Domani, venerdì 17 giugno, i lavoratori di Sgm incroceranno le braccia. Filt Cgil, Uiltrasporti e Ugl autoferro hanno confermato lo sciopero, già proclamato il 6 giugno scorso al culmine di un lungo braccio di ferro sulla contrattazione aziendale e la definizione del premio di risultato. Clima teso, dunque, quello che si vive all’interno della società mista del Comune di Lecce, che gestisce il servizio di trasporto pubblico urbano. Il sit-in è in programma fra le 10 e le 12, davanti alla sede del Comune di Lecce.

“Aperture”. Nei mesi scorsi, ai tavoli aziendali e poi in sede prefettizia, le tre sigle sindacali avevano sollevato le questioni dell’avvio della contrattazione collettiva di livello aziendale e del rinnovo dell’accordo sul Pdr. In particolare, sui criteri per la definizione del premio di risultato, era stato chiesto di migliorare l’accordo del 2017, evitando di conteggiare come assenze i giorni ex legge 104 o di congedo parentale (per maternità o assistenza ai parenti), di malattia Covid 19 o ancora d'infortunio, in modo da allargare la platea degli aventi diritto al premio (il cui criterio fondamentale resta il raggiungimento di un minimo annuale di presenze).

“Parliamo d'istituti contrattuali che tutelano i lavoratori, permettendo loro anche di assistere i familiari. Erano richieste di buon senso, che contemperavano diritti individuali, previsioni di legge, interesse economico e questione di civiltà. In un primo momento, i dirigenti avevano anche manifestato segnali d'apertura - dicono i segretari provinciali Fabrizio Giordano (Filt), Francesco Demarindis (Uiltrasporti) e Dario Loporchio (Ugl-Autoferro) -. Come pure c’erano state aperture sulla rideterminazione della franchigia di 2.500 euro sui danni causati ai mezzi in caso d'incidente: oltre quella soglia gli autisti non avrebbero potuto godere del Pdr. Troppo poco, considerando che nessun lavoratore lavora per causare incidenti e che oggi i prezzi dei pezzi di ricambio sono sensibilmente più alti. Tutte questioni su cui l’apertura dell’azienda era stata cristallizzata sui verbali prefettizi”.

Chiusura. Le aperture iniziali, dopo la proclamazione dello sciopero, si sono repentinamente azzerate. Intanto, con il nuovo piano di mobilità urbana, l’azienda ha scelto di riorganizzare i turni senza che vi sia stato un reale esame congiunto con le Rappresentanze sindacali aziendali (come previsto dal Ccnl). Il 13 giugno durante la Commissione Controllo il direttore di esercizio, Ugo Guacci, ha temerariamente lanciato un’invettiva contro i sindacati, rei forse di aver esercitato il diritto di sciopero e bollati come “non all’altezza del momento” o accusati di fare “terrorismo psicologico” e di diffondere “notizie false e tendenziose”. Infine, il 15 giugno Sgm ha sottoscritto con Fit Cisl e Faisa Cisal (che insieme rappresentano il 10% dei lavoratori) un accordo sul Pdr, che ricalca quello del 2017 e che non si applica ai lavoratori iscritti ad altre sigle, tra l’altro le più rappresentative in azienda. Di fatto, è un invito quanto meno a disdire la delega sindacale.

Sciopero. “L’escalation nella tensione delle relazioni sindacali in Sgm non è imputabile a queste organizzazioni sindacali - ribadiscono i sindacalisti -. Lo sciopero è slegato al piano di mobilità, come abbiamo sempre detto: i reali motivi della protesta sono noti da tempo al management di Sgm. Che ha deciso di cavalcare la spaccatura tra le sigle, bypassando gli accordi firmati davanti al prefetto, sottoscrivendo un contratto discriminatorio che non migliora nulla rispetto al 2017 e che non si applica erga omnes, segnando così un pericoloso precedente nelle relazioni sindacali e facendo, stavolta sì, vero terrorismo psicologico nei confronti degli iscritti a queste organizzazioni sindacali. Per tutte queste ragioni, domani sciopereremo davanti alla sede del Comune”.