È il 25 aprile a Bologna e Luca Nisco ha il suo turno di consegne per l'app food delivery. Trent'anni, rider, al lavoro da febbraio per la piattaforma che permette di recapitare ottimo vino in pochi minuti.  Un giro d'affari che viaggia al ritmo di 3.000 ordini al giorno. Domenica 25 aprile un cliente fa il solito ordine, ma di insolito c'è il biglietto: "In questo giorno di lutto - si legge nel messaggio che deve accompagnare  due bottiglie - che il nostro Duce possa guidare da lassù la rinascita". Il collega di Luca trascrive incredulo, Luca prende la consegna e parte.  Ma quando arriva davanti alla destinataria del regalo, strappa il biglietto. Cosa c'era scritto? - chiede lei? Lui risponde: "Oscenità". Le affida le bottiglie e inforca di nuovo la sua moto. 

Il 26 mattina Luca è disoccupato. Winedelivery lo "sospende". Comportamento scorretto. Il biglietto non andava strappato, anche se era fuorilegge perché reo di apologia di fascismo - spiegano dall'azienda. Tutt'al più era il collega che non avrebbe dovuto trascriverlo. Quindi in ogni caso l'app se ne lava le mani: la colpa è di chi lavora. La burocrazia della gig economy ritiene Luca "non più una risorsa in linea con quelli che sono i livelli di servizi che vogliamo dare ai clienti". Che i clienti non siano in linea con la Costituzione? Un altro paio di maniche. E a Luca ora non resta che il tribunale. 

A Luca va tutta la solidarietà da parte della Filt Cgil di Bologna. Per il segretario generale Andrea Matteuzzi: "Parliamo di un messaggio fascista e Luca ha semplicemente difeso la Costituzione, che in questo caso è proprio garante del lavoratore stesso. Inaccettabile che venga messo in discussione il suo posto di lavoro".