“Non ha mai allentato il suo legame, politico e sentimentale, con il Veneto Luigi Agostini, che i compagni e gli amici chiamavano Gigi. Non c'è stato libro che abbia scritto o cui abbia collaborato che non sia stato presentato nella sede regionale della Cgil o in una delle nostre camere del lavoro. Con l'arrivo della pandemia, si affacciava dalle nostre parti virtualmente, nelle tante iniziative cui partecipava, instancabile. E la distanza fisica non attenuava di un grammo la passione con cui interveniva e si confrontava con i suoi interlocutori.

Del resto, la Cgil del Veneto era ed è sempre rimasta casa sua. È arrivato alla Fiom di Treviso nei primi anni '70, da Pesaro, dove era cominciato il suo percorso nella nostra organizzazione. Dopo aver svolto il ruolo di segretario generale nei metalmeccanici della Marca, ha ricoperto il medesimo incarico nella Fiom regionale. Nel 1980 viene chiamato a Roma, dalla stessa categoria, come membro della segreteria nazionale. Torna in Veneto nel 1984 e viene eletto segretario generale della Cgil regionale. Vi trascorre quattro anni densi e intensissimi per poi arrivare al culmine della sua carriera, diventando segretario organizzativo della Cgil nazionale. Molti altri gli incarichi ricoperti negli anni successivi.

Non sta a me ricostruire compiutamente il suo pensiero e la sua azione, ma alle compagne e ai compagni che ha incrociato sulla sua strada. Una cosa però posso dirla, senza tema di smentita: quello in cui riusciva meglio era spiegare, insegnare, trasmettere cultura, conoscenza e il senso dell'impegno dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori alle ragazze e ai ragazzi. Ha formato una generazione di giovani sindacalisti veneti, e per le volte in cui ho avuto la fortuna di frequentarlo ha fatto lo stesso anche con me.

Era un intellettuale, Gigi. E con questo approccio, unito all'empatia con le persone per cui si batteva, con la sua gente, aveva compreso le peculiarità di un territorio in cui non era nato ma che sapeva leggere più di molti autoctoni. Studioso senza tregua e divulgatore altrettanto costante. Viveva con grande sofferenza la debolezza della Sinistra nel nostro Paese, cominciata negli anni '90 e arrivata purtroppo fino a oggi. Ma questo, anziché indurlo al disimpegno, moltiplicava il suo lavoro, la sua dedizione alla causa.

Enrico Berlinguer, in una ormai famosa intervista, disse che ciò di cui andava più orgoglioso era di non aver tradito gli ideali della sua gioventù. Per Gigi è stato lo stesso. Non solo, non ha mai tradito nemmeno la classe popolare da cui proveniva la sua famiglia che, a prezzo di grandi sacrifici, lo ha fatto studiare intuendo la sua predisposizione più naturale, che avrebbe potuto mettere a disposizione dell'emancipazione di chi, per vivere, ha bisogno di lavorare. Come Enrico, "è morto sul campo", dopo essere intervenuto a un incontro politico di Articolo Uno a Roma. E forse non poteva che finire così la sua vicenda umana e politica.

Ciao Gigi, le tue compagne e i tuoi compagni non ti dimenticheranno e i tuoi insegnamenti non andranno perduti”.

Tiziana Basso, segretaria generale della Cgil del Veneto