L'ultimo a perdere la vita sul lavoro è un operaio edile di 62 anni, morto dopo essere precipitato da un'impalcatura in pieno centro a Roma. È la vittima numero 411, compresi gli incidenti in itinere, secondo i dati dell'Osservatorio indipendente di Bologna. Il bollettino degli infortuni e delle morti sul lavoro, in Italia, non smette di aggiornarsi, di crescere, e di dare pessime notizie.

Gli ultimi dati aggiornati, forniti dall'Inail a fine marzo 2022 sono, purtroppo prevedibilmente, scoraggianti. Le denunce d'infortunio sul lavoro presentate all'Istituto entro lo scorso mese di febbraio sono state 121.994, in aumento del 47,6 per cento rispetto alle 82.634 del primo bimestre del 2021 e del 26,4 per cento rispetto alle 96.549 del periodo gennaio-febbraio 2020.

L'Istituto nazionale infortuni sul lavoro ricorda che "i dati rilevati al 28 febbraio di ciascun anno evidenziano a livello nazionale per il primo bimestre del 2022 un incremento rispetto al pari periodo del 2021 sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati dai 74.688 del 2021 ai 111.975 del 2022 (+49,9 per cento), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, che hanno fatto registrare un aumento del 26,1 per cento, da 7.946 a 10.019".

A febbraio 2022 il numero degli infortuni sul lavoro denunciati ha segnato un +46,9 per cento nella gestione Industria e servizi (dai 70.565 casi del 2021 ai 103.661 del 2022), un +2,5 per cento in Agricoltura (da 3.351 a 3.435) e un +70,9 per cento nel Conto Stato (da 8.718 a 14.898).

L’analisi territoriale evidenzia un incremento delle denunce d'infortunio in tutte le aree del Paese: più consistente nel Nord-Ovest (+65,4 per cento), seguito da Sud (+55,5 per cento), Isole (+53,3 per cento), Centro (+44,3per cento) e Nord-Est (+28,6 per cento). Tra le regioni con i maggiori aumenti percentuali si segnalano la Campania, la Liguria e la Valle d’Aosta.

"L’aumento che emerge dal confronto di periodo tra il 2022 e il 2021 è legato sia alla componente femminile, che registra un +65,8 per cento (da 34.990 a 58.004 denunce), sia a quella maschile, che presenta un +34,3 per cento (da 47.644 a 63.990)", rileva l'Inail. L’incremento ha interessato sia i lavoratori italiani (+50,8 per cento) sia gli extracomunitari (+36,0 per cento) e comunitari (+20,1 per cento). Dall’analisi per classi di età emergono incrementi generalizzati in tutte le fasce. Il 39 per cento dei casi confluisce nella classe 45-59 anni.

Le denunce d'infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto entro il mese di febbraio 2022 "sono state 114, 10 in più rispetto alle 104 registrate nel primo bimestre del 2021 e sei in più rispetto alle 108 del periodo gennaio-febbraio 2020".

Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nel primo bimestre 2022 sono state 8.080, in aumento di 279 casi rispetto allo stesso periodo del 2021 (+3,6 per cento). I dati rilevati al 28 febbraio di ciascun anno mostrano incrementi nelle gestioni Industria e servizi (+2,8 per cento, da 6.497 a 6.681 casi) e Agricoltura (+10,2 per cento, da 1.222 a 1.347) e un calo nel Conto Stato (-36,6 per cento, da 82 a 52). L’analisi territoriale evidenzia un aumento delle denunce nelle Isole (+18,7 per cento), nel Nord-Est (+9,4 per cento) e nel Centro (+1,9 per cento), e un decremento nel Nord-Ovest (-3,0 per cento) e nel Sud (-1,4 per cento).

"Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nel primo bimestre del 2022, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dai tumori e dalle malattie del sistema respiratorio", segnala l'Inail.

Cosa fare per interrompere questo trend? "Una patente a punti per le imprese in tema di sicurezza del lavoro". Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha lanciato tempo fa questa proposta sottolineando che "occorre non considerare la salute e la sicurezza sul lavoro un costo ma un investimento e bisogna agire sulla prevenzione". Questo significa "ridurre la precarietà, formare i lavoratori e anche chi deve dirigere le imprese”. Per il numero uno di Corso Italia "bisogna introdurre il diritto alla formazione permanente sia per le imprese sia per i lavoratori”, e “non ragionare nella logica del massimo ribasso che mette a repentaglio la vita dei lavoratori”. In poche parole: “Serve un piano nazionale per la salute e la sicurezza”.