Sarà Maurizio Landini a concludere la manifestazione di martedì 13 dicembre in piazza Italia a Perugia (ore 11.00) in occasione dello sciopero generale regionale, proclamato da Cgil e Uil dell’Umbria, contro la Manovra di bilancio del Governo Meloni. Una legge di bilancio - come ha spiegato lo stesso Landini - contro il lavoro, sbagliata e da cambiare, che premia gli evasori e, con la flat-tax fino a 85.000 euro per il lavoro autonomo, rende ancora più ingiusto il sistema fiscale, sempre più scaricato sul lavoro dipendente, che a parità di reddito paga il triplo. Segui la diretta:

Lo sciopero in Umbria si inserisce all’interno della mobilitazione nazionale, lanciata da Cgil e Uil, che porterà, dal 12 al 16 dicembre, a scioperi a livello regionale con iniziative in tutti i territori. 

L'annuncio dello sciopero generale in Umbria il 13 dicembre

"È naturale, quasi inevitabile, che di fronte a una Manovra che va contro gli interessi delle lavoratrici, dei lavoratori, che colpisce le fasce più deboli della popolazione e favorisce gli evasori fiscali, due organizzazioni sindacali come Cgil e Uil rispondano con lo strumento dello sciopero generale, peraltro in totale coerenza con quanto fatto un anno fa contro il governo Draghi”. Martedì 13 dicembre sarà dunque sciopero generale in Umbria, lo hanno annunciato oggi i segretari regionali di Cgil e Uil, Vincenzo Sgalla e Maurizio Molinari, che hanno riunito i gruppi dirigenti delle due organizzazioni sindacali per ufficializzare la mobilitazione, che si inserisce all’interno di una settimana di manifestazioni e scioperi in tutta Italia, promossa dalle due organizzazioni a livello nazionale.

Un’astensione dal lavoro di 4 ore (ma che in alcuni settori sarà estesa all’intera giornata) che sarà accompagnata da una manifestazione regionale, in piazza Italia a Perugia (ore 11), sotto il palazzo della Prefettura, per evidenziare la contrarietà del sindacato alle scelte economiche e sociali del governo Meloni. “Anche in Umbria, come in tante altre regioni italiane, vogliamo dare una risposta immediata a una manovra ingiusta, che colpisce le fasce più deboli della popolazione - hanno spiegato Sgalla e Molinari - una manovra che colpevolizza i più poveri, accresce anziché contrastare la precarietà con i voucher, non riduce il divario di genere, premia gli evasori e, con la flat tax, aumenta l’iniquità del sistema fiscale”.

Una manovra, insomma, che va nella direzione opposta alle richieste dei sindacati, prima fra tutte quella di intervenire strutturalmente sulla "pandemia salariale" che sta impoverendo tutte le persone che per vivere devono poter lavorare dignitosamente. E poi c’è il capitolo pensioni: “In campagna elettorale - hanno aggiunto Sgalla e Molinari - le forze attualmente al governo avevano promesso di cancellare la legge Fornero, invece non l’hanno toccata, mentre manomettono il meccanismo della rivalutazione delle pensioni, che porterebbe un po’ di sollievo a chi ha pagato onestamente 40 anni di contributi”. Insomma, per Cgil e Uil la mobilitazione è non solo giusta, ma inevitabile e lo sciopero generale sarà solo l’inizio di un conflitto sociale che in mancanza di una netta inversione di tendenza proseguirà anche nel 2023. Conflitto che non è rivolto peraltro solo contro il governo, ma anche contro la Regione Umbria, con la quale è ancora aperta la vertenza sanità che ha portato lo scorso 22 ottobre gli stessi sindacati a manifestare con migliaia di persone a Perugia. 

Si nota, naturalmente, la mancanza della Cisl: “Abbiamo fatto di tutto - hanno sottolineato Sgalla e Molinari - per ricucire lo strappo nell’unità sindacale, ma francamente la posizione assunta dai nostri colleghi nei confronti di questa manovra, che è uno schiaffo in faccia alle persone che rappresentiamo, è difficilmente comprensibile. Noi dunque faremo il nostro mestiere - hanno concluso i due segretari - che è quello di rappresentare e tutelare le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati, giudicando i governi per quello che fanno, senza guardare al colore politico, ma sempre difendendo gli interessi delle fasce più deboli della popolazione e il futuro delle nuove generazioni”.