A un anno esatto dall’apertura dello stato di agitazione e dopo lo sciopero di quattro ore del 7 giugno 2021, Flai e Filt Cgil, insieme ai delegati sindacali, hanno deciso di proseguire la mobilitazione allo stabilimento Inalca di Castelvetro di Modena, proclamando un nuovo sciopero per la giornata di domani, venerdì 22 aprile. L'astensione coinvolge quasi mille lavoratori dello stabilimento Inalca, dipendenti sia di Inalca che di Gescar, la società detenuta al 100% da Inalca e che svolge le lavorazioni in appalto per conto di Inalca stessa. È previsto un presidio davanti ai tornelli aziendali laterali n. 4 e 5, in via Belvedere a Castelvetro di Modena dalle ore 9 alle ore 13. Sono passati dodici mesi e nessun segnale è arrivato dalle aziende sulle richieste sindacali. Per questo, le due sigle sindacali della Cgil, che rappresentano i lavoratori dell’alimentare e della logistica, hanno deciso di proclamare lo sciopero di venerdì per tutto il giorno e tutti i turni lavorativi. I temi sul tavolo sono sempre gli stessi (sui quali le aziende tacciono da mesi, se non da anni): in primis contratto aziendale e contratto nazionale, ma anche gli appalti, per i quali i lavoratori chiedono il rispetto del contratto nazionale e della normativa.

"Proprio gli addetti degli appalti – che sulle linee produttive sono la maggioranza della forza lavoro, quasi 400 dipendenti - in questi anni difficili hanno dato un contributo importante alla produzione. I lavoratori degli appalti continuano a essere impiegati sulle linee di lavorazione, nonostante l’esplicito divieto del contratto nazionale di dare in appalto le linee produttive, ma solo le attività che non rappresentano le produzioni proprie delle aziende, quali, ad esempio, la logistica e le pulizie. Chiediamo, quindi, di rispettare il contratto nazionale e di assumere direttamente il personale in appalto. Ccnl che è stato rinnovato dalla maggior parte delle aziende del settore a luglio 2020, ma che il gruppo Cremonini si rifiuta ancora di firmare, tra le poche aziende ancora rimaste in Italia", affermano Flai e Filt provinciali in una nota congiunta.

"Se a questo, si aggiunge che Inalca si rifiuta anche di rinnovare il contratto aziendale scaduto nel 2017 e che Gescar ha già annunciato di non voler rinnovare il contratto aziendale per i dipendenti degli appalti, le prospettive per il futuro dello stabilimento, e del gruppo più in generale, sono quelle di una totale assenza di dialogo e di un disinteresse per le esigenze dei lavoratori, di una disarticolazione delle relazioni sindacali e della contrattazione, sia aziendale che nazionale. Questa politica aziendale ha dimostrato ampiamente di voler creare una realtà a parte, dove tutte le decisioni vengono prese unilateralmente, svincolate da qualunque coinvolgimento dei delegati, dei sindacati e dei lavoratori e senza rispettare alcun rinnovo contrattuale", proseguono i sindacati.

"A questo, va aggiunto il fatto che le aziende hanno deciso – anche qui in modo completamente unilaterale – di diminuire il premio aziendale per chi è stato obbligato a casa in cassa integrazione a causa del Covid. Quindi, tutti quei lavoratori che sono stati costretti a casa in cassa integrazione (e quindi a stipendio ridotto), si sono anche visti diminuire il premio di produzione. Una situazione paradossale, in quanto, dai dati forniti dalle aziende stesse, negli ultimi anni - e nonostante la pandemia - il lavoro e l’impegno dei dipendenti ha portato a forti miglioramenti sia di qualità delle lavorazioni che di produttività. Tutte questioni che aspettano ancora una risposta e che hanno spinto i delegati e i lavoratori a continuare la mobilitazione con lo sciopero di oggi", concludono le due sigle di categoria.