Il distacco transnazionale in edilizia è un fenomeno molto diffuso, ed è forte rischio di dumping salariale. “Nel primo semestre del 2021, pur con le regole restrittive per il Covid, sono stati distaccati in Italia ben 1.500 lavoratori, ma si prevedono numerosi nuovi ingressi in considerazione della forte ripresa del settore delle costruzioni”, spiegano le segreterie nazionali di Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl, lanciando (assieme alla Federazione europea Efbww) una vasta campagna di sensibilizzazione e informazione dei lavoratori in distacco transnazionale sui propri diritti.

Regolamentato dalle direttive dell'Unione Europea e recepite dall'Italia, il distacco prevede l'applicazione del contratto nazionale del settore del Paese in cui si lavora, ma molto spesso la norma viene aggirata con l'uso di intermediazioni illegali. “Da una nostra verifica a campione su alcune province italiane, in media risulta regolarmente iscritto alla Cassa edile di competenza meno del 50% dei lavoratori distaccati ufficialmente”, illustrano i sindacati: “Questo vuol dire che molto probabilmente nei cantieri italiani lavorano centinaia di operai in distacco internazionale, sfruttati e ricattati, sottopagati e privati dei versamenti previdenziali, senza diritti né tutele, a cominciare da quelle su sicurezza e salute”.

Sul fronte delle istituzioni, occorre “un sempre più forte e rigoroso contrasto al dumping salariale e contributivo a danno dei lavoratori e alla concorrenza sleale nei confronti delle imprese regolari, rafforzando i controlli nei cantieri e attivando le verifiche sui lavoratori in distacco attraverso l'incrocio delle banche dati sul lavoro”. Fillea, Feneal e Filca, infine, sollecitano “l’attivazione della Carta elettronica di sicurezza sociale europea per tutti i lavoratori e le lavoratrici, così da rendere il lavoro più trasparente e più controllabile”.