“Salute e sicurezza sul lavoro dovrebbero diventare materie scolastiche. Anche a partire dalle elementari, forse, ma sicuramente dalle superiori”. Così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, nel commentare questa mattina su SkyTg24 l’ennesimo giorno orribile: quello del 28 settembre, in cui ben 6 persone sono morte tragicamente sul lavoro. Il motivo di questa proposta è semplice: nelle teste di ognuno deve entrare da subito l’idea che “la sicurezza deve venire prima di tutto, prima del profitto, del mercato e di qualsiasi altra cosa”. 

Il tema insomma, fermo restando il problema di far rispettare le norme e di fare i controlli, deve diventare culturale, perché è proprio la cultura a essere la prima matrice di quelle norme e dell’attenzione per il loro rispetto.

Landini ha commentato i tragici fatti di ieri in un'intervista rilasciata a La Stampa in cui ha ribadito che “serve una norma che fermi le aziende sino a quando non sono ripristinate le norme di sicurezza”. Su questi temi, i sindacati hanno incontrato lunedì scorso il presidente del Consiglio Draghi. Secondo il segretario generale della Cgil ci sono stati "progressi veri. La serie degli incidenti dimostra l'urgenza di agire. Qualità del lavoro, salute e sicurezza devono diventare una priorità nazionali”. 

Ciò che serve è abbastanza chiaro: “Vanno aumentati i poteri ispettivi e le sanzioni. Con Draghi abbiamo condiviso la necessità che nelle imprese che non rispettano norme, o che sono soggette a incidenti, le attività possano essere sospese sino a che non si ripristinino le condizioni di sicurezza”. Quindi bisogna “da subito effettuare migliaia di nuove assunzioni negli ispettorati del lavoro, nelle Asl e servizi territoriali. Inoltre, è necessario rafforzare il vincolo della formazione per i datori di lavoro”. 

Poi un vecchio “cavallo di battaglia" della Cgil, la patente a punti: “È la nostra richiesta – ha detto Landini –. Il governo si è reso disponibile a lavorarci a partire dal coordinamento delle banche dati”. E, infine, il sindacalista ha sottolineato che “il nodo è prevenzione e formazione. La sicurezza deve essere considerata un investimento, non un costo”. 

Nodi ribaditi anche da Rossana Dettori (segretaria confederale della Cgil e responsabile della salute e sicurezza) in un’intervista pubblicata sul Corriere della Sera: “Ora non possono più dire ‘faremo’; io mi aspetto che già stamattina si cominci davvero a cambiare pagina". Intanto “mettendo subito in calendario un incontro della conferenza Stato-Regioni per definire i piani per la sicurezza sul lavoro su cui le Regioni sono indietro”

Riguardo alla strage di ieri “Colpisce — ragiona Dettori — che in 5 casi si tratti di lavoratori di appalti, cioè soggetti esterni: ecco perché al premier abbiamo chiesto una banca dati unica che raggruppi tutte le aziende, pubbliche e private, appaltanti e appaltate dove si possa controllare la loro situazione; oggi abbiamo solo banche dati scollegate”.

Anche per Dettori l’incontro con Draghi è stato positivo: “È la prima volta che vediamo un impegno serio da parte di un governo su questo tema ma dopo quello che abbiamo concordato a voce ”li solleciteremo a scrivere, vogliamo le bozze di questi interventi, perché non restino solo promesse”. Perché le promesse, come è noto, non salvano vite.