“Che l’incontro sarebbe stato sulla cassa integrazione lo abbiamo scoperto lì al tavolo del Mise, nessuno ci aveva informato. Ma siamo comunque soddisfatti perché la convocazione al Ministero è stata il frutto della mobilitazione dei lavoratori nei territori”. E’ stato questo oggi (8 luglio) il primo commento a caldo della segretaria generale della Fiom, Francesca Re David, subito dopo la riunione, convocata dal ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, e durata circa tre ore nella sede di via Veneto.

"Il Governo ha convocato l'incontro di oggi dopo le mobilitazioni dei lavoratori sulla richiesta di cassa integrazione ordinaria, su cui in nessun sito si è giunti all'accordo, e che ha determinato  scioperi e manifestazioni - ha spiegato la segretaria generale della Fiom -. E' stata confermata una forte domanda di acciaio sul mercato, che pertanto non giustifica la richiesta di cassa integrazione ordinaria da parte dell'azienda.
Il Governo ha quindi reso disponibile l'utilizzo delle 13 settimane di "cassa Covid" attraverso un'interpretazione dell'avviso comune firmato tra il Governo stesso e le parti sociali del 29 giugno scorso. L'azienda si è impegnata a non superare i livelli dei mesi precedenti, smentendo quindi di fatto i numeri con cui aveva aperto la procedura. Il Governo ha indicato come queste ulteriori 13 settimane debbano essere utilizzate per l'apertura di un confronto di merito sulle prospettive e sulle scelte industriali, ambientali e occupazionali dell'insieme del gruppo che prepari le condizioni per un accordo sindacale, peraltro previsto come vincolo nella procedura di vendita.

Ma c'è molto ancora da chiarire
Allo stato attuale  - si legge nel comunicato stampa della Fiom - si riconferma una totale incertezza rispetto alla prospettive del piano industriale che devono essere verificate alla luce del completamento degli assetti societari e dell'insediamento formale del nuovo Cda di Acciaierie d'Italia previsto per il 21 luglio. A conclusione dell'incontro, l'amministratore delegato Morselli ha dichiarato di considerare scaduto l'accordo del 6 settembre 2018 per le parti che si riferiscono al trattamento economico, ed in particolare alla norma transitoria sull'erogazione una tantum del 3% del premio di risultato, e ha anche ribadito l'indisponibilità alla maturazione dei ratei e all'integrazione salariale della cassa con risorse proprie. Questo in una situazione in cui "il primo semestre di quest'anno ha segnato il ritorno per la prima volta da tanto tempo all'utile netto", così come dichiarato recentemente dall'amministratore delegato stesso.

E' inaccettabile tagliare il salario
La segretaria Re David ha spiegato che è' inaccettabile mettere insieme incertezze sulle prospettive che durerà ancora nei prossimi mesi  e una condizione che scarica sulla decurtazione del salario dei lavoratori responsabilità e ritardi dell'azienda e del Governo. Per questo chiediamo il rispetto degli accordi e riconfermiamo la necessità di integrare il reddito dei lavoratori in cassa, che peraltro dall'inizio della pandemia è completamente gratuita per le imprese".

All’incontro, che alla vigilia era stato convocato per parlare di tutte le acciaierie d'Italia, oltre che dell'ex Ilva, oltre al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, hanno partecipato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, le sigle metalmeccaniche Fim, Fiom e Uilm, l'Ugl, l'Usb, Acciaierie d'Italia, i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, Invitalia, partner pubblico di Acciaierie d'Italia, e le Regioni Puglia, Liguria e Piemonte in quanto sedi di impianti siderurgici. Per la Cgil nazionale era presente il segretario confederale Emilio Miceli.

La felpa di Toti 
La convocazione di oggi al Mise sul futuro dell'ex gruppo Ilva è stata anche l'occasione per la Fiom di Genova di rinnovare al governatore della Liguria, Giovanni Toti, la richiesta di restituzione della felpa della Fiom a suo tempo regalata a Toti. Non sono piaciute infatti al sindacato le dichiarazioni sugli scioperi indetti dai lavoratori di Genova contro l'uso della Cgi da parte di A.Mittal. "Siamo qui per l'incontro e per supportare la vertenza nazionale conquistata anche con gli scioperi. E visto che siamo qui abbiamo colto l'occasione per ribadire al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti che quella felpa che avevamo dato in usucapione la rivogliamo indietro dopo le ultime dichiarazioni che ha fatto durante la settimana di scioperi che abbiamo fatto. Non e' solo un capo di abbigliamento ma una bandiera e quindi le bandiere non si danno a tutti" spiega davanti al Mise Stefano Bonazzi, segretario Fiom Cgil di Genova. E ribadisce le ragioni della richiesta: "avevano chiesto che Mittal revocasse la cassa a Genova perché era illegittima. Ma dalla politica tutta, esclusi pochissimi casi, c'è stato un grandissimo silenzio". conclude.