“Il settore dell’edilizia aveva reagito con vitalità già subito dopo i primi colpi della pandemia registrando una ripresa graduale ma sostenuta, fino al vero boom del 2021. Un impulso determinate è arrivato dagli incentivi del governo, come il super bonus del 110%, ma anche dalle risorse derivanti dal Pnrr. Ora, però, il comparto rischia un fermo generalizzato dei cantieri”. A dirlo sono i segretari di Fillea Cgil (Luciana Fratus), Feneal Uil (Giuseppe Mancin) e Filca Cisl (Simone Alloni) di Bergamo, rilevando che i cantieri “si trovano ad affrontare un’impennata significativa dei costi del materiale da costruzione che non sempre possono essere sostenuti dalla committenza”.

I sindacati evidenziano che “sempre più difficile è l’approvvigionamento di particolari materiali, dal rame all’acciaio, dal bitume all’alluminio, diventati introvabili per la forte richiesta sul mercato, cresciuta in modo esponenziale grazie anche agli investimenti dati al settore per avviare la ripresa”. A queste difficoltà, si aggiungono anche “le recenti incertezze del sistema della cessione del credito legata agli incentivi del 110%, a rischio blocco totale da parte dei maggiori istituti bancari”.

A Bergamo è “forte la preoccupazione che diversi cantieri si fermino nel breve periodo. L’edilizia bergamasca è cresciuta nell’ultimo anno e mezzo di circa 13 punti percentuali, superando anche i volumi pre-Covid. Viviamo, dunque, una contraddizione: il lavoro c’è, con commesse importanti, ma costa eseguirlo, oltre al fatto che risulta difficile reperire manodopera e materiali. In serio pericolo ci sono i cantieri per la realizzazione delle opere previste dal Pnrr”.

Fillea, Feneal e Filca sottolineano che, a fronte di “una fermata repentina dei cantieri, ci si troverebbe a dover gestire la sospensione dei lavoratori delle maestranze, facendo i conti con l’utilizzo di una cassa integrazione ordinaria che oggi non contempla tra le casistiche di concessione il rincaro improvviso e significativo dei costi delle materie prime e del materiale da costruzione”.

I sindacati, dunque, chiedono a governo e Regione Lombardia “l’adeguamento immediato del cosiddetto Prezzario regionale delle opere, i cui valori sono ormai inadeguati a fronte della situazione attuale. Si eviti, così, il fermo dei cantieri e si faccia di tutto per scongiurare che i maggiori costi vengano scaricati sui lavoratori, sia in termini di organizzazione del lavoro che in termini di rischio per la loro salute e sicurezza. Inoltre, riteniamo opportuno aprire il confronto con l’Inps per valutare azioni straordinarie con cui garantire la copertura di cassa integrazione alle aziende e ai lavoratori interessati da rincari non giustificabili con le sole le logiche del libero mercato”.

In ultimo, le tre sigle segnalano che a Bergamo si è nella fase dei rinnovi dei contratti provinciali di settore. “Crediamo sia urgente giungere alla loro definizione per dare una risposta ai quasi 15 mila lavoratori edili iscritti alle Casse del territorio”, spiegano Fratus, Mancin e Alloni: “Nei prossimi giorni le trattative proseguiranno sui tavoli dell’artigianato edile, mentre siamo in attesa di definire un nuovo incontro con la controparte dell’edilizia dell’industria. Le difficoltà e le contraddizioni del momento non devono diventare la scusa per non rinnovare la contrattazione territoriale: i contratti provinciali sono elemento di valorizzazione e di rilancio del settore. Questo vale anche in circostanze anomale di mercato come quelle attuali, in cui nonostante le preoccupazioni dettate dai disagi post-pandemia e dalle conseguenze della drammatica guerra in Ucraina, il settore edile continua a denunciare la mancanza di manodopera specializzata o qualificata da assumere”.