Quasi nove lavoratori su dieci, precisamente l’88 per cento. Sono i dipendenti dello stabilimento di Termoli (Campobasso) della Vibac, di cui la multinazionale italiana produttrice di nastro autoadesivo e plastica per imballaggi (con circa mille addetti tra Italia, Serbia e Canada) ha annunciato il 27 febbraio scorso il licenziamento. Gli esuberi dichiarati sono 126, su 142 lavoratori complessivi.

“La comunicazione con la quale Vibac ha annunciato i licenziamenti è inaccettabile”, spiega Giordano Fumarola (Filctem Cgil nazionale), commentando il primo incontro tra azienda e sindacati che si è tenuto venerdì 10 marzo: “L’azienda riprende un percorso già affrontato quando, solo tre anni fa, propose la medesima soluzione per i lavoratori di un altro stabilimento del gruppo a Vinci, vicino Firenze”.

La crisi della società (fondata nel 1968) va avanti da più di un anno, i lavoratori sono attualmente in cassa integrazione (avviata 14 mesi fa). “La Vibac ha annunciato che rimarranno solo 16 addetti, il che equivarrebbe alla chiusura dello stabilimento. Sembra una presa in giro, ma è un atto formale della società”, dicono in una nota ufficiale Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e Failc Confail.

I sindacati rilevano che l’azienda è “nel pieno di una cassa integrazione straordinaria che finirà nel luglio 2023. Nella procedura di cassa integrazione non si menziona alcuna riduzione di personale diretto, ma nel frattempo sono stati licenziati circa 50 interinali che costituivano pressappoco il 25 per cento della forza lavoro”.

Giordano Fumarola evidenzia che nel corso degli anni si è assistito “a scelte discutibili del management e tagli unilaterali, decisioni prese senza mai coinvolgere le organizzazioni sindacali, come ad esempio avvenuto con gli stralci degli accordi di secondo livello. Oppure richieste di ammortizzatori sociali che, almeno in teoria, avrebbero dovuto rilanciare il gruppo, ma che purtroppo ora certificano solo un triste epilogo”.

La Filctem Cgil adesso promette battaglia. “Ci siamo subito attivati – conclude l’esponente sindacale – per rivendicare il diritto all'occupazione dei 126 lavoratori licenziati, sia rivolgendoci alle istituzioni, con la richiesta d'incontro al ministero delle Imprese già sollecitata, sia con la mobilitazione, al fine di scongiurare i licenziamenti e mantenere i livelli occupazionali”.