Ancora un morto sul lavoro in provincia di Lecce. A perdere la vita Donato Marti, un pensionato di 72 anni impegnato in alcuni lavori all’interno di un’abitazione in via Parini, nel pieno centro della città. L'uomo è precipitato da un’altezza di circa 6 metri.

“Esprimo a nome di tutta la Cgil Lecce dolore per l’ennesima vittima sul lavoro e vicinanza ai familiari del lavoratore”, dice la segretaria generale della Cgil Lecce, Valentina Fragassi. “Piangere la morte di un pensionato sul luogo di lavoro deve far riflettere sulla condizione degli anziani che raggiungono l’età per ottenere l’assegno previdenziale. Si pone una questione di vera e propria sopravvivenza per chi arriva alla pensione dopo 40 anni di duro lavoro e di colpo si ritrova a fare i conti con lo stato di bisogno. Questa è una condizione che purtroppo riguarda molti cittadini della provincia di Lecce, dove gli assegni pensionistici sono tra i più bassi d’Italia. Molti pensionati sono quasi costretti a ricorrere a lavori extra, spesso di fortuna. Serve con urgenza un provvedimento che aumenti il potere di acquisto delle pensioni, allargando per esempio la platea dei percettori della cosiddetta 14esima. Lo abbiamo chiesto anche sabato durante la manifestazione a Roma: basta con la politica degli interventi spot e dei bonus una tantum; il Governo pensi a interventi strutturali”.

Nella provincia è la terza vittima che si registra nel giro di 50 giorni (in tutto 4 i morti dall’inizio dell’anno), dopo i casi di Salve (4 maggio) e Soleto (13 giugno). Ma le cronache hanno evidenziato almeno altri tre infortuni gravi nello stesso periodo.

I numeri 

"L’ultimo report mensile dell’Inail - scrive in una nota la Cgil salentina - è fermo al mese di aprile, per cui nella statistica sfuggono questi e altre centinaia di piccoli infortuni denunciati dai lavoratori, capitati nei mesi di maggio e giugno. Al momento ufficialmente sono 1.745 gli infortuni sul luogo di lavoro registrati in provincia di Lecce dall’inizio dell’anno (quasi 500 in più rispetto ai 1.261 registrati nel 2021). Non disponiamo ancora di dati provinciali disaggregati per settore ed età delle vittime. In Puglia, l’Inail ha ricevuto fino al 30 aprile 10.073 denunce di infortunio (19 delle quali con esito mortale): un anno fa erano 7.463; nel settore Costruzioni, uno dei più martoriati, sono già 509 gli infortuni segnalati (341 nel 2021). Fa riflettere il dato regionale sull’età delle vittime: oltre il 20 per cento del totale degli infortuni vede coinvolti lavoratori che hanno più di 55 anni (2.190). Nel dettaglio questi i numeri per fascia d’età: 1.201 (55-59 anni), 775 (60-64 anni), 183 (65-69 anni), 21 (70-74 anni), 10 (oltre i 75 anni).

Lavori usuranti 

“Apprendere l’ennesima notizia di un infortunio mortale nei cantieri edili fa rabbia”, dice Simona Cancelli, segretaria generale della Fillea Cgil Lecce. “Un evento ancor più inaccettabile conoscendo l’età della vittima: associare la parola lavoratore a una persona di 72 anni è davvero difficile. A quell’età bisognerebbe godersi il riposo dopo una vita di sacrifici. I numeri sugli infortuni che riguardano lavoratori over 55 pone anche la grande questione sull’opportunità di anticipare l’età pensionabile per lavori particolarmente usuranti, come quelli che si svolgono nel settore delle costruzioni. Così come l’incremento massiccio di infortuni tra il 2021 e il 2022 fotografa l’insostenibilità di un sistema che ancora non dimostra molta attenzione alla sicurezza sul lavoro, fino a scaricare sui lavoratori il costo della ripresa economica".

Formazione e cultura 

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Cgil, Cisl e Uil di Lecce, in maniera unitaria, stanno cercando di sollecitare istituzioni e sistema di rappresentanza delle imprese per incrementare gli investimenti in formazione e cultura della sicurezza sul lavoro. Il protocollo prefettizio sulla sicurezza firmato all’inizio di maggio sta entrando nel vivo, con la costituzione dei tavoli tematici per settori dell’Osservatorio provinciale. Consessi che possono essere utili sul lungo periodo, ma che poco possono in assenza di investimenti cospicui da parte dello Stato per assumere ispettori in un numero congruo, da parte della Regione per investire in formazione e da parte delle aziende.