A Reggio Emilia si continua a morire di lavoro. Nella mattinata di ieri a Novellara un autotrasportatore di origine polacca è deceduto mentre svolgeva il proprio lavoro. Poco dopo, sempre a Novellara, un altro infortunio, fortunatamente non mortale.

“L’Asl, l’Ispettorato del lavoro, i Carabinieri svolgeranno le indagini chiarendo le dinamiche dell’infortunio mortale ma non basta: bisogna affrontare anche le eventuali responsabilità, riunire tutti i soggetti che si occupano di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e mettere in campo proposte concrete capaci di arginare il sempre troppo elevato numero di infortuni che avvengono quotidianamente anche a Reggio Emilia - sottolinea Mirco Pellati, Dipartimento Salute e Sicurezza Cgil Reggio Emilia -. Bisogna premiare quelle realtà che investono e penalizzare chi non lo fa e avere sempre presente che il lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione dove all’articolo 4 si dice che 'ogni cittadino ha il dovere di svolgere secondo le proprie possibilità e la propria scelta una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società'".

Negli ultimi anni in Italia gli incidenti mortali hanno portato via più di 1.200 persone all’anno, se gli infortuni non calano, se le leggi non vengono applicate, se gli organi di controllo continuano a subire tagli e ristrutturazioni, se non c’è un fronte comune contro la mattanza di cui quotidianamente la stampa ci informa qualcosa non sta funzionando nel sistema ed è improrogabile la necessità di fare di più.

“Il tema della sicurezza del lavoro deve diventare prioritario nella scrittura delle leggi, nei contratti che regolamentano il mercato del lavoro, nella prevenzione e formazione, nell’organizzazione del lavoro - continua Pellati -. Il tema della produttività, e degli aumenti salariali connessi, non può essere scambiato con la vita e la salute dei lavoratori”.

Quello che è successo ieri in provincia di Reggio Emilia non deve passare come un mero dato numerico, non può essere derubricato a un incidente che riempie le statistiche. Le indagini diranno se i tempi e i modi del “carico e scarico” sono stati rispettati, se l’autotrasportatore ha rispettato le pause di riposo nel viaggio, se le regole sono state seguite ma parallelamente bisogna intervenire a monte, laddove gli organi di controllo sono sempre più esigui e sempre più scarse le risorse pubbliche investite per una maggiore formazione delle istituzioni preposte, che intervengono solo dopo e quasi mai in modo preventivo.

“Da mesi come Cgil Cisl e Uil chiediamo un tavolo congiunto agli Enti preposti alla prevenzione e alla Sicurezza sul lavoro e a oggi non siamo ancora stati convocati – conclude Pellati -. Non intendiamo per questo restare a guardare: il senso di impotenza e sconfitta che queste morti provocano deve darci la spinta a lavorare per cambiare le cose, una volta per tutte”.