“Acciaierie d’Italia in data odierna ha comunicato la sospensione momentanea di 145 aziende dell’appalto per motivazioni esclusivamente legate al cash flow della multinazionale. L’azienda - scrivono in una nota congiunta Gianni Venturi, responsabile nazionale siderurgia della Fiom, e Giuseppe Romano, segretario generale Fiom di Taranto - improvvisamente scopre di essere in difficoltà nonostante le rassicurazioni dell’Amministratore Delegato di Arcelor Mittal, di circa un mese fa, in cui ci comunicava che nonostante le piccole riduzioni della capacità produttiva dovute all’emergenza gas, lo stabilimento della ex Ilva di Taranto era molto forte, in ottima salute e che non si prevedevano cambiamenti tali che potessero compromettere il futuro dell’acciaieria.

È del tutto evidente che tale scelta, avvenuta con le solite modalità arroganti della multinazionale, è l’ennesima provocazione da parte dell’attuale management aziendale che ancora una volta prova a utilizzare i lavoratori come grimaldello nei confronti dei governi esclusivamente per battere cassa. Alle organizzazioni sindacali non è chiaro come siano stati definiti alcuni blocchi delle attività di manutenzione, tranne per i lavori previsti dall’autorizzazione integrata ambientale, in un’azienda che necessita di maggiori investimenti e non di rinvii che metterebbero ulteriormente a rischio la salute e sicurezza dei lavoratori.

Inoltre, ieri abbiamo riscontrato un ulteriore e inspiegabile rialzo dei numeri sulla cassa integrazione per i lavoratori diretti di Acciaierie d’Italia che compromette il già precario sistema produttivo dello stabilimento siderurgico di Taranto. Crediamo sia l’ennesima provocazione nei confronti dei lavoratori e della città in quanto il fermo delle attività delle ditte di appalto coincide di fatto con l’iniziativa della Fiom, unitamente a Fim e Uilm, prevista per il prossimo 14 novembre con i parlamentari ionici, in cui le organizzazioni sindacali presenteranno un quadro dettagliato della vertenza ex Ilva e la richiesta di un celere intervento da parte del governo per definire e discutere tempi e modalità sui futuri assetti societari, sul processo di transizione ecologica e sul piano occupazionale e industriale.

Il governo non stia a guardare e soprattutto non ceda ai continui ricatti della multinazionale agendo all’interno degli assetti societari di Acciaieirie d’Italia e vincoli le risorse a un intervento pubblico che garantisca occupazione e una giusta transizione ambientale e produttiva”.