Sono per la maggior parte Nordafricani e si sono riversati a Turi, in provincia di Bari, per la raccolta delle ciliegie. Al posto della solita foresteria allestita tutti gli anni, moduli abitativi prefabbricati, hanno trovato tende tipo gazebo comprate dal Comune alla modica cifra di 158 mila euro, dove dormono per terra o nella migliore delle ipotesi su pallet di legno. Con la beffa di dover pagare all’ente locale una tassa di un euro al giorno. Sono in 190 in una struttura che ne può accogliere 120. Fuori dall’area, nel circondario, nei casolari, nelle campagne, però, ci sono almeno altri 400 lavoratori accampati in minuscole canadesi, senza niente, in condizioni al limite della dignità umana.

“E intanto i caporali e gli sfruttatori ringraziano, pronti a offrire i servizi minimi: acqua, cibo, materassi lerci su cui riposare dopo 12-14 ore di lavoro nei campi, lucrando sugli invisibili e sui loro bisogni – aggiunge Antonio Gagliardi, segretario generale Flai Cgil Puglia, che insieme alla Cgil regionale ha chiesto alla prefetta di attivare la rete dei sindaci del Sud-est barese per non gestire più l’accoglienza come un’emergenza -. Basta fare un breve giro intorno alla struttura di Turi durante le ore notturne, poco prima dell’alba, per osservare un intenso via-vai di furgoni pronti a caricare diverse centinaia di aspiranti braccianti”. Si tratta di forza lavoro straniera fatta arrivare appositamente per raccogliere le ciliegie varietà Ferrovia, molto diffuse nella zona, perché le aziende quest’anno non trovano manodopera locale, hanno necessità di comprimere al massimo i costi di produzione e quindi hanno chiesto la presenza di altri stagionali da sfruttare. E ancora ne arriveranno.

“Dove la domanda è elevata – spiega Gagliardi - sono gli stessi lavoratori che fanno il passaparola ai loro colleghi richiamandoli da altre regioni, stimolati dai datori o dagli stessi caporali. Ragione per cui non si può parlare di effetto sorpresa”. Questo spettacolo indegno e vergognoso si replica ogni anno. Secondo i dati di Flai Cgil Puglia, ai circa 34 mila i lavoratori stranieri certificati negli elenchi dell’Inps nel 2021 si aggiungono oltre 15 mila invisibili delle campagne di raccolta che nella stragrande maggioranza dei casi popolano i 40 ghetti e luoghi informali presenti sul territorio. Oltre a Turi, Nardò nella provincia di Lecce, San Ferdinando e Bisceglie nella Bat, l’area occidentale della provincia di Taranto che presenta fenomeni di sfruttamento poco visibili ma presenti, per arrivare ai ghetti di Rignano Garganico e dalla pista di Borgo Mezzanone.

“La Regione Puglia ha annunciato circa 114 milioni di euro dei 200 milioni provenienti dal Pnrr e destinati ai comuni per smantellare i ghetti della vergogna, per battere il caporalato e lo sfruttamento dei lavorati nel settore agricolo – conclude Gagliardi -. Abbiamo chiesto l’attivazione di un tavolo, un osservatorio privilegiato presso la Regione alla presenza dei sindaci interessati, che a quanto ci risulta non sanno come usare i fondi. Noi chiediamo: come verranno gestire queste risorse?”.