24 mensilità fra 40 e 49 anni, 30 mensilità fra 50 e 54 anni, 36 mensilità dai 55 anni in su.

A queste cifre si aggiungono, per chi esce entro il 31 maggio, 20 mila euro fino a 49 anni e 30 mila da 50 anni in su. Per ottenere gli incentivi occorrerà in ogni caso avere almeno due anni di anzianità aziendale. Infine, sarà offerto uno specifico servizio di outplacement.

La situazione della Marelli

Venendo alle singole realtà produttive, salvo possibili fermate saltuarie causate dalla crisi degli approvvigionamenti, l’utilizzo degli ammortizzatori sociali è concentrato negli stabilimenti di Crevalcore (Bologna), in particolare per il reparto alluminio; di Bari power train tradizionale, con una saturazione della manodopera pari al 70%; di Melfi (Potenza), con una saturazione pari al 75% e con ammortizzatori in scadenza a ottobre 2023; di Sulmona (L'Aquila), con una saturazione pari al 55%; di Caivano (Napoli), con una saturazione del 94% ma senza più disponibilità di cassa per far fronte alle fermate improvvise.

Benché i processi di osmosi fra le fabbriche, fortemente voluti dal sindacato, abbiano prodotto risultati apprezzabili, restano quindi preoccupanti criticità che saranno oggetto di specifico confronto a giugno prossimo, anche alla luce delle interlocuzioni in corso fra Marelli e Stellantis. "Nel frattempo - concludono i sindacati - il confronto sul piano industriale proseguirà a livello locale, ferma restando l’esigenza di attivare incontri con le istituzioni locali e nazionali per il sostegno alle transizioni e la salvaguardia dell'occupazione e delle attività di Marelli in Italia".