Precari da 25 anni, nel silenzio assordante dello Stato. Per chiedere la stabilizzazione e denunciare la grave crisi nella quale si trova l’ente, i lavoratori e le lavoratrici dell’Istituto statale sordi di Roma sono scesi in piazza questa mattina (23 novembre) per un sit-in di protesta organizzato dal Nidil Cgil davanti al ministero dell’Istruzione nella Capitale, con al fianco associazioni e utenti. L’unico ente dello Stato a occuparsi di sordità, nonostante le molte promesse fatte dalla politica, non ha mai ricevuto i finanziamenti previsti né la regolamentazione stabilita per legge fin dal 1997, e oggi si trova in un grave disagio finanziario, che ne mette a rischio la sopravvivenza trascinando con sé i lavoratori e le loro famiglie.

I 20 collaboratori dell’Istituto da sei mesi infatti non ricevono gli stipendi e da tre anni non si vedono versati i contributi e ora sono ulteriormente privati della loro dignità perché costretti a operare a rischio della propria salute, in un ente che non ha più neanche le risorse per accendere il riscaldamento e per garantire la piena attuazione dei protocolli di sicurezza anti Covid. “Siamo stati ricevuti dalla vice capo di gabinetto del Ministero, il quale ci ha rassicurato dicendo che conoscono la nostra situazione e quella dell’istituto – racconta Francesca Di Meo, lavoratrice dell'istituto iscritta al Nidil Cgil –. Si stanno muovendo, dicono, e come primo passo hanno nominato un nuovo commissario straordinario. Stiamo felici che conoscano la nostra condizione, ma non basta. Senza la dotazione finanziaria, una nuova nomina non servirà a nulla. L’ente finora ha continuano a garantire per quanto possibile attività e servizi alle persone sorde, alle loro famiglie e alla cittadinanza, ma se lo Stato continuerà a restare ‘sordo’ alle nostre richieste a breve lo storico istituto di via Nomentana, fondato nel 1784, chiuderà definitivamente i portoni”.